Giuseppe Carnelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Giuseppe Carnelli (Bergamo, 17 luglio 1838Bergamo, 2 dicembre 1909) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giuseppe Carnelli figlio di Giovanni, pittore di decorazioni, e Angela Breviario, nacque in prossimità della basilica di Sant'Alessandro in Colonna nella parte bassa della città di Bergamo. Crebbe nella bottega paterna imparando fin da piccolo come preparare le mestiche e i colori. Già nel 1850 risulta fosse iscritto ai corsi di pittura dell'Accademia Carrara di Enrico Scuri. Nel 1860 lasciò la scuola con la motivazione "per commissioni da farsi sul posto". Ma grazie all'aiuto e all'appoggio del suo maestro, che tanto lo apprezzava, fu riammesso agli studi tre anni dopo. L'accademia resterà un forte legame per tutta la sua vita. Vi iscriverà anche i figli Dante e Francesco che però non ebbero molta fama.[1]

I suoi lavori furono presto oggetto d'attenzione vincendo la medaglia d'oro nel 1861 all'esposizione Italiana di Firenze con un grande dipinto d'arte sacra che gli era stato commissionato da una chiesa di Bergamo non identificata e successivamente, nel 1872, esposto a Bergamo. Partecipò con successo ai molti concorsi dell'accademia.[2] Si sposò molto giovane, all'età di vent'anni si era infatti innamorato della giovane cugina Maria Guidotti, matrimonio che lo obbligò a curarsi dei bisogni della famiglia dove arrivarono presto i figli.[3] Il periodo non era certo favorevole ai giovani artisti, sul territorio lombardo si combattevano infatti le guerre d'indipendenza, e l'artista invece, aveva poco tempo per pensare ai problemi della politica avendo da mantenere una famiglia e avendo bisogno di commissioni.

Venne accusato dalla critica di avere eseguito lavori accademici, con poca fantasia, però i suoi dipinti hanno avuto nel tempo un'ottima conservazione grazie alla sua capacità di gestire il colore, tecnica che aveva appreso nella bottega paterna.[2] Iniziò a eseguire lavori di grande misura per alcune chiese abbandonando i lavori su cavalletto. Decorò chiese e abitazioni e cappelle private e seppure le sue opere vengono considerate poco fantasiose e molto accademiche ebbe una buona richiesta di commissioni. L'artista aveva avuto un'istruzione scolastica che si fermava alla scuola elementare, e questo sicuramente fu un impedimento al suo sviluppo artistico che, pur avendo un'ottima tecnica, non ebbe mai la capacità di progredire nel suo lavoro, pur avendo nell'uso dei diversi materiali una padronanza unica.[3]

La ricerca di migliorare la sua tecnica pittorica lo portò a realizzare un piccolo lavoro esposto poi al Salone di Parigi: La Lattaia. Il dipinto raffigura una campagnola a mezzo fusto che versa il latte in una marmitta posta su di un tavolo. Il dipinto è un piccolo capolavoro di colore e finezza. Tanto fu il successo che gli fu ordinato un altro lavoro della medesima misura. Realizzò il Madrigale, che se non aveva soddisfatto il Carnelli aveva invece soddisfatto il committente che gli ordinò altri lavori. Realizzò il dipinto: Una vista alle educande, forse non sufficientemente buono per l'artista che lo distrusse ritornando a eseguire lavori di grande misura.[2]

Morì improvvisamente probabilmente per una crisi cardiaca che lo raggiunse mentre faceva ritorno a casa dopo un lavoro.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Molti furono i lavori eseguiti dall'artista in Bergamo uscendo raramente dal territorio della bergamasca, se ne citano solo alcuni:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gabriele Medolago, San Gregorio di Cisano Bergamasco, Litostampa istituto grafico di Bergamo, 2001, p. 278-279.
  2. ^ a b c d Luciana Anelli, Giuseppe Carnelli, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata
  3. ^ a b Giuseppe Carnelli, su pilloledarte.net, Pillole d'Arte.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Moratti, Raccolta di pittori che dipinsero in Bergamo e sua provincia compresa la Val Camonica, II, Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, 1900.
  • Elia Fornoni, Storia di Bergamo, Curia di Bergamo.
  • Gabriele Medolago, San Gregorio di Cisano Bergamasco, Litostampa istituto grafico di Bergamo, 2001.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN299818726 · GND (DE1033777234 · WorldCat Identities (ENviaf-299818726