Giochi Erei

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Rovine del Tempio di Era a Olimpia

I giochi Erei erano delle gare di atletica femminile che si tenevano presso lo stadio di Olimpia a partire dal VI secolo a.C.. La competizione era dedicata alla dea Era ed è stata la prima gara sportiva femminile ufficiale di cui si conservi testimonianza storica.[1] I giochi Erei si svolgevano probabilmente lo stesso anno dei Giochi olimpici, prima delle gare maschili.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcune fonti, la prima edizione dei giochi risale al VI secolo a.C.. Lo scrittore Pausania il Periegeta, nella sua opera Periegesi della Grecia,[2] scritta intorno al 175 a.C., scrisse che Ippodamia[3] costituì un gruppo conosciuto come "sedici donne" fra le partecipanti ai giochi Erei, in segno di gratitudine per il suo matrimonio con Pelope.[4] Altri testi indicano che le "sedici donne" erano portatrici di pace fra Pisa e Elis e, grazie alla loro competenza politica, divennero le amministratrici dei giochi Erei.[5][6]

Le donne greche vennero autorizzate a partecipare alle stesse feste a cui partecipavano gli uomini dopo il periodo classico. La scarsità di riferimenti è la prova che questi cambiamenti possono essere stati non graditi dall'influenza romana. A Roma, le ragazze provenienti dalle famiglie benestanti erano autorizzate a partecipare alle feste degli uomini. Un'iscrizione del I secolo trovata a Delfi dice che due giovani donne avevano gareggiato in gare (non le Olimpiadi) alla festa di Sebasta, a Napoli, durante il periodo imperiale e nelle gare di Domiziano per le donne ai Ludi capitolini di Roma nell'86.[4]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Come le gare maschili, i giochi Erei erano originariamente costituiti solo dalle corse pedestri. Le campionesse vincevano corone di ulivo, carne di mucca o di bue dell'animale sacrificato ad Era e il diritto di dedicare statue con incisi i loro nomi[2] o dipingere i loro ritratti sulle colonne del tempio di Era. Sono ancora evidenti i punti in cui venivano attaccati i ritratti sul tempio, anche se le opere d'arte sono scomparse[7] Le donne gareggiavano, divise in tre gruppi di età, su una pista dello Stadio Olimpico che era 5/6 della lunghezza della pista degli uomini. Pausania descrive come si presentavano per le gare: "con i capelli pendenti, una tunica (chitone) poco sopra il ginocchio e con la spalla destra nuda fino al seno".[2]

Anche se gli uomini gareggiavano nudi e le donne vestite, il chitone era anche l'abbigliamento indossato dagli uomini che facevano un lavoro fisico pesante. Così, le concorrenti erano vestite come gli uomini. Se questo e l'esistenza dei giochi Erei possono dirci qualcosa riguardo al clima sociale delle donne di quel periodo è incerto. Sappiamo che alle donne era proibito competere o addirittura assistere ai giochi olimpici antichi, pena l'essere gettate dalle scogliere del Monte Typaion. Le ragazze non erano incoraggiate a essere atlete. Quelle cresciute a Sparta erano l'eccezione, poiché venivano formate agli stessi eventi sportivi dei ragazzi, dato che il comune pensiero a Sparta era che donne forti avrebbero generato bambini che sarebbero diventati forti guerrieri. Queste atlete non erano sposate e gareggiavano nude o indossando abiti corti. I ragazzi erano autorizzati a guardare le atlete, nella speranza di combinare matrimoni e avere dei figli. Una gara dedicata a Dioniso (dio del vino e del piacere) potrebbe essere stata anche, per la comunità più giovane, un rito di passaggio.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ History of the Olympic Games, su Akropol.net. URL consultato il 18 febbraio 2006.
  2. ^ a b c Pausania, Pausanias 5.15.1-6, su Olympia - Pausanias' Description of Greece. URL consultato il 18 febbraio 2006 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2005).
  3. ^ Ελληνική Ολυμπιακή Επιτροπή, su hoc.gr. URL consultato il 29 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 24 aprile 2015).
  4. ^ a b c Scanlon, Thomas F., Games for Girls, su "Ancient Olympics Guide". URL consultato il 18 febbraio 2006.
  5. ^ DesMarteau, Leslie, The Heraea Games, su The History and Mythology of the Heraea Games and the Sixteen Women. URL consultato il 18 febbraio 2006 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2005).
  6. ^ Ηραία - οι άγνωστοι γυναικείοι Ολυµπιακοί Αγώνες. (PDF), su pi.ac.cy. URL consultato il 29 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  7. ^ Swaddling, Judith, Women at the Heraia, su Ancient Greek Olympics Gallery. URL consultato il 18 febbraio 2006.

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