Gita al faro
Gita al faro | |
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Titolo originale | To the Lighthouse |
Autore | Virginia Woolf |
1ª ed. originale | 1927 |
1ª ed. italiana | 1934 |
Genere | Romanzo |
Sottogenere | flusso di coscienza |
Lingua originale | inglese |
Ambientazione | Skye (Isole Ebridi) |
Gita al faro, tradotto anche come Al Faro, titolo che rispetta maggiormente l'originale To the Lighthouse,[1] è un romanzo della scrittrice britannica Virginia Woolf, pubblicato per la prima volta nel 1927.
Il romanzo segue e amplia la tradizione del romanzo modernista, in cui la trama ha un'importanza secondaria rispetto all'introspezione psicologica dei personaggi.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo è diviso in tre parti.
I. La finestra[modifica | modifica wikitesto]
Il romanzo si apre sulla vacanza estiva che la famiglia Ramsay sta compiendo sull'Isola di Skye, nelle Isole Ebridi. La signora Ramsay assicura a James che il giorno dopo andranno sicuramente al faro. Tale affermazione è bocciata dal signor Ramsay, il quale afferma che sarà impossibile andarci per via del maltempo. Tale opinione provocherà una certa tensione fra i coniugi Ramsay e anche fra il signor Ramsay e James. Questo incidente verrà ripreso successivamente, in alcune parti del capitolo, sottolineando il contrasto tra marito e moglie.
Ai Ramsay, in questa vacanza, si sono uniti vari amici e colleghi, fra cui la giovane Lily Briscoe, una pittrice che sta tentando di dipingere un ritratto della signora Ramsay, con il figlio piccolo (James) ai suoi piedi. Lily è piena di dubbi riguardanti la sua arte e la sua vita, dubbi alimentati anche dalle affermazioni di Charles Tansley, altro ospite dei Ramsay, il quale sostiene che le donne non sono capaci di dipingere né di scrivere. Tansley ammira profondamente il signor Ramsay e i trattati filosofici da lui scritti.
Il capitolo si chiude con la cena. Il signor Ramsay si acciglia quando Augustus Carmichael chiede una seconda porzione di minestra. La signora Ramsay invece vuole che la cena sia un successo, ma anche lei è sfortunata, perché Paul Rayley e Minta Doyle, due conoscenze che lei vorrebbe far fidanzare, arrivano in ritardo a cena perché Minta ha perso la spilla della nonna sulla spiaggia.
II. Il tempo passa[modifica | modifica wikitesto]
Questo capitolo è usato dall'autrice per dare la sensazione del tempo che passa. Il compito di questa parte è quello di unire le due parti principali del romanzo. Durante questi anni l'Inghilterra ha combattuto la prima guerra mondiale e l'autrice ci informa di quello che è successo ad alcuni dei personaggi incontrati finora. La signora Ramsay è morta, la figlia Prue è morta di parto, Andrew (il figlio maggiore) è morto in guerra. Il signor Ramsay senza la moglie è alla deriva, senza più nessuno che lo conforti e ha profondi dubbi sul suo valore di uomo.
III. Il faro[modifica | modifica wikitesto]
Nella parte finale del libro, alcuni dei membri della famiglia Ramsay tornano alla loro casa delle vacanze di dieci anni prima. Il signor Ramsay progetta la gita al faro con il figlio James e la figlia Camilla. Il viaggio per poco non si compie, a causa del maltempo, ma alla fine si parte. In viaggio, i ragazzi riservano un trattamento molto freddo e silenzioso al padre. James governa la barca con molta tranquillità e invece di ascoltare le parole dure che si aspettava dal padre, ne riceve un elogio, che dà vita ad un raro momento di empatia fra i due. Anche l'atteggiamento di Camilla nei confronti del padre è cambiato in modo positivo. Non partecipano alla gita il poeta Carmichael e la pittrice Lily Briscoe, la quale finalmente riesce a completare il quadro iniziato anni prima. Il libro finisce con l'immagine di Lily che disegna l'ultima linea verticale sulla sua tela.
