Esercito del Regno d'Italia (1805-1814)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

I nuovi monarchi o governatori degli Stati Satellite napoleonici, in particolare gli italiani, ma anche i polacchi, si adoperarono subito per crearsi un esercito. In Italia ciò avvenne principalmente per soddisfare la vocazione militare di Eugenio di Beauharnais nel Regno Italico, dove vigeva la coscrizione obbligatoria già dal 1802 ai tempi della Repubblica Italiana, e di Gioacchino Murat nel regno di Napoli. Ma anche per evitare che nei propri regni avessero a sostare un numero troppo alto di soldati francesi lì inviati a mantenere il controllo del territorio. Per esempio le truppe francesi nel regno di Napoli nel 1806 ammontavano a 40.000 uomini. La creazione di eserciti nazionali ebbe come riflessi positivi di ridurre i costi di mantenimento delle truppe francesi e di tutelare in parte l'autonomia dei nuovi regni. Anche se spesso per infittire i ranghi dei nuovi eserciti si ricorse nell'arruolamento coatto di carcerati e di disertori o renitenti alla leva provenienti da altri eserciti.[1] In secondo luogo, la nascita di eserciti nazionali italiani ebbe il vantaggio di creare, per la prima volta, una coscienza italiana nei soldati che si trovavano a combattere insieme.

Repubblica Cisalpina e Repubblica Italiana

Bandiera della Repubblica Cisalpina e 1º tricolore italiano
Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Cisalpina e Repubblica Italiana (1802-1805).

Nel luglio 1797 fu creata la Repubblica Cisalpina nel nord Italia. La Legione Lombarda nacque inizialmente su base volontaria per iniziativa di alcuni cittadini milanesi che intendevano costituire una Guardia d'Onore per Napoleone. A questo primo nucleo fu consegnata il 6 novembre 1796 in Piazza del Duomo la prima bandiera tricolore. La Legione Lombarda era suddivisa in 7 coorti (3 arruolate nella città di Milano, una da Cremona e Casalmaggiore, una da Lodi e Pavia, una da Como, e infine una composta da patrioti provenienti in prevalenza dallo Stato Pontificio e dal Regno di Sicilia). In seguito l'iniziativa fu adottata anche da altre città che istituirono una sorta di Guardia cittadina. La Legione Lombarda ebbe il suo battesimo del fuoco durante la battaglia di Arcole e successivamente contro le forze pontificie sul Senio.

«Il generale Lannes, comandante dell'avanguardia, individuato il nemico che cominciava ad aprire il fuoco, ordinò subito agli esploratori della Legione Lombarda di attaccare. Il comandante della Legione, De La Hoz, riunì i suoi granatieri in colonna serrata per attaccare, alla baionetta, le batterie nemiche. Questa Legione, che era al suo battesimo del fuoco, si coprì di gloria e catturò 14 cannoni sotto il fuoco di 3-4000 uomini trincerati.»

La vittoriosa offensiva della Seconda coalizione nel 1799 causò la caduta della Repubblica Cisalpina e delle altre repubbliche sorelle sorte in Italia e conseguentemente lo scioglimento della Legione Lombarda. Parte di questa tuttavia radunatasi a Tolone diede vita al primo nucleo della Legione Italica agli ordini di Giuseppe Lechi. La Legione Italica, al seguito delle truppe francesi, combatté in Italia a Varallo. Il 2 giugno 1800 il generale Domenico Pino fu incaricato di creare una ulteriore Legione che fu inizialmente impiegata in Toscana, poi in seguito alla nuova guerra tra Francia e Inghilterra del 27 marzo 1802, fu trasferita sulle coste della Manica.

I soldati piemontesi, in virtù dell'annessione alla Francia nel 1802 furono inquadrati direttamente nell'esercito francese, i Dragoni costituirono il 21º Reggimento Dragoni e gli Ussari il 17º Reggimento Cacciatori a Cavallo (rinumerato poi come 26º Reggimento nel maggio 1802).

Regno d'Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Regno d'Italia (1805-1814).
Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia
Napoleone passa in rivista i volontari italiani e polacchi a Montichiari 10 giugno 1805

Per iniziativa del Ministro della Guerra il 17 luglio 1805, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, le guardie d'Onore cittadine furono sciolte al fine di istituire la Guardia Reale Italiana nei territori del nuovo Regno d'Italia. La Guardia Reale Italiana, armata con moschetto Charleville del 1777, fu costituita da 6 reggimenti di fanteria di linea, 3 reggimenti di fanteria leggera, un reggimento di fanteria dalmata, 2 reggimenti di dragoni e 2 reggimenti di cacciatori a cavallo. Il piccolo contingente del Regno d'Italia inizialmente operò solamente in Italia insieme alle truppe francesi del maresciallo Andrea Massena.[2]

Nel dicembre 1805 alcuni reparti della Guardia reale italiana parteciparono alla Battaglia di Austerlitz guadagnandosi una citazione sul bollettino di guerra.

