Moschea dell'Imam 'Ali

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Ḥaram al-Imām ʿAlī
La moschea-mausoleo nel 2003
StatoBandiera dell'Iraq Iraq
LocalitàNajaf
Coordinate31°59′46″N 44°18′51″E / 31.996111°N 44.314167°E31.996111; 44.314167
ReligioneIslam sciita
FondatoreʿAbbās I il Grande
Stile architettonicoarchitettura safavide
Inizio costruzione1623
Completamento1632

La moschea dell'Imām ʿAlī (in arabo حرم الإمام علي?, Ḥaram al-Imām ʿAlī), nota anche come Masjid ʿAlī o moschea di ʿAlī, sita a Najaf (Iraq) è considerata dai circa 200 milioni di sciiti del mondo, il terzo luogo santo dell'islam (dopo i primi due, cioè, al primo posto, l'al-Masjid al-Ḥaram della Mecca e al secondo la moschea del Profeta) di Medina. ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino e genero di Maometto, quarto califfo ortodosso per i sunniti e primo Imam per gli sciiti vi è sepolto. Inumato accanto ad ʿAlī vi sarebbero, per gli stessi sciiti, i resti di Adamo ed Eva, nonché di Noè (per i musulmani Nūḥ).[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il santuario fu costruito dal governante sciita buwayide 'Adud al-Dawla nel 977 sopra la tomba di ʿAlī. Dopo essere stato distrutto da un incendio, fu riedificato dal sultano selgiuchide Malik Shah I nel 1086. Ricostruito una terza volta dallo scià safavide Ismāʿīl I poco dopo il 1500, nel 1623 ʿAbbās I il Grande commissionò a 500 uomini la riedificazione, conclusa da suo nipote Safi nel 1632.

Durante l'insurrezione del marzo 1991, a seguito della guerra del Golfo, la Guardia Repubblicana irachena di Saddam Hussein danneggiò il santuario, dove s'erano rifugiati i membri dell'opposizione sciita al regime, e massacrando tutti i suoi occupanti. In seguito il santuario restò chiuso per due anni, ufficialmente per le riparazioni. Saddam Hussein espulse in Iran un gran numero di residenti dell'area, che erano di discendenza persiana.
È stato nuovamente restaurato dal capo spirituale degli ismailiti Dawudi Bohra, il 52° dāʿī muṭlaq, Dr. Syedna Mohammad Burhanuddin.

Status religioso[modifica | modifica wikitesto]

L'interno della moschea dell'Imām ʿAlī (prima dei restauri del 2008)
Moschea dell'Imām ʿAlī (prima dei restauri del 2008)

In quanto luogo di sepoltura della seconda personalità più rilevante dell'islam (dopo il profeta Maometto),[2] la Moschea dell'Imam ʿAlī è considerata da tutti gli sciiti come il terzo luogo più sacro dell'Islam[2][3][4][5][6][7] (a differenza dei sunniti che considerano al terzo posto la città di Gerusalemme, con la sua moschea al-Aqsā).
Si calcola che solo Karbalā (luogo in cui fu trucidato al-Ḥusayn b. ʿAlī), Mecca e Medina vantino un maggior numero di pellegrini.[8]

Luogo di sepoltura di profeti[modifica | modifica wikitesto]

All'interno della moschea, gli sciiti credono che siano stati seppelliti anche Adamo (considerato il primo profeta della storia umana) ed Eva[9][10] e Noè.[1][10]

Il sito è visitato annualmente da almeno 8 milioni di pellegrini di media, con punte che per il futuro si calcolano di almeno 20 milioni.[11] Molti sciiti credono che ʿAlī non volesse che la sua tomba rischiasse di essere sconsacrata dai suoi nemici e che, di conseguenza, avesse chiesto a amici e familiari di conservare il segreto sul suo luogo d'inumazione. Si suppone che il luogo di sepoltura sia stato rivelato in età abbaside da Jaʿfar al-Ṣādiq, il sesto Imam per lo sciismo.[12] Numerosi sciiti credono che ʿAlī sia sepolto nella moschea di Najaf.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Ja'far ibn Qūlawayh al-Qummi, Kāmil al-Ziyārāt, trans. Sayyid Mohsen al-Husaini al-Mīlāni, Shiabooks.ca Press, 2008, pp. 66–67.
  2. ^ a b Never Again! (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2007). ShiaNews.com
  3. ^ Iran Diary, Part 2: Knocking on heaven's door (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2010). Asia Times Online
  4. ^ Muslim Shia's Saint Imam Ali Holy Shrine - 16 Images (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2010). Cultural Heritage Photo Agency
  5. ^ The tragic martyrdom of Ayatollah Al Hakim calls for a stance (archiviato dall'url originale il 18 settembre 2010). Modarresi News, September 4, 2003
  6. ^ Zaman Online, August 13, 2004 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2006).
  7. ^ (EN) Why 2003 is not 1991, su guardian.co.uk, 1º aprile 2003.
  8. ^ (EN) Iraqi forces in Najaf take cover in important Shia shrine, su boston.com, 2 aprile 2003.
  9. ^ Jaʿfar ibn Qūlawayh al-Qummi, 10, in Kāmil al-Ziyārāt, trans. Sayyid Moḥsen al-Ḥusaynī al-Mīlānī, Shiabooks.ca Press, 2008, pp. 66–67.
  10. ^ a b Iraq, su al-islam.org. URL consultato il 3 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2020).
  11. ^ Red tape curbs profits from Iraq religious tourism, Reuters, 16 febbraio 2009. URL consultato il 9 maggio 2009.
  12. ^ Majlesi, V.97, p. 246-251
  13. ^ Mohammad Redha, Mohammad Agha, Imam Ali Ibn Abi Taleb (Imam Ali the Fourth Caliph, 1/1 Volume), Dar Al Kotob Al ilmiyah, 1999, ISBN 2-7451-2532-X.

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