Fratelli D'Alessandri

Antonio D'Alessandri (L'Aquila, 1818 – Roma, 1893) e Paolo Francesco D'Alessandri (L'Aquila, 1824 – Roma, 1889) sono stati due fotografi italiani, contemporanei degli Alinari, che furono attivi soprattutto a Roma.
Noti per la tecnica del collodio umido, operarono soprattutto con clienti appartenenti alla «nobiltà romana»[1] e ad alti prelati del Vaticano[2]. I due fotografi che fotografarono con la Breccia di Porta Pia, la presa di Roma, sono considerati i primi fotoreporter di guerra d'Italia[3][2]. Foto delle loro collezioni sono custodite anche presso l'International Museum of Photography and Film at George Eastman House[4] di Rochester (New York), il più antico museo del mondo dedicato alla fotografia.
Biografia
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Gli inizi
[modifica | modifica wikitesto]Giunti a Roma dalla nativa città dell'Aquila i due fratelli, fissato il domicilio nella Capitale, si erano dedicati in un primo tempo a girare l'Europa, alla ricerca di innovazioni tecnico-scientifiche da sfruttare in senso economico. Fu così che all'inizio degli anni Cinquanta dell'800 iniziarono a interessarsi di fotografia e soprattutto a fare pratica del nuovo metodo di stampa detto "al collodio" che rendeva più semplice e immediato il raggiungimento di risultati commerciabili. I fratelli D'Alessandri si collocano fra i primissimi fotografi romani insieme a Tommaso Cuccioni[5], Giacomo Caneva[6], James Anderson[7] e Lorenzo Suscipj[8], tutti considerati i capostipiti della Scuola Romana di Fotografia[9][10][11]
Annota Silvio Negro, in uno dei suoi scritti sulla storia della fotografia a Roma, che il laboratorio dei fratelli D'Alessandri fu certamente il primo studio professionistico aperto nella Capitale; in tale circostanza don Antonio, come sacerdote cattolico, fu costretto a chiedere una specifica dispensa per esercitare liberamente il mestiere di fotografo, dispensa che l'autorità ecclesiastica gli concesse a patto di non ostentare sul lavoro l'abito ecclesiastico.
I ritratti al Papa e alla corte pontificia
[modifica | modifica wikitesto]L'appartenenza di don Antonio al clero, insieme all'indiscusso talento tecnico e artistico, favorirono il successo dell'impresa. I due fratelli ottennero infatti per primi i permessi per entrare in Vaticano e ritrarre il Pontefice Pio IX con la sua corte.
Si è scritto al riguardo che:
La fama dei due fotografi si diffuse rapidamente tra la nobiltà romana e tra i più alti prelati. Alla lista dei clienti di riguardo si aggiunsero anche i Sovrani di Napoli in esilio e, ben presto le richieste giunsero anche dall'estero.
Reporter di guerra
[modifica | modifica wikitesto]La continua ricerca di nuovi occasioni di intervento portò i fratelli D'Alessandri, nel 1862, a fotografare gli accampamenti degli zuavi pontifici e successivamente, nel 1867, sul campo di battaglia di Mentana a operare nel ruolo, tra i primi in Italia, di veri e propri reporter di guerra.
Nella mostra della fotografia romana del 1953 furono esposte le seguenti foto eseguite a Mentana dai D'Alessandri: Veduta del paese, I pagliai, Il campo di battaglia verso Monterotondo, Morti sulla strada, Vigna Santucci, (foto del 3 novembre 1867); Trofei presi ai garibaldini di Mentana (fotografia con la scritta Porta Inferi non prevalebunt);
Racconta Silvio Negro, storico della fotografia romana, che
Nel 1870 infine furono a Porta Pia a ritrarre i bersaglieri italiani vincitori, in posa sulle rovine della breccia. Quest'ultimo "reportage" provocò un'ostile reazione delle autorità vaticane che revocarono ai D'Alessandri ogni privativa in precedenza concessa. I contrasti con le autorità ecclesiastiche giunsero al punto che don Antonio preferì abbandonare per sempre il sacerdozio.
Le fotografie della Roma ottocentesca
[modifica | modifica wikitesto]In realtà lo studio dei due fratelli abruzzesi era ormai affermato e non aveva più bisogno di alcun privilegio. Il lavoro svolto nel corso degli anni era stato enorme e sarebbe proseguito per oltre un ventennio sotto la direzione dei due fondatori. La documentazione visiva che lo studio D'Alessandri raccolse sulla città di Roma è fondamentale per la storia della capitale. Grazie a quelle foto si ricostruisce una Roma ottocentesca, oggi altrimenti perduta: edifici e strade, interi quartieri ormai scomparsi; esponenti della nobiltà capitolina ritratti nelle pose più ricercate e consone al proprio rango, popolani al lavoro, immagini della vita sociale e religiosa: nel complesso una capillare e preziosa iconografia sugli ultimi vent'anni della Roma pontificia e sui primi vent'anni di Roma capitale d'Italia. Non va dimenticato poi che nel 1887 il Genio Civile di Roma commissionò ai D'Alessandri una campagna fotografica destinata a documentare lo stato del fiume Tevere prima e dopo la costruzione degli argini.