Genesi del romanzo[modifica | modifica wikitesto]
A proposito del romanzo la Woolf scrive nei suoi diari:
«Fino a quarant'anni e oltre fui ossessionata dalla presenza di mia madre... Poi un giorno, mentre attraversavo Tavistock Square, pensai Al faro: con grande, involontaria urgenza. Una cosa ne suscitava un'altra... Che cosa aveva mosso quell'effervescenza? Non ne ho idea. Ma scrissi il libro molto rapidamente, e quando l'ebbi scritto, l'ossessione cessò. Adesso non la sento più la voce di mia madre. Non la vedo. Probabilmente feci da sola quello che gli psicoanalisti fanno ai pazienti. Diedi espressione a qualche emozione antica e profonda» |
In particolare, riferendosi alla seconda parte del romanzo, afferma:
«Il più difficile e astratto brano di scrittura che abbia mai tentato» |
La sorella Vanessa, dopo aver letto il romanzo, scrive a Virginia:
«A me sembra che tu abbia tracciato un ritratto della mamma che le somiglia più di quanto avrei mai creduto possibile. È quasi doloroso vedersela risuscitare davanti. Sei riuscita a far sentire la straordinaria bellezza del suo carattere... È stato come incontrarla di nuovo... Essere riuscita a vederla in questo modo a me sembra un'impresa creativa che ha del miracoloso... L'immagine che dai di lei sta in piedi da sola e non solo perché evoca ricordi. Mi sento eccitata e turbata e trascinata in un altro mondo come lo si è solo da una grande opera d'arte.» |
Collocazione geografica[modifica | modifica wikitesto]
Leslie Stephen, padre della scrittrice e probabile modello per il personaggio del signor Ramsay, iniziò ad affittare come casa delle vacanze Talland House[2] a St. Ives in Cornovaglia nel 1882, subito dopo la nascita della scrittrice. I luoghi descritti dalla Woolf all'interno del romanzo sono basati su quelli nei dintorni di Talland House. Molte delle caratteristiche della baia di St. Ives sono state trasposte all'interno del romanzo, tra cui il vicino faro di Godrevy Island[3].
Nel romanzo però i Ramsay ritornano alla loro casa delle vacanze dopo la guerra, invece la famiglia della scrittrice in quel periodo non aveva più questa casa per le vacanze. Comunque, dopo la guerra, Virginia insieme alla sorella Vanessa visiterà Talland House e ripeterà tale viaggio, da sola, molto tempo dopo la morte dei genitori.
Edizioni italiane[modifica | modifica wikitesto]
- Virginia Woolf, Gita al faro, collana Scrittori stranieri moderni; trad. di Giulia Celenza; prefazione di Emilio Cecchi, Milano: Treves, 1934, XI, 288 p.
- Virginia Woolf, Gita al faro, collana Amena, poi I Garzanti n. 343, poi I grandi libri n. 88 (con profilo storico di Attilio Bertolucci); trad. di Giulia Celenza, Milano: Garzanti, 1948, 288 p., 1982, XX, 226 p.
- Virginia Woolf, Gita al faro, in Romanzi e altro, a cura di Sergio Perosa, trad. di Giulia Celenza, collana I Meridiani, Milano: Mondadori, 1978
- Virginia Woolf, Al faro, traduzione di Nadia Fusini, collana Universale Economica Feltrinelli n. 2012, Feltrinelli, 1992, p. 213, ISBN 88-07-82012-9.
- Virginia Woolf, Gita al faro, a cura di Luisa Spencer, con confronti con Sibilla Aleramo e Natalia Ginzburg, Bologna: Thema, 1993
- Virginia Woolf, Gita al faro, traduzione di Anna Laura Malagò, introduzione di Armanda Guiducci, Biblioteca Economica Newton, Newton Compton Editori, 1993, p. 187, ISBN 978-88-541-2045-7.
- Virginia Woolf, Al faro, a cura di Anna Luisa Zazo, collana Oscar classici moderni n. 82, Milano: Mondadori, 1994
- Virginia Woolf, Gita al faro, traduzione di Luciana Bianciardi, Rizzoli, 1995, ISBN 88-17-15205-6.
- Virginia Woolf, Gita al faro, trad. di Luce De Marinis, collana Tascabili n. 68, Milano: Baldini Castoldi Dalai, 2012 ISBN 978-88-6620-327-8
- Virginia Woolf, Gita al faro, traduzione di Anna Nadotti, introduzione di Hisham Matar, collana ET Classici, Einaudi, 2014, ISBN 978-88-06-22448-6.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Secondo Nadia Fusini, anglista e traduttrice del testo della Woolf, il titolo non è una preposizione di moto a luogo, bensì un dativo, ed è una dedica al Faro, "perché già nel titolo in piena luce trasparisse l'istanza modernista della scrittura woolfiana". Nadia Fusini, Che cosa ci fa Holden in un campo di segale?, in il venerdì, 6 agosto 2021, p. 94.
- ^ La casa degli Stephen a Talland House (JPG), su commons.wikimedia.org. URL consultato il 16 agosto 2021.
- ^ (EN) Russ Rowlett, Lighthouses of Southwest England (Devon and Cornwall), su The Lighthouse Directory, University of North Carolina at Chapel Hill. URL consultato il 19 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2018).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Ada Prospero Marchesini, «Gita al faro». In: Dizionario Bompiani delle Opere e dei Personaggi, di tutti i tempi e di tutte le letterature, Milano: RCS Libri SpA, 2006, Vol. IV, pp. 3961–62, ISSN 1825-7887
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Virginia Woolf, Gita al faro, traduzione di Giulia Celenza, Milano, Garzanti, 1954. Ospitato su Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 183441155 · GND (DE) 4204721-3 · BNF (FR) cb121586874 (data) |
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