Macrosphenidae

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Macrosphenidae
Macrosphenus kempi
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Superclasse Tetrapoda
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Sylvioidea
Famiglia Macrosphenidae
Fregin et al., 2012
Serie tipo
Macrosphenus
Cassin, 1859
Generi

I Macrosfenidi (Macrosphenidae Fregin, Haase, Olsson and Alström, 2012) sono una famiglia di uccelli passeriformi africani.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I generi appartenenti a questa famiglia sono morfologicamente ed ecologicamente molto differenti tra di loro ed è difficile, se non impossibile, definire dei caratteri comuni. Nonostante la mancanza di somiglianze macroscopiche, la monofilia del raggruppamento è stata ampiamente dimostrata in differenti studi filogenetici.[2][3][4]

Le loro dimensioni vanno dagli 8–12 cm delle specie del genere Sylvietta, ai 19–23 cm dell'erbarolo del Capo (Sphenoeacus afer).[4]
Il colore del piumaggio è nella maggior parte delle specie poco appariscente, andando dal bruno al rossiccio, talora con striature nerastre e varie sfumature di verde opaco, giallo, marrone e grigio; a seconda delle specie la coda può essere più o meno lunga, con estremità arrotondata o appuntita.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'areale della famiglia si estende nell'Africa subsahariana, dove le differenti specie occupano una varietà di habitat che vanno dalla foresta pluviale primaria alle radure boschive per il genere Macrosphenus, dalla savana alberata, alle macchie aride e alle boscaglie per il genere Sylvietta, dalle zone aride ai ghiaioni rocciosi per Achaetops pycnopygius, ai pascoli per Melocichla mentalis e Sphenoeacus afer. Sono specie prevalentemente sedentarie, anche se per Melocichla mentalis e Sylvietta brachyura sono state documentate limitate migrazioni nell'Africa occidentale, correlate con la stagione delle piogge.[5]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La monofilia del raggruppamento è stata inizialmente documentata da Beresford et al. (2005), che identificarono all'interno della famiglia Sylviidae un clade, denominato informalmente Sphenoeacus-group, considerato come un clade basale della superfamiglia Sylvioidea, che includeva specie apparentemente dissimili quali Sphenoeacus afer, Sylvietta spp. e Achaetops pycnopygius.[2] Solo nel 2012 Fregin et al. hanno formalmente proposto per questo raggruppamento il nome di Macrosphenidae.[4]

La famiglia comprende i seguenti generi e specie:[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Macrosphenidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato l'8 maggio 2014.
  2. ^ a b Beresford P., Barker F.K., Ryan P.G., Crowe T.M., African endemics span the tree of songbirds (Passeri): molecular systematics of several evolutionary ‘enigmas’, in Proc. R. Soc. Biol. Sci. Ser. B, vol. 272, 2005, pp. 849–858.
  3. ^ Johansson US et al, Phylogenetic relationships within Passerida (Aves: Passeriformes): A review and a new molecular phylogeny based on three nuclear intron markers (PDF), in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 48, 2008, pp. 858–876.
  4. ^ a b c Fregin S, Haase M, Olsson U & Alström P, New insights into family relationships within the avian superfamily Sylvioidea (Passeriformes) based on seven molecular markers, in BMC Evolutionary Biology, vol. 12, 2012, p. 157.
  5. ^ Franz Bairlein, Per Alström, Raül Aymí, Peter Clement, Andrzej Dyrcz, Gabriel Gargallo, Frank Hawkins, Steve Madge, David Pearson & Lars Svensson, Family Sylviidae (Old World Warblers), in Hoyo J.; Elliot A. & Christie D. (editors). Handbook of the Birds of the World. Volume 11: Old World Flycatchers to Old World Warblers, Lynx Edicions, 2006, ISBN 84-96553-06-X.
  6. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Macrosphenidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 19 maggio 2014.

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