Giacomo Lauro (incisore)

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Porta Maggiore in un'incisione su rame del Lauro. Tavola tratta dal volume Antiquae urbis splendor, Roma, Giacomo Mascardi, 1612.

Giacomo Lauro (... – prima del 1650) è stato un incisore e stampatore italiano.

Vita e attività[modifica | modifica wikitesto]

Di origine fiamminga (probabilmente della famiglia Laur di Anversa), Giacomo Lauro fu attivo a Roma tra il 1583 e il 1645. Collaboratore di Claude Duchet, editore romano nipote e continuatore della bottega di Antonio Lafreri, stampatore romano di origine francese noto per i suoi atlanti cartografici, cominciò intorno al 1630 a raccogliere, sul modello lafreriano, piante di città d'Italia in forma di piccoli opuscoli in quarto che continuò a stampare e vendere fino al 1650 ca.

Non sappiamo con esattezza dove aveva il suo laboratorio, ma da documenti ufficiali desunti dai Registri dell'Arte, oggi conservati presso l'Archivio Storico di Roma, veniamo a conoscenza che "mastro Giacomo" fu attivo per più di mezzo secolo, vale a dire tra il 1583 e il 1645. La sua produzione grafica consta di due "corpus" nettamente distinti.

Nel primo egli si dedicò alla riedizione soprattutto delle opere di Cornelis Cort (per esempio i bellissimi fogli del San Gerolamo nel Deserto, la Lapidazione di Santo Stefano, Diana e Callisto, la Calunnia di Apelle e il Naufragio) e di Antonio Tempesta (ad esempio la serie di 25 stampe rappresentanti Battaglie dell'Antico Testamento, la Fuga in Egitto, la Conversione di San Paolo, alcune tavole delle Metamorfosi, come la Creazione della Terra, la Creazione dell'Uomo e il Diluvio Universale, la serie di 4 stampe delle Stagioni, la serie di 15 stampe aventi per soggetto Cavalli in varie posizioni e la serie di 25 stampe rappresentanti Animali diversi); anche se pubblicò alcune opere tratte da Raffaello (come le riproduzioni degli affreschi delle Stanze Vaticane) e da Marcantonio Raimondi (come la Strage degli Innocenti, il Giudizio di Paride e il Quos ego).

Nel secondo si applicò alla pubblicazione di soggetti storico-geografici, come la serie di 166 tavole su Roma antica, uscita nel 1612 con il titolo Antiquae Urbis Splendor, il Panorama della Città di Roccacontrada (Arcevia) da Ercole Ramazzani (1600), la Relazione delle vittorie del re di Polonia sopra i Moscoviti e un gran numero di descrizioni di città in tanti opuscoli con testo (1630/1645), tanto che Thomas Ashby lo definì uno dei maggiori "incisori-antiquari del Seicento".

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Il Circus Agonàlis, l'attuale piazza Navona.

Di particolare interesse, e attualmente anche quotata su Christie's[1] è la sua opera Antiquae Urbis Splendor, pubblicata in quattro parti a partire dal 1612, dove vengono rappresentate tutte le più grandi imprese ai tempi dell'antica Roma e i più importanti monumenti della capitale, quali il Colosseo, il Mausoleo di Augusto e tanti altri. Successivamente nei volumi editi nel 1614 e nel 1615 Lauro racconta di aver lavorato alla realizzazione dell'opera per 28 anni, per cui il lavoro sarebbe iniziato nel 1586 circa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonino Bertolotti, Artisti belgi ed olandesi a Roma nei secoli XVI e XVII, Firenze 1880, pp. 221-225;
  • A. Anselmi, La pianta panoramica di Roccacontrada, oggi Arcevia, disegnata da Ercole Ramazzani nel 1594, in La Bibliofilia, VIII (1906), pp. 177 s.;
  • Franz Ehrle, Roma prima di Sisto V. La pianta di Roma di Du Pérac - Lafréry del 1577, Roma 1908, pp. 8 s., 22, 26;
  • Benvenuto Disertori, La Regia Calcografia. Antichi vedutisti e paesisti, in Emporium, LVII (1923), 339, pp. 156-158;
  • Thomas Ashby, Un incisore antiquario del Seicento, I, Note intorno alla vita ed opere di Giacomo Lauro, in La Bibliofilia, XXVIII (1926-27), pp. 361-373; II, L'opera "Antiquae Urbis splendor", ibid., pp. 453-460; III, ibid., XXIX (1927), pp. 356-369; IV, L'Heroico splendore delle città del mondo, ibid., XXXI (1929), pp. 105-122;
  • Christian Hülsen, Saggio di bibliografia ragionata delle piante icnografiche e prospettiche di Roma dal 1551 al 1748, Firenze 1933, pp. 10, 58, 86 s., 111;
  • Paolo Arrigoni, Achille Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio conservate nella Raccolta delle stampe e dei disegni, Milano 1939, ad ind.;
  • Carlo Alberto Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 73;
  • Alfredo Petrucci, Il Caravaggio acquafortista e il mondo calcografico romano, Roma 1956, pp. 19, 66, 114 s., 121 s.;
  • Nello Nobiloni, A Frascati. L'incantato giardino di Lucullo e Annibal Caro, in Capitolium, XXXIV (1959), 3, p. 17;
  • Le piante di Roma, a cura di Aimé-Pierre Frutaz, Roma 1962, I, pp. 65 s., 71 s., 76, 207; II, tavv. 35, 58-61;
  • Alessandro Baudi di Vesme, Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII sec., II, Torino 1966, p. 607;
  • Daniela del Pesco, Una fonte per gli architetti del barocco romano: l'"Antiquae Urbis splendor" di Giacomo Lauro, in Studi di storia dell'arte in memoria di Mario Rotili, Napoli 1984, pp. 413-436, tavv. CCII-CCVIII;
  • Daniela del Pesco, Dai templi alle basiliche: le due Rome di Giacomo Lauro (1625), in Roma sancta. La città delle basiliche, a cura di M. Fagiolo, M.L. Madonna, Roma 1985, pp. 276-278;
  • Marcello Fagiolo, La città delle basiliche, in I.A. Chiusano et al., Roma dei grandi viaggiatori, a cura di F. Paloscia, Roma 1987, pp. 118, 122 s.;
  • Indice delle stampe… De' Rossi. Contributo alla storia di una stamperia romana, a cura di A. Grelle Iusco, Roma 1996, ad ind.;
  • Daniela del Pesco, Borromini e la Roma antica di Giacomo Lauro, in Francesco Borromini. Atti del Convegno internazionale, Roma… 2000, a cura di C.L. Frommel, E. Sladek, Milano 2000, pp. 284-296.

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