Palazzo Tinti

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Palazzo Tinti
La facciata.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàCrema
IndirizzoVia Civerchi, 4/6
Coordinate45°21′49.79″N 9°41′18.35″E / 45.36383°N 9.68843°E45.36383; 9.68843
Informazioni generali
Condizioniin uso
CostruzioneXVII secolo
InaugurazioneXVII secolo
Stilebarocco
Usoresidenziale, servizi
Piani2
Realizzazione
ProprietarioFamiglia Tinti
CommittenteFamiglia Fadini

Il palazzo Tupone, già Tinti, Bondenti, Viola, è una dimora storica di Crema.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sul primo documento noto, precisamente nell'Estimo del 1685, risultano in loco tre edifici due dei quali appartenenti al nobile Francesco Fadini e un terzo di proprietà del prete Giovanni Airoldi[1].

Questi immobili furono riunificati in un unico palazzo probabilmente poco dopo quell'anno come dimostrerebbero le affinità stilistiche e progettuali con l'ex palazzo Clavelli costruito nel 1691[1].

Secondo Mario Perolini, tuttavia, gli apparati murari della porzione orientale sarebbero molto più antichi: negli anni novanta del XX secolo, quando l'edificio appariva scrostato, osservava come la muratura fosse di nobile fattura, presumibilmente del '400; e supportava la sua tesi con il frammento di arco a tutto sesto collocato sopra la porta minore ed una cornice a mattoni levigati, tuttora osservabili[2].

Il Fadini moriva nel 1688 e il palazzo passò ai Bondenti – Camillo aveva sposato Maria Fadini[2] – i quali, per distinguersi da un altro ramo, si facevano chiamare Bondentini[2][1].

Mario Bondenti fu l'ultimo della famiglia a risiedervi ma nel 1771 si trasferì in una modesta abitazione posto lungo l'attuale Via Tadini[2].

Dopo brevi passaggi di proprietà durati poco tempo, la dimora nel 1811 fu acquistata da Luigi Viola[2].

La Soprintendenza pose il vincolo sul palazzo sulla base Legge 364 del 20 giugno 1909[1].

Infine, l'ingegner Alfredo Tinti acquistò lo stabile nel 1949[1].

Un restauro conservativo veniva intrapreso negli anni 2007-2009 su progetto degli architetti Laura e Marco Ermentini[3].

Personalità legate al palazzo[modifica | modifica wikitesto]

  • Guglielmo Viola, ricoprì per molti anni la carica di assessore[4]; il suo nome appare in calce nell'atto di indirizzo della città di Crema al Re Vittorio Emanuele II di Savoia datato 13 giugno1859 assieme agli altri assessori Ludovico Oldi e Giovanni Massari[5].
  • Luigi Viola, figlio di Guglielmo, notaio (deceduto nel 1910), fu anche scrittore; pubblicò il romanzo Veritas (1880[6]) i saggi Crema nella Rivoluzione del ‘48 (1888[7] e L'assedio di Crema per opera di Federico Barbarossa (1889[8] ed altri saggi, anche di carattere politico. Fu per un brevissimo periodo (dal 13 giugno al 5 luglio 1859) podestà facente funzioni nel periodo di passaggio della Lombardia al Regno di Sardegna[9] e ricoprì, successivamente, incarichi nella giunta comunale[10].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La facciata si snoda su due livelli divisi da un marcapiano[11].

Il portale ha un arco a tutto sesto circondato da bugne. Le finestre sono sormontate da architrave; inoltre, quelle del primo piano sono ingentilite da festoni[11]

Nel sottogronda corre una serie di fitte mensole alternate da piccole aperture romboidali[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Christian Campanella, Palazzo Tinti in vicina «de Civerchi», in Il Nuovo Torrazzo, ottobre 2003.
  2. ^ a b c d e Perolini, p. 82.
  3. ^ Restauro, su ermentini.it. URL consultato il 21 gennaio 2023.
  4. ^ Benvenuti, p. 277.
  5. ^ AA.VV., p. 246.
  6. ^ Perolini, p. 68.
  7. ^ AA.VV., p. 82.
  8. ^ Pubblicazioni pervenute in dono, in Cuore e critica, 20 gennaio 1889.
  9. ^ Perolini, p. 167.
  10. ^ AA.VV., p. 356.
  11. ^ a b c Piantelli, p. 91.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Sforza Benvenuti, Storia di Crema vol. 2, Milano, Coi tipi di Giuseppe Bernardoni di Gio., 1859.
  • Domenico Valente, La guerra d'Italia del 1859 esposta coi documenti originali, Napoli, Eduardo Duclère, 1860.
  • AA.VV., Il Palmaverde almanacco piemontese, Torino, 1872.
  • Francesco Sforza Benvenuti, Dizionario biografico cremasco, Bologna, Forni editore, 1887.
  • AA.VV., La Lombardia nel Risorgimento italiano. Bollettino trimestrale del Comitato regionale lombardo della Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano, S. Tip., 1929.
  • Mario Perolini, Vicende degli edifici storici e monumentali di Crema, Crema, Leva Artigrafiche, 1995.
  • Mario Perolini, Testimonianze storiche per la piazza del Duomo con la serie dei rettori di Crema, Cremona, Tipografia Padana, 1983.
  • Annamaria Piantelli, Crema, passeggiando guardando i palazzi, Pro Loco di Crema, 2010.

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