Lacrimatoio

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Lacrimatori romani in vetro

Il lacrimatoio (o vaso lacrimale o unguentario) era una ampolla di vetro o di materiali preziosi (argento, alabastro) che conteneva unguenti o profumi, chiamato in latino unguentarium[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I lacrimatoi sono stati trovati il più delle volte nelle tombe romane o ellenistiche dal III alla metà del I secolo a.C.; era stato ipotizzato erroneamente che avessero la funzione di raccogliere le lacrime dei parenti del defunto, dandone il nome[3][4]. L'equivoco, nato probabilmente dall'interpretazione di un versetto del libro dei Salmi[5], venne ripreso fra gli altri da Shakespeare[6]. La corretta interpretazione di quegli oggetti venne proposta dal conte di Caylus nel XVIII secolo[7][8].

Nel XIX secolo, nell'Inghilterra vittoriana e negli Stati Confederati d'America, durante la guerra di secessione, vennero tuttavia utilizzati effettivamente dei piccoli contenitori per la conservazione delle lacrime la cui raccolta avveniva attraverso speciali tamponi[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Plinio il vecchio, Naturalis historia, XIII, 7-8
  2. ^ Castiglioni-Mariotti, IL - Vocabolario della lingua latina, ad vocem
  3. ^ books.google.it
  4. ^ jstor.org
  5. ^ "Le mie lacrime nell'otre tuo raccogli", Psalmi, 56:9
  6. ^ «Where be the sacred vials thou shouldst fill / With sorrowful water?» («E dove sono le ampolle votive / che dovresti colmare con le lacrime / del tuo grande cordoglio?») Antonio e Cleopatra, I, iii, 62; traduzione italiana di Goffredo Raponi
  7. ^ École française de Rome, Mélanges de l'Ecole française de Rome: Moyen âge, Volume 107, Parte 2, p. 107, Roma : L'École, 1995 (on-line)
  8. ^ Andrea Carandini, Torna Caylus, padre scomparso dell'archeologia, Corriere della sera 3 gennaio 2003, p. 27
  9. ^ Enciclopedia Britannica, XI edizione, voce "Lacrymatory"

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