Giovanni Aurispa

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Medaglia commemorativa, oggi conservata al Metropolitan Museum of Art

Giovanni Aurispa (Noto, 1376Ferrara, 1459) è stato un umanista, poeta e mercante italiano. Fu promotore della riscoperta dei classici greci in Italia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver compiuto studi giuridici a Bologna, si trasferì in Grecia attorno al 1413 dove imparò la lingua; al ritorno dal suo viaggio riportò numerosi manoscritti e si stabilì a Savona. In seguito, entrò alla corte papale di Firenze nel 1419: in questa città si dedicò all'insegnamento del greco presso lo Studio fiorentino; tra i suoi allievi vi fu anche Lorenzo Valla.

Dal 1427 in poi si trasferì a Ferrara dove divenne il precettore del figlio di Niccolò III d'Este e durante questo periodo continuò a esercitare la sua attività di mercante e a svolgere missioni diplomatiche; tra i suoi viaggi si ricordano quello a Costantinopoli del 1421, e quello in Svizzera (dove partecipò al Concilio di Basilea) e Germania del 1433.

A Bisanzio, in particolare, comprò documenti molto preziosi, tra cui un manoscritto del IX secolo, copia della silloge adrianea che aveva raccolto le tragedie di Eschilo e Sofocle giunte integre ai nostri giorni. Il codice, inviato nel 1424 all'umanista Niccolò Niccoli, è custodito a Firenze presso la Biblioteca Mediceo Laurenziana.[1]

Quando il Concilio di Basilea fu trasferito a Ferrara nel 1438, Aurispa attirò l'attenzione di papa Eugenio IV, che lo scelse come suo segretario apostolico, e così si trasferì a Roma. Mantenne questo ruolo anche sotto papa Niccolò V, che gli conferì due lucrose abbazie commendative in Sicilia.[2]

Nel 1450 Aurispa tornò a Ferrara, dove morirà all'età di 83 anni.[2]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Di Aurispa rimangono un Epistolario che comprende 132 lettere, e traduzioni di Luciano di Samosata (il dodicesimo dialogo appartenente alla serie dei Dialoghi dei morti), Plutarco, Ippocrate, e alcuni trattati di Archimede. Tradusse inoltre dal greco in latino la Vita di Omero di Erodoto.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il codice, che reca numerosi scoli, comprende anche le Argonautiche di Apollonio Rodio; M. Centanni, La tradizione del testo di Eschilo in Eschilo, Le tragedie, Milano, Mondadori, 2007, pp. LXXVI-LXXVII
  2. ^ a b Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli Uomini Illustri della Sicilia, ornata de' loro respettivi ritratti, vol. II, pp. 21-25, stampato a Napoli presso Nicola Gervasi, 1818.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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