Fritz Birzer

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Friedrich Fritz Birzer
Birzer e Benito Mussolini nell'ultima foto presso la prefettura di Milano in partenza per la Valtellina
NascitaMonaco di Baviera, 23 giugno 1904
MorteMonaco di Baviera, 23 dicembre 1987
Cause della mortenaturali
Luogo di sepolturaMonaco di Baviera
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania
Forza armata Waffen-SS
UnitàFlaK
Anni di servizio1939 – 1945
GradoSS-Untersturmführer
GuerreSeconda guerra mondiale
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Friederich Fritz Birzer (Monaco di Baviera, 23 giugno 1904Monaco di Baviera, 23 dicembre 1987) è stato un militare tedesco, noto in particolare per essere stato nel periodo della Repubblica Sociale Italiana di Salò, l'ufficiale che comandò la scorta di SS che seguì Benito Mussolini, tra il 18 e il 27 aprile 1945, dalla residenza di Gargnano fino a Milano e alla cattura a Dongo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fritz Birzer aderì al NSDAP nel 1934 e fu tesserato con il numero di matricola 156009. Inquadrato nella 2ª Compagnia del Reggimento SA "Munchen", il 30 gennaio 1937 fu promosso al grado di SS Hauptsturmführer (tenente). Con lo scoppio della seconda guerra mondiale fu arruolato come ufficiale nelle waffen SS. Nel 1942 prestò servizio come artigliere nella 1ª Brigata di fanteria SS e nella Leibstandarte. Tra il 1943 e il 1944 combatté sul fronte orientale, fu di stanza per un breve periodo a Monaco di Baviera e il 26 gennaio 1945 fu trasferito a Desenzano del Garda, assegnato al reparto contraereo 3/II SS Flak "Einheit" della 16. SS-Panzergrenadier-Division "Reichsführer-SS".

Il tenente Birzer, al comando di una trentina di SS e SD del capitano Otto Kisnat, scortò Mussolini quando lasciò la residenza di Gargnano il 18 aprile, diretto alla prefettura di Milano. Ebbe l'ordine dal generale Karl Wolff di seguire il Duce, di giorno e di notte, in ogni suo spostamento, ovunque si fosse recato, di proteggere la sua persona in caso di necessità, eventualmente di impedirgli una possibile fuga in un paese neutrale: Svizzera, Spagna, Portogallo o Svezia anche con l'uso della forza. Birzer doveva "portarlo vivo in Germania o lasciarlo morto in Italia"[1].

Fritz Birzer seguì il capo del fascismo a Milano e nella fuga fino a Musso di Dongo il 27 aprile, quando la colonna dei fuggiaschi fu fermata dai partigiani a un posto di blocco. Fu lo stesso ufficiale tedesco a consigliare a Mussolini di indossare il pastrano e l'elmetto tedesco prima di salire su un autocarro per sfuggire ai controlli e mettersi così al sicuro[2]. Abbandonato Mussolini al suo destino, Birzer proseguì la ritirata a nord e con i suoi uomini riparò, nel pomeriggio del 28 aprile, arrivando a Chiavenna al confine con la Svizzera per poi, il giorno successivo, superare il confine con la Germania a Martina diretto alla volta di Monaco di Baviera.

Nel giugno del 1945 Birzer fu catturato dagli americani e internato per tre anni in un campo di concentramento. In questo periodo fu più volte interrogato da agenti dell'OSS e poi da quelli della CIA in merito alla cattura del capo del fascismo e i verbali redatti risultano ancor oggi secretati. Liberato, risiedette a Monaco, titolare di un'industria di legnami. Morì nel 1987.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Bandini, Le ultime 95 ore di Mussolini, Milano Arnoldo Mondadori, pag. 155
  2. ^ Jean Pierre Jouvet "Fritz Birzer: Ecco la verità sugli ultimi giorni di Mussolini", in L'Arena, 1° e 3 marzo 1981.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luciano Galante, La presenza militare tedesca sulla costa occidentale del lago di Garda 1943-1945, Arco, 1994.
  • U. Gandini, in Alto Adige, giugno 1973.
  • Fabio Andriola, Carteggio segreto Churchill-Mussolini, Sugarco, 2007.
  • Silvio Bertoldi, Salò, 2000.
  • Mimmo Franzinelli, Il prigioniero di Salò, 2012.
  • Arrigo Petacco, Dear Benito, Caro Winston: verità e misteri del carteggio Churchill-Mussolini, A. Mondadori, 1985.
  • Piero Agostini, Trentino provincia del Reich, 1975.
  • Alberto Maria Fortuna, Incontro all'Arcivescovado, 1971.