Palazzo Dolfin Compostella

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Palazzo Dolfin Compostella
L'ingresso.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàCrema
IndirizzoVia Giacomo Matteotti, 46
Coordinate45°21′39.6″N 9°41′17.09″E / 45.361°N 9.68808°E45.361; 9.68808
Informazioni generali
Condizioniin uso
Costruzionetra il 1593 e il 1619
Stilebarocco
Usoservizi, abitazione
Piani2
Realizzazione
CommittenteNicolò Dolfin

Il palazzo Compostella di Sanguinetto, già Dolfin, è un edificio di Crema.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lungo l'antica Contrada di Porta Ripalta, l'odierna via Giacomo Matteotti, a lato di Palazzo Freri Cappellazzi si apre un vicolo che oggi prende lo stesso nome della strada principale ma in antico noto come Cantone dell'Abbazia[1] in fondo alla quale sorgeva la sede nominale dell'Abbazia del Cerreto[2].

I padri Cistercensi possedevano circa 39 mila pertiche di terreno delle quali la maggior parte, tra le 25 mila[3] e le 28 mila pertiche[4], si trovavano nel territorio cremasco soggetto alla Repubblica di Venezia.

La Serenissima ostacolava il trasferimento di denaro al di fuori dei suoi confini per cui i monaci nella seconda metà del XVI secolo costituirono con i fondi cremaschi la dote per fondare la abbazia di San Bernardo in Borgo San Pietro.

La filiazione cremasca, tuttavia, andò incontro a difficoltà di gestione per cui diedero le terre e i possedimenti in affitto perpetuo (enfiteusi) al nobile Nicolò Dolfin, podestà di Crema tra il 1584 ed 1585[4], in cambio di una rendita annua di 28 mila lire venete[3].

Il vicolo laterale di via Giacomo Matteotti, un tempo denominato Canton dell'Abbazia.

Tra le proprietà ve n'era una denominata Badia collocata nella parrocchia di San Giacomo che essa stessa passò tra i beni concessi in enfiteusi al Dolfin con atto del 19 novembre 1587 redatto dal notaio Antonio Callegarini[3].

Nel 1593 per la somma di 700 lire imperiali Nicolò Dolfin acquistò dallo stesso monastero due piccole proprietà confinanti con atto redatto dal notaio Aurelio Piosna[3]. Dopo questa data ed entro il 1619 (anno della scomparsa[3]) queste abitazioni furono abbattute e venne costruita l'attuale dimora[3].

Il testamento del nobile Dolfin prevedeva l'istituzione di un priorato sui possedimenti dell'abbazia e l'assegnazione di una rendita agli ospedali veneziani dei Santi Giovanni e Paolo e dei Mendicanti[3].

Alla scomparsa del Dolfin scoppiò una lite ereditaria tra i familiari dell'ex podestà e la famiglia Contarini la cui vicenda giudiziaria portò nel 1629 all'assegnazione dei beni abbaziali a quest'ultima[3], inclusa la fabbrica in oggetto; tuttavia, quasi un secolo dopo, nel 1723, sull'istanza di Giovanni, Marc'Antonio e Gaspare Dolfin fu aperto un nuovo iter processuale che ribaltò la precedente sentenza[5]; così nel 1725 fu intimato ai Contarini di restituire ai Dolfin i possedimenti, le note, i libri mastri, le ricevute e ogni altra carta pubblica e privata[5].

Né i Dolfin né i Contarini, ad ogni modo, appaiono nello Stato d'anime della parrocchia di San Giacomo poiché risiedevano stabilmente a Venezia [5].

L'abbazia di Cerreto fu soppressa dalla Repubblica Cisalpina nel 1798; l'enfiteusi fu posta in vendita e acquistata per un terzo ciascuno dalla Comunità di Domodossola per legato del nobile Giacomo Mellerio, dal nobile Antonio Gargantini e dalla nobile famiglia Borgazzi[6]; i nuovi proprietari del legato affrancarono i Dolfin per la somma di 300 mila lire[6].

Lo stemma Compostella sopra l'ingressoː Di rosso al tino o moggio di grano accostato da due leoni controrampanti e coronata d'oro[7].

Nel 1880 Anna Dolfin sposò il conte Nicolò Compostella di Sanguinetto determinando il passaggio di proprietà del palazzo a questa famiglia[6].

Il corposo archivio denominato impropriamente Archivio Dolfin[8], in realtà riferito alla storia patrimoniale dell'Abbadia del Cerreto[8], fu donato nel 1994 alla Biblioteca comunale Clara Gallini di Crema. Consta di 112 buste numerate e riordinate nel XIX secolo e raccoglie atti notarili, bolle e diplomi dal XII al XVIII secolo[8].

L'edificio fu completamente ristrutturato nel 2005; nell'occasione nel cortile fu installato un “parcheggio invisibile”: si tratta di nove sistemi a scomparsa, ognuno in grado di ospitare due automobili per un totale di 18 posti auto[9].

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

In fondo al vicolo acciottolato si vede solo una porzione del palazzo, con un portale composto da due pilastri che sostengono un arco ribassato. Poco sopra è murato lo stemma Compostella con epigrafe in marmo che riporta una ricostruzione del 1587 ritenuta non veritiera[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Perolini, p. 81.
  2. ^ Perolini, p. 263.
  3. ^ a b c d e f g h Perolini, p. 264.
  4. ^ a b Zavaglio, p. 122.
  5. ^ a b c Perolini, p. 265.
  6. ^ a b c Perolini, p. 266.
  7. ^ Spreti, p. 520.
  8. ^ a b c Dolfin, famiglia, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 2 marzo 2024.
  9. ^ Palazzo Compostella già Dolfin, Crema, Italia, Parklift 461, 462, 463, su compark.ch. URL consultato il 2 marzo 2024.
  10. ^ Piantelli, p. 49.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol II, Milano, Ed. Enciclopedia storico-nobiliare italia, 1929.
  • Mario Perolini, Origine dei nomi delle strade di Crema, 1976.
  • Angelo Zavaglio, I monasteri cremaschi di regola benedettina, Crema, Libreria editrice Buona Stampa, 1991.
  • Mario Perolini, Vicende degli edifici storici e monumentali di Crema, Crema, Leva Artigrafiche, 1995.
  • Annamaria Piantelli, Crema, passeggiando guardando i palazzi, Pro Loco di Crema, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]