Massimo II di Torino

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Massimo II
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Torino
 
Nato?
Deceduto?
 

Massimo (... – Torino, ...; fl. V secolo) è stato un vescovo romano di Torino, secondo con questo nome, documentato nel 451 e nel 465.

Note biografiche[modifica | modifica wikitesto]

Questo vescovo, spesso confuso con san Massimo vissuto tra IV e V secolo[1], è storicamente documentato in due occasioni.

Nell'estate del 451, prima dell'inizio del concilio di Calcedonia, Massimo prese parte al concilio, indetto, probabilmente a Milano, dal vescovo ambrosiano Eusebio. Questi aveva accolto i legati pontifici, il vescovo di Como Abbondio e il prete milanese Senatore, di ritorno da una missione a Costantinopoli, e latori di una lettera di papa Leone I che incaricava Eusebio di indire un concilio per ascoltare il rapporto dei legati sulla loro missione in Oriente e per sottoscrivere il tomo inviato dal pontefice a Flaviano di Costantinopoli con il quale Leone I condannava il monaco Eutiche ed esprimeva la sua teologia sull'unione ipostatica delle due nature in Cristo.[2] Al concilio milanese presero parte venti vescovi, che sottoscrissero una lettera sinodale con la quale approvavano la teologia espressa nel tomus ad Flavianum, dichiarandola conforme alle Sacre Scritture, e pronunciavano gli anatemi contro coloro che seguivano una dottrina diversa.[3] Nella lista delle sottoscrizioni, Massimo figura all'8º posto.

La seconda occasione, nella quale è documentato il vescovo torinese Massimo, è il concilio romano celebrato da papa Ilario nel novembre 465, convocato su richiesta di alcuni vescovi spagnoli per rispondere a due questioni che erano state sollevate durante il sinodo provinciale di Tarragona del 464, ossia la liceità di alcune ordinazioni episcopali effettuate dal vescovo Silvano di Calahorra e l'opportunità per un vescovo di designare il proprio successore. Durante il concilio fu ribadita l'importanza di osservare scrupolosamente le leggi canoniche e gli ordinamenti del concilio di Nicea e fu dichiarata irregolare la prassi diffusasi in Spagna di nominare o suggerire il proprio successore su una cattedra episcopale.[4] Maximus Taurinatum figura al primo posto nella lista dei 49 vescovi presenti al concilio romano, durante il quale intervenne pubblicamente per approvare le decisioni conciliari.[5]

Non esistono altre informazioni storiche su questo vescovo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Semeria, Storia della Chiesa Metropolitana di Torino], pp. 28-32. Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, p. 824. Anche la voce dell'Enciclopedia Italiana (1934) confonde i due vescovi omonimi.
  2. ^ Leone I, Epistola 28, Patrologia latina, vol. 54, 755-782.
  3. ^ Leone I, Epistola 97, 1-3, Patrologia latina, vol. 54, 945-950.
  4. ^ Maria Cristina Pennacchio, Ilario, santo, in Enciclopedia dei Papi 2000.
  5. ^ Epistolae Romanorum Pontificum genuinae et quae ad eos scriptae sunt, a cura di Andreas Thiel, vol. I, Brunsbergae 1868, pp. 159-165; in particolare pp. 159 e 164.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Torino Successore
San Massimo prima del 451 - dopo il 465 Vittore
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