Grigorij Evseevič Zinov'ev

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Grigorij Zinov'ev
Григорий Зиновьев

Presidente del Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista
Durata mandato4 marzo 1919 –
23 luglio 1926
Predecessorecarica istituita
SuccessoreNikolaj Bucharin (Segretario generale)

Presidente del Soviet di Leningrado dell'URSS
Durata mandato13 dicembre 1917 –
26 marzo 1926
PredecessoreLev Trockij
Successorecarica abolita

Dati generali
Partito politicoPartito Operaio Socialdemocratico Russo
(1901-1918)
Partito Comunista di tutta l'Unione (bolscevico)
(1918-1927;1928-1932;1934-1936)

Grigorij Evseevič Zinov'ev, pseudonimo di Hirsch Apfelbaum (in russo Григорий Евсеевич Зиновьев?; Elisavetgrad, 23 settembre 1883, 11 settembre del calendario giulianoMosca, 25 agosto 1936), è stato un rivoluzionario e politico sovietico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Elisavetgrad (oggi Kropyvnyc'kyj), allora parte dell'Impero russo, in una famiglia della piccola borghesia ebraica. Il padre Aron Radomysl'skij, proprietario di un caseificio, lo fece educare privatamente. A 15 anni iniziò a lavorare come insegnante.

Partecipò attivamente agli scioperi del 1900-1901. Nel 1901 si unì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo. Espatriò nel 1902: fu a Berlino, a Parigi, dove si iscrisse all'università e studiò filosofia, letteratura e storia. A Berna, agli inizi del 1903, incontrò Lenin e Plechanov e ad agosto partecipò al secondo congresso del partito socialdemocratico russo a Londra, quello della spaccatura tra bolscevichi e menscevichi. Zinov'ev si unì alla fazione di Lenin. Subito dopo il congresso fu inviato dal partito in Ucraina dove svolse attività di propaganda.

Nel 1904, ammalato, ritornò a Berna e si iscrisse alla facoltà di chimica. Nel 1905 era di nuovo in Russia. Dopo un breve ritorno in Svizzera, nel 1906 era uno dei dirigenti bolscevichi più importanti e più attivi a Pietroburgo, svolgendo attività di agitazione tra i metalmeccanici, dai quali viene mandato come delegato al quinto congresso del partito, a Londra, nel maggio del 1907, dove venne eletto per la prima volta nel Comitato centrale, secondo a Lenin quanto a numero di voti.

Foto segnaletica di Zinov'ev della polizia zarista (1908)

Di nuovo in Russia dirige i giornali clandestini Avanti e Il Proletario. Nel 1908 fu arrestato e rilasciato dopo tre mesi a causa delle sue cattive condizioni di salute. Tornato in Svizzera, vi ritrovò Lenin di cui divenne il più stretto collaboratore e col quale si spostò in Galizia. Nel 1910 con Lenin sostenne la tesi contraria alla riunificazione tra bolscevichi e menscevichi.

Nel 1911 tenne lezioni nella scuola per gli operai a Longjumeau, vicino a Parigi.

Rivoluzione d'ottobre[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1917, allo scoppio della Rivoluzione di febbraio, ritornò in Russia insieme a Lenin e ad altri espatriati attraversando la Germania nel famoso treno blindato. Quando venne emesso mandato di cattura contro i bolscevichi si nascose in Finlandia con Lenin. Si oppose pubblicamente, con Kamenev, Rykov e altri all'insurrezione di ottobre, preferendo un'alleanza con gli altri partiti socialisti in vista delle elezioni per l'Assemblea costituente. Nei giorni seguenti venne delegato, insieme a Kamenev, per cercare un accordo con gli altri partiti socialisti. La trattativa fallì e Zinov'ev e Kamenev vennero perdonati dal partito per le loro esitazioni nei giorni della rivolta e riammessi alle cariche più importanti. Nel dicembre 1917 infatti successe a Trockij come Presidente del Soviet di Leningrado.

Triumvirato[modifica | modifica wikitesto]

Zinov'ev nel 1922

Tra il 1918 e il 1926 fu uno dei politici più potenti dell'Unione Sovietica. Era al capo del Soviet, cittadino e regionale, di Pietrogrado.

Nel marzo 1919 divenne presidente dell'Comitato esecutivo dell'Internazionale Comunista e fu anche direttore dell'omonimo organo di stampa. Si schierò con Stalin contro Trockij, e alla morte di Lenin formò il cosiddetto triumvirato con Kamenev e Stalin. Le divergenze politiche con Stalin, insieme all'enorme accumulo di potere personale da parte di quest'ultimo, portarono alla rottura dell'alleanza. Zinov'ev e Kamenev organizzarono l'opposizione a Stalin. Il loro punto di forza era rappresentato dalla città di Leningrado, dove la frazione di Zinov'ev aveva la grande maggioranza dei seguaci, ma l'opposizione venne sconfitta al quattordicesimo congresso del partito tenuto nel 1925.

