Iryna Dovgan

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Iryna Dovgan, in ucraino Ірина Володимирівна Довгань? (Donec'k, 25 gennaio 1962), è stata rapita nel 2014 dai ribelli filo-russi del battaglione Vostok.

Ha raccontato di essere stata picchiata e umiliata per cinque giorni. Secondo la sua testimonianza, è stata detenuta e interrogata prima di essere consegnata ai mercenari, apparentemente dell'Ossezia del Nord, che l'hanno sottoposta a torture, chiamandola fascista e costringendola a gridare "Sieg Heil", sparando ripetutamente con le pistole vicino alle sue orecchie e minacciando di violentarla. È stata liberata il 28 agosto dopo che Mark Franchetti, reporter del quotidiano britannico The Sunday Times, e Dmitry Beliakov, un fotografo freelance russo,hanno chiesto al leader Alexander Khodakovsky di rilasciarla. Khodakovsky ordinò di liberare Iryna Dovhan e ha promesso di disciplinare i responsabilidella sua detenzione e umiliazione pubblica. Da allora Iryna ha lasciato Donetsk e si è unita alla sua famiglia a Mariupol, una città controllata dalle forze ucraine.

Accadimenti dell'agosto 2014[modifica | modifica wikitesto]

È diventata famosa dopo che le sue foto di Maurício Lima (pubblicate sul New York Times) sono apparse sui social e sui media internazionali, mostrandola in piedi in un incrocio trafficato nel centro di Donetsk con un cartello che la identifica come una spia e la scritta: "Lei uccide i nostri bambini". Ha raccontato che i passanti la schiaffeggiavano e la prendevano a calci, la sputavano e le lanciavano pomodori in faccia.Una fotografia del suo maltrattamento ha suscitato indignazione diffusa in Ucraina, ha spinto i social media a identificarla e ha attirato l'attenzione degli osservatori dei diritti umani delle Nazioni Unite.[1][2][3][4]

I ribelli che l'hanno rapita sono associati al battaglione Vostok, guidato dall'ex agente della SBU Alexander Khodakovsky, l'hanno accusata di essere una spia e un osservatore di artiglieria delle forze armate dell'Ucraina. Iryna Dovhan insiste sul fatto che non è mai stata una spia, ma ammette di essere una volontaria che ha raccolto donazioni (cibo, vestiti, medicine e denaro) dalle persone del posto e le consegnava ai soldati ucraini situati nelle vicinanze. Dice anche che non era l'unica persona a Donetsk che voleva aiutare i soldati ucraini, attraverso queste donazioni.Dice di aver fatto un errore fatale quando ha scattato la foto di soldati che ricevevano le raccolte, con l'intenzione di mostrarle alle persone che hanno donato le scorte.[1][2][3][4]

Nelle sue interviste a Hromadske.TV e Radio Liberty, ha confessato che se fosse stato per quelle foto, forse non avrebbe rivisto mai più la sua famiglia. Più tardi, il programma televisivo ucraino "Vikna" ha fatto un'intervista esclusiva di lei e la sua famiglia che ora vivono dal suo amico. Incontrò, ringraziò e abbracciò il fotografo Maurício Lima, la cui fotografia attirò grande attenzione sulla sua condizione.[4]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Da settembre 2014 Dovhan e la sua famiglia stanno ricostruendo le loro vita a Mariupol, ma non si aspettavano assistenza finanziaria dal governo ucraino.[1][2][3][4]

Nelle elezioni parlamentari ucraine del 2014 Dovhan si è candidata come apartitica.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Iryna Dovhan è un'estetista professionista, originaria di Yasynuvata. Ha studiato economia e possedeva un centro estetico nella sua città natale, che è stata presa dai ribelli nel mese di aprile. È sposata e ha una figlia di 16 anni e un figlio di 32 anni.[1][4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ukrainian Woman Tells Of Public Abuse At Hands Of Pro-Moscow Separatists, su rferl.org, Radio Free Europe/Radio Liberty, 9 September 2014. URL consultato il 9 September 2014.
  2. ^ a b c As Peace Talks Approach, Rebels Humiliate Prisoners in Ukraine, The New York Times, 25 August 2014. URL consultato il 9 September 2014.
  3. ^ a b c Ukrainian Activist Abused in Donetsk: Victim recounts torture at hands of Kremlin-backed insurgents, Ukraine Today, 3 September 2014. URL consultato il 9 September 2014.
  4. ^ a b c d e Ukrainian Woman, Held Up to Public Abuse, Is Released, The New York Times, 31 August 2014. URL consultato il 9 September 2014.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]