Giovanni Bembo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Giovanni Bembo (Venezia, 21 agosto 1543Venezia, 16 marzo 1618) fu il novantaduesimo doge della Repubblica di Venezia e rimase in carica sino alla morte.

Eletto doge il 2 dicembre 1615 grazie a un compromesso, sotto il suo regno vi fu la fortunata guerra di Gradisca (1617) e iniziò a evidenziarsi la cosiddetta Congiura di Bedmar (1618) in cui la Spagna cercò di destabilizzare il governo veneziano, senza successo.

Vita

Figlio di Agostino e di Chiara Del Basso, con un cognome di antichissima origine e con un cospicuo patrimonio, grazie alla madre, da dividere con un solo fratello, il Bembo fece una rapida carriera nell'amministrazione. Coraggiosissimo, tanto che s’era arruolato in un equipaggio di galea a soli 12 anni, a 28 anni partecipò alla battaglia di Lepanto, distinguendosi per l'ardire nonostante le ripetute ferite. Divenne più volte provveditore d’armata, poi savio, consigliere, procuratore. Non essendo sposato poté dedicarsi solo alla carriera.

Dogado

Alla morte di Marcantonio Memmo il dibattito su chi dovesse esser il futuro doge s’infiammò subito. Le case “vecchie”, quelle di più antica nobiltà, si divisero in due fazioni, così come quelle “nuove” e non si giunse quindi ad un accordo. Dopo scontri e falliti compromessi solo la minaccia di sciogliere il conclave costrinse i 41 elettori dogali a convergere sul Bembo, membro d’una famiglia “vecchia”. Inizialmente tutto andò bene e l'unica preoccupazione furono le spese per le continue e sfarzose feste. Nonostante le sue condizioni non perfette di salute governò con decisione. Nel 1617 infine, dopo l'ennesima scorreria da parte dei pirati Uscocchi, foraggiati dal duca d’Austria col fine di colpire il commercio veneziano, si decise di far contro di essi una guerra (la cosiddetta Guerra di Gradisca) per far cessare definitivamente il pericolo. In breve venne organizzata una flotta che stanò e massacrò i pirati. Lo scontro e la repressione furono tanto violenti che il popolo uscocco sparì dalla storia ed i pochi superstiti dovettero riparare nell'entroterra, sotto protezione |austriaca. Cessato questo problema se ne palesò un altro ben più grave: la Spagna, soprattutto nella figura del suo ambasciatore conte di Bedmar, tramava ai danni della Repubblica per farla cadere ed impossessarsi delle sue terre e ricchezze (vedi Congiura di Bedmar). Si diceva per la città che la flotta spagnola fosse già alle porte della laguna e, anche se era una cosa palesemente falsa, il panico iniziò a serpeggiare. Tutte le istituzioni furono mobilitate e sin dal luglio 1617 i consigli statali si mobilitarono per saperne quanto più possibile. Si percepiva che la Spagna aveva molte spie in ogni grado dell'amministrazione e si pensava che, presto, potesse agire. Il doge partecipò con generosità a tutte queste riunioni nonostante i suoi malesseri ma, senza dare un contributo serio, riuscì solo a peggiorare le condizioni di salute. Il doge morì il 16 marzo 1618, mentre la crisi s’andava aggravando in seguito a denunce anonime che parlavano di un colpo di stato imminente.

Predecessore Doge di Venezia Successore
Marcantonio Memmo 1615-1618 Nicolò Donà
  Portale Venezia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Venezia