Zinov'ev impegnato in un comizio

A questo punto Zinov'ev e Kamenev si allearono con Trockij costruendo il blocco della nuova opposizione. Nel luglio 1926 fu sostituito da Nikolaj Bucharin alla guida dell'Internazionale comunista. Anche questa volta vennero sconfitti dalla fazione staliniana nel quindicesimo congresso del partito nel 1927 ed espulsi dal partito. Nel 1928, dopo pubblica «autocritica», Zinov'ev e Kamenev furono riammessi nel partito, ma ottennero incarichi di scarsa rilevanza politica nei ranghi bassi della burocrazia. Già nell'estate di quell'anno, Zinov'ev venne coinvolto con Kamenev, nel progetto di una fazione antistaliniana. Kamenev aveva infatti accettato un incontro segreto con Bucharin, allora in rotta di collisione con Stalin. L'incontro fu verbalizzato e presto pubblicato dai trozkisti che ne erano entrati in possesso. L'immagine che Bucharin tratteggiava era terribile: Stalin era paragonato a Gengis Khan. L'ultima operazione politica autonoma di Zinov'ev (e Kamenev) fu, nel corso del 1932, il tentativo di unificare tutte le opposizioni per sostituire la leadership in Unione Sovietica.

Nell'ottobre del 1932 venne ancora espulso dal partito ed esiliato a Kostanaj, mentre Kamenev fu relegato a Minusinsk, per aver conosciuto ma non rivelata la «piattaforma Rjutin», un documento elaborato dal bolscevico Martem'jan Rjutin, il quale aveva denunciato il clima intollerabile esistente nel partito e la necessità di deporre Stalin.[1] L'8 gennaio del 1933 scrisse una lettera di pentimento a Stalin in cui riconosceva la sua colpevolezza davanti al partito e criticava l'opposizione, e il 20 maggio pubblicò con Kamenev una lettera di pentimento che venne resa pubblica. Tornati dall'esilio, il 14 dicembre Zinov'ev e Kamenev vennero riammessi nel partito. Nel 1934 fu associato alla redazione de Il Bolscevico, ma dopo qualche mese Stalin lo fece licenziare. Il 16 dicembre viene arrestato con l'accusa di aver partecipato all'assassinio di Kirov e condannato a dieci anni per "complicità morale".

Dal 19 al 28 agosto 1936 fu tra i principali imputati nel "processo dei sedici".

Processo dei sedici (1935–36)[modifica | modifica wikitesto]

Foto segnaletiche di Zinov'ev, scattate dall'NKVD dopo il suo arresto nel 1936

A seguito dell'omicidio di Sergei Kirov avvenuto il 1º dicembre 1934 (e che servì da evento scatenante delle "Grandi purghe"), Zinov'ev, Kamenev e i loro collaboratori più stretti furono nuovamente espulsi dal Partito e arrestati. Il processo ebbe luogo nel gennaio 1935 e Zinov'ev fu costretto ad ammettere la "complicità morale" nell'assassinio di Kirov. Zinov'ev venne condannato a dieci anni di carcere, mentre i suoi seguaci a varie pene detentive.

Nell'agosto 1936, dopo mesi di accurata preparazione ed incessanti interrogatori in carcere da parte della polizia segreta, Zinov'ev, Kamenev ed altri quattordici imputati, per la maggior parte vecchi bolscevichi, furono nuovamente messi sotto processo. Questa volta, le accuse includevano anche quella di aver tentato di formare un'organizzazione terroristica che oltre ad aver ucciso Kirov, progettava anche di assassinare Stalin ed altri leader sovietici. Il cosiddetto "processo dei sedici" (o del "centro trockista-zinovievista") fu il primo dei "grandi processi di Mosca" e pose le basi per i successivi processi nei quali molti dei bolscevichi della prima ora confessarono vari crimini, inclusi spionaggio, tentativi di avvelenamento, sabotaggio, e così via. Zinov'ev e gli altri imputati furono giudicati colpevoli il 24 agosto 1936. Venne condannato a morte per fucilazione.

