Kayōkyoku

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Kayōkyoku (歌謡曲?)
Origini stilisticheRyūkōka
Dodoitsu
Min'yō
Musica pop
Jazz
Blues
Rock and roll
Origini culturaliIl genere nacque in Giappone nei primi del novecento attraverso l'influenza della musica occidentale
Strumenti tipicivoce, chitarra elettrica, chitarra acustica, ukulele, basso, flauto, sassofono, violino, clarinetto
PopolaritàSi sviluppò ed ebbe grandissima popolarità nella prima metà del novecento per poi evolversi, a partire dagli anni sessanta, nei vari generi del J-pop
Generi derivati
J-pop, J-rock

Il kayōkyoku (歌謡曲? lett. "Canzone popolare") è un genere di musica pop giapponese cantata con un accompagnamento musicale occidentale,[senza fonte][1] considerato la base del moderno J-pop.

Il kayōkyoku è stato descritto dal The Japan Times sia come "pop dell'era Shōwa"[2] che come "pop standard giapponese"[3]; il The Japan Times ha inoltre definito il genere come: «kayōkyoku è il modo in cui la musica popolare giapponese escludendo l'enka era conosciuta prima della comparsa del più occidentalizzato e sofisticato J-pop nei primi anni 1990».[4]

Alcuni noti rappresentanti di kayōkyoku sono stati Kyū Sakamoto, The Peanuts, The Tigers, Candies, Pink Lady, Seiko Matsuda, Junko Sakurada, The Checkers e Onyanko Club.[5]

Caratteristiche

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Il tipo di musica delle canzoni kayōkyoku è estremamente vario poiché in realtà il genere abbraccia ogni tipo di musica cantata in giapponese, fatta eccezione per i canti popolari e le canzoni per bambini.

Uno dei primi esempi di kayōkyoku è Kachūsha no uta (カチューシャの歌? lett. "La canzone di Katjuša", da non confondere con l'omonima canzone sovietica), composta da Shinpei Nakayama e cantata da Samako Matsui in una drammatizzazione del romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj, portato in scena a Tokyo nel 1914. La canzone ebbe grande risonanza in Giappone, divenendo uno dei primi grandi successi discografici nipponici anche in termini di vendite.

A partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, l'influenza di nuovi generi come il rock and roll, ha portato all'evoluzione del genere avvicinandolo ancora di più alla musica occidentale e dando vita al pop giapponese ed al più moderno J-pop.

  1. ^ Mangamania: 20 Anni Di Giappone in Italia: Cartoomics '99, in If, vol. 8, Milano, Epierre, 1999.
  2. ^ (EN) Yung-Hsiang Kao, Jazz icon Akiko Yano finds her electronic muse, su japantimes.co.jp, 11 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2008).
  3. ^ (EN) Philip Brasor, The Ventures: still rocking after 50 years, su search.japantimes.co.jp, 7 agosto 2008. URL consultato il 7 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 9 aprile 2009).
  4. ^ (EN) Japanese politicians form group to revive older types of pop music, in The Japan Times, 1º aprile 2016.
  5. ^ (JA) 歌謡曲はどこへ 歌の記憶呼び覚ますうねり, in Nihon Keizai Shinbun, 9 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 1º settembre 2011).