Fu la grande Mostra della fotografia romana, tenuta nel 1952, a cura di Silvio Negro, a mettere in luce il ruolo centrale svolto dai D'Alessandri per la conservazione della memoria storica romana e a far conoscere a un grande pubblico il loro lavoro.
Dopo la morte dei due fondatori, il lavoro dello studio sarebbe stato portato avanti ancora per diversi anni, fino al 1930, da Tito (Roma, 1864-1942) e Renato, figlio e nipote di Paolo Francesco.
La tecnica: dal "collodio umido" alle fotografie "a colori"
[modifica | modifica wikitesto]I fratelli D'Alessandro sono noti per aver introdotto fra i fotografi del tempo la tecnica del collodio umido.
Esposizioni
[modifica | modifica wikitesto]I fratelli D'Alessandri parteciparono con le loro fotografie almeno a otto esposizioni, vincendo in quella di Roma del 1870 il 1º premio, in quella di Parigi una medaglia d'argento e in quella di Milano una medaglia di bronzo per una serie di ritratti realizzati con gelatina colorata[12][13][14].
1858 Roma
1861 Roma
1861 Firenze
1863 Firenze
1869 Roma
1870 Roma
1881 Milano
1890 Roma
Fotografie dei D'Alessandri negli archivi italiani e stranieri
[modifica | modifica wikitesto]Fotografie dello studio D'Alessandri sono conservate in varie biblioteche e numerosi archivi pubblici e privati:
- Roma, Archivio fotografico comunale;
- Roma, Museo di Roma;
- Roma, Biblioteca Vallicelliana;
- Roma, Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte;
- Napoli, ATN-Archivi di Teatro;
- Londra, National Portrait Gallery;
- Madrid, Museo del Prado
- Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio;
- Milano, Civico Archivio Fotografico, Castello Sforzesco, Milano (Collezione Lamberto Vitali)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Antonio D’Alessandri [collegamento interrotto], su alinari.it. URL consultato il 7 agosto 2018.
- ^ a b D'Alessandri, su ipac.regione.fvg.it. URL consultato il 7 agosto 2018.
- ^ Fratelli D'Alessandri, su fotografia.iccd.beniculturali.it. URL consultato il 7 agosto 2018.
- ^ Eastman Museum - Fratelli D'Alessandri, su collections.eastman.org. URL consultato il 23 ottobre 2016.
- ^ Tommaso Cuccioni, su treccani.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ Giacomo Caneva, su alinari.it. URL consultato il 10 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2018).
- ^ James Anderson, su alinari.it. URL consultato il 10 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2018).
- ^ Suscipj Lorenzo (Roma), su gri.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ G. Gorgone e C. Cannelli, Il costume è di rigore. 8 febbraio 1875: un ballo a palazzo Caetani. Fotografie romane di un appuntamento mondano, pagg. 63-69, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2002, ISBN 978-88-8265-196-1.
- ^ Il costume è di rigore. 8 febbraio 1875: un ballo a palazzo Caetani. Fotografie romane di un appuntamento mondano, pagg. 63-69, su books.google.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ La documentazione fotografica dell’arte in italia dagli albori all’epoca moderna, su books.google.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ Fratelli D'Alessandri, su associazionefotografiastorica.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ Antonio e Paolo Francesco D’Alessandri, su passatoprossimo.museodiroma.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
- ^ Fratelli D'Alessandri (Roma), su gri.it. URL consultato il 10 agosto 2018.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Immagini dei D'Alessandri, ricostruzioni storiche e pagine critiche riguardanti il loro lavoro si rintracciano nei seguenti volumi:
- Mostra della fotografia a Roma dal 1840 al 1915, sotto il patronato del comune di Roma e dell'Ente provinciale per il turismo, catalogo a cura di Silvio Negro, Tip. U. Quintily 1953
- Piero Becchetti, Fotografi e fotografia in Italia, Quasar ed. 1978
- Lamberto Vitali, Il Risorgimento nella fotografia, Einaudi 1979
- Piero Becchetti, Roma nelle fotografie dei fratelli D'Alessandri: 1858-1930, Colombo ed. 1996
- Piero Becchetti, La fotografia a Roma dalle origini al 1915, Roma, Colombo ed. 1983
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fratelli D'Alessandri
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Disegnare con la Luce. I fondi fotografici delle biblioteche statali, su internetculturale.it (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
- Galleria di ritratti dei fratelli D'Alessandri e altri, su cir.campania.beniculturali.it. URL consultato il 17 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
- Italo Zannier, Le rivelazioni impunitarie della pentita costanza diotallevi pagine relative al cosiddetto "Scandalo Diotallevi" che coinvolse, sia pure marginalmente, gli incolpevoli fratelli D'Alessandri
- Ritratto della famiglia di Borbone, su museodiroma.it. URL consultato il 25 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 29 agosto 2010).
- Gli zuavi pontifici fotografati dai fratelli D'Alessandri, su military-photos.com.
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