La fucilazione[modifica | modifica wikitesto]

Prima del processo, Zinov'ev e Kamenev avevano acconsentito a dichiararsi colpevoli in cambio della promessa di non essere giustiziati e della salvezza delle rispettive famiglie, condizione accettata da Stalin. Contrariamente agli accordi, poche ore dopo la loro condanna, Stalin ordinò l'esecuzione dei due.[2] La mattina del 25 agosto, Zinov'ev e Kamenev furono giustiziati mediante fucilazione. Varie fonti affermano che Zinov'ev, quando capì che sarebbe stato fucilato, implorò in ginocchio di essere risparmiato, mentre il più stoico Kamenev mantenne un contegno più decoroso e disse allo stesso Zinov'ev di calmarsi e di morire con dignità.[3] Invece Zinov'ev fece talmente tanta resistenza alle guardie che queste, invece di portarlo davanti al plotone di esecuzione, lo condussero in una cella lì vicina e gli spararono a sangue freddo.[3]

Secondo quanto riportato dallo storico Robert Conquest, il 20 dicembre 1936, in occasione nell'anniversario della fondazione della polizia segreta, Stalin diede un banchetto in onore dei dirigenti della NKVD. In esso si dice che Karl Viktorovič Pauker,[4] Capo del dipartimento operativo della NKVD, ebbro di alcol, sorretto da altri due funzionari, recitò per Stalin la parte di Zinov'ev al momento dell'esecuzione irridendolo per il comportamento poco dignitoso tenuto di fronte alla morte. Stalin si divertì moltissimo e rise fragorosamente, mentre Pauker imitava il tono supplichevole del condannato mentre gridava in ginocchio: «Ti prego, compagno, per amor di Dio, chiama Iosif Vissarionovič!».[5]

L'esecuzione di Zinov'ev, Kamenev e dei loro complici fu un evento sensazionale in Unione Sovietica ed ebbe ampia risonanza internazionale, aprendo la strada agli arresti di massa e alle esecuzioni del "Grande Terrore" del 1937-1938.

Zinov'ev e gli altri accusati furono riabilitati con la glasnost di Gorbačëv, nel 1988.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ A. Feo, Stalin, 2009, p. 124.
  2. ^ Stalin: Court of the Red Tsar; Simon Sebag Montefiore, pp. 197
  3. ^ a b Stalin: Court of the Red Tsar; Simon Sebag Montefiore, pp. 188, 193-98
  4. ^ Per ironia della sorte, anche lo stesso Pauker finì vittima delle Grandi purghe: fu arrestato fucilato (senza processo) nell'aprile del 1937. Memorabile la riflessione di Franco Cordero sull'argomento ne La fabbrica della peste: "[...] Alla fine gli autodafé accreditavano le vittime squalificando i giudici. Nel modello inquisitorio staliniano non càpita: l'eretico si avvoltola in confessioni ignominiose, pubblicamente giudicato da tre tangheri, poi lo liquidano al buio, senza testimoni, sotto terra; a un banchetto in onore della polizia segreta, 20 dicembre 1936, Stalin ride fino alle convulsioni quando l'ebreo Pauker mima in ginocchio Zinov'ev condotto al mattatoio ("In nome di Dio, compagno, chiama Josif Vissarionovič"), e gli fa segno che smetta, non potendone più, mezzo soffocato, appena quel buffone (sta finendo male anche lui), mani al cielo, declama a Israele".
  5. ^ Conquest, Robert. Il Grande Terrore, BUR Rizzoli, 2016, Milano, pag. 227, ISBN 978-88-17-08728-5
  6. ^ Il nuovo leader sovietico istituì la "Commissione per la riabilitazione delle vittime della repressione" presieduta dal suo collaboratore Aleksandr Nikolaevič Jakovlev.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Averardi, Giuseppe (a cura di), I grandi processi di Mosca 1936-1937-1938: precedenti storici e verbali stenografici. Milano, Rusconi, 1977.
  • Bertin, Claude, I processi di Mosca. Ginevra, Edizioni Ferni, 1975.
  • Brissaud, André, Le "grandi purghe" di Mosca, Ginevra, Edizioni Ferni, 1973.
  • Conquest, Robert. Il grande terrore. Milano, BUR, 2006. ISBN 88-17-25850-4.
  • Contessi, Pier Luigi (a cura di), I processi di Mosca: 1936-1938. Le requisitorie di Vyscinskij, le accuse del Breve Corso e la denuncia di Khrushev, Bologna, Il mulino, 1970.
  • Giusti, Valentina, Contro Stalin: documenti dell'opposizione di sinistra, 1923-1933, Roma, Prospettiva, 2002. ISBN 88-8022-086-1.
  • Orlov, Aleksandr, The Secret History of Stalin's Crimes, Londra, Jarrolds, 1954. ISBN 978-5-519-43548-2.
  • Sedov, Lev, Stalinismo e opposizione di sinistra: scritti 1930-1937, Roma, Prospettiva, 1999. ISBN 88-8022-059-4.
  • Serge, Victor, 16 fusillés à Moscou: Zinoviev, Kamenev, Smirnov .... Parigi, Lefebvre, 1972.

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