Octodontomys gliroides

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Bori
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Euarchontoglires
Ordine Rodentia
Sottordine Hystricomorpha
Infraordine Hystricognathi
Famiglia Octodontidae
Genere Octodontomys
Specie O.gliroides
Nomenclatura binomiale
Octodontomys gliroides
Gervais & d’Orbigny, 1844
Sinonimi

Neoctodon simonsi

Il bori (Octodontomys gliroides Gervais & d’Orbigny, 1844) è un roditore della famiglia degli Ottodontidi, unica specie del genere Octodontomys (Palmer, 1903), diffuso nell'America meridionale.[1][2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Roditore di medie dimensioni, con la lunghezza della testa e del corpo tra 160 e 180 mm, la lunghezza della coda tra 150 e 156 mm, la lunghezza del piede tra 35 e 39 mm, la lunghezza delle orecchie tra 25 e 28 mm e un peso fino a 200 g.[3]

Caratteristiche craniche e dentarie[modifica | modifica wikitesto]

Il cranio presenta un rostro relativamente lungo e sottile, i fori palatali e la bolla timpanica sono grandi. La mandibola è sottile e poco elevata. Gli incisivi superiori sono stretti, brevi ed ortodonti, ovvero con le punte rivolte verso il basso, i denti masticatori inferiori hanno la tipica forma a 8 della famiglia.

Sono caratterizzati dalla seguente formula dentaria:

3 1 0 1 1 0 1 3
3 1 0 1 1 0 1 3
Totale: 20
1.Incisivi; 2.Canini; 3.Premolari; 4.Molari;

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

La pelliccia è relativamente lunga e setosa, le parti dorsali sono grigio-brunastre, mentre le parti ventrali sono bianche con la base dei peli grigia eccetto sul mento e la gola dove la base è bianca. Le orecchie sono grandi, finemente ricoperte di corti peli grigiastri e con un ciuffo di peli bianchi alla base anteriore. La pianta dei piedi è rivestita di piccoli granuli. La coda è leggermente più corta della testa e del corpo, è scura sopra, più chiara sotto e termina con un ciuffo di peli brunastri o giallo-brunastri. Gli individui più giovani sono più scuri ed hanno il ventre più grigiastro, la coda uniformemente scura e il ciuffo nerastro. Il cariotipo è 2n=38 FN=64.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

È una specie terricola, che costruisce corte tane alla base di cactus ed acacie oppure si rifugia tra cavità rocciose o in tombe. Si arrampica agilmente ed è stato osservato durante il giorno e alle prime ore notturne.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Si nutre di semi d'acacia in inverno e frutti di cactus in estate, oltre a foglie e cortecce di arbusti resinosi. Sfrutta i tessuti dei cactus per ottenere acqua.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Femmine che allattavano sono state osservate a novembre, mentre altre gravide sono state osservate a gennaio e maggio. Danno alla luce 1-3 piccoli alla volta dopo una gestazione di 100-109 giorni. Alla nascita sono completamente pelosi e con gli occhi aperti.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è diffusa nelle regioni andine e sub-andine della Bolivia sud-occidentale, Cile settentrionale e Argentina nord-occidentale.

Vive in zone rocciose dominate da cactus, arbusteti e vegetazione erbacea tra 200 e 4.400 metri di altitudine.

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

La IUCN Red List, considerato il vasto areale, la popolazione presumibilmente numerosa, la presenza in diverse aree protette e la tolleranza alle modifiche ambientali, classifica O.gliroides come specie a rischio minimo (Least Concern).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Tirira, D., Boada, C., Weksler, M., Anderson, R.P. & Gómez-Laverde, M. 2008, Octodontomys gliroides, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Octodontomys gliroides, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ Anderson, 1997.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Anderson S, Mammals of Bolivia, Taxonomy and Distribution, in Bulletin of the American Museum of Natural History, vol. 231, 1997. URL consultato il 20 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2015).
  • Patton JL, Pardinas UFJ & D'Elia G, The Mammals of South America. Volume 2: Rodents, The University of Chicago Press, 2015. ISBN 978-0-226-16957-6.

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