«...le genti d'Italia hanno dimostrato molta energia...sono piene di spirito e di passione, per cui è facile, per esse, acquisire le qualità militari. I cannonieri della Guardia Reale si sono coperti di gloria alla battaglia di Austerlitz, ed hanno meritato la stima di tutti i vecchi cannonieri francesi. La Guardia Reale è stata sempre al fianco della Guardia Imperiale e dovunque ne è stata degna. Venezia sarà restituita al Regno d'Italia.»

Altri reparti italiani, sempre affiancati da reparti francesi, nel 1806 si recarono in Istria e Dalmazia per reprimere le continue rivolte della popolazione slava.[3]

Nel 1806 i territori del Regno d'Italia furono suddivisi in sei Divisioni Territoriali Militari con comando a Milano, Brescia, Mantova, Ancona, Venezia e Bologna.

La Guardia Reale Italiana, al comando di Giuseppe Lechi partecipò nel 1808 alla Guerra d'indipendenza spagnola conquistando Barcellona. Nel 1809 sulle Alpi, la Guardia Reale Italiana al comando del viceré Eugenio di Beauharnais partecipò alla campagna contro l'Austria che aveva aderito alla Quinta coalizione.

Campagna di Russia

Lo stesso argomento in dettaglio: Campagna di Russia.
Guardia Reale Italiana nel 1810. Da sinistra: generale di divisione, ufficiale degli ussari della Guardia, ufficiale del 1º reggimento ussari, guardia d'onore, granatieri e fucilieri

Nella primavera del 1811, le truppe italiane al comando del viceré Eugenio di Beauharnais cominciarono a mobilitarsi in previsione della Campagna di Russia e a trasferirsi sulla Vistola. Integrati nel IV Corpo d'Armata parteciparono alla campagna di Russia la 14ª Divisione comandata dal generale Teodoro Lechi con la fanteria della Guardia Italiana e la 15ª Divisione comandata dal generale Domenico Pino,[4] quest'ultima includeva 4 reggimenti di fanteria italiani, il reggimento di fanteria dalmata e 1º reggimento "Dragoni Regina" e il 2º reggimento "Dragoni Napoleone". La cavalleria del IV Corpo d'Armata era composta dai due reggimenti di cacciatori a cavallo italiani.[5]

La Guardia Reale Italiana ebbe modo di distinguersi per il valore dimostrato nel corso della battaglia di Smolensk e di Borodino e in virtù di queste le fu concesso di sfilare per prima nella città di Mosca dopo l'occupazione e per decisione di Napoleone il Reggimento Fanteria di Linea della Guardia Reale cambiò denominazione diventando Reggimento Granatieri della Guardia Reale.

Il 24 ottobre 1812 le truppe del contingente italiano furono duramente impegnate a MaloJaroslawetz da violente controffensive russe nel corso delle quali persero e riconquistarono più volte la città; nella cronaca del tempo questa battaglia passò alla storia con il nome di "Battaglia degli italiani".[6]

«L'onore di questa giornata appartiene totalmente a voi e ai vostri bravi Italiani, i quali hanno deciso una così brillante vittoria.»

«... il 24 corrente il IV Corpo che io comando ha sostenuto brillante combattimento contro il nemico. Ci si doveva impadronire di una posizione da mantenere per tutta la giornata. E ciò fu fatto dal solo IV Corpo. malgrado le difficoltà del terreno e nonostante l'Esercito nemico avesse diretto contro di noi ben otto attacchi consecutivi. Le forze dei russi erano più che doppie delle nostre. La Divisione italiana ha spiegato molto coraggio ed intrepidezza; la Guardia Reale ha dimostrato molto sangue freddo. I due battaglioni cacciatori hanno avuto occasione di distinguersi.»

Dopo la ritirata dalla Russia alcuni reggimenti italiani furono impiegati anche nella Battaglia di Lipsia sempre nel IV Corpo d'armata, altri nell'VIII Corpo al comando del principe Józef Antoni Poniatowski.

«I segnalati servigi che gli Italiani hanno reso in questa campagna mi hanno colmato di giubilo. La loro fedeltà intemerata, in mezzo alle tante seduzioni adoperate dai nostri nemici e ai loro esempi, la loro intrepida costanza dimostrata fra i rovesci e le sventure di ogni specie, mi hanno sensibilmente commosso. Tutto ciò mi ha confermato che bolle sempre nelle vostre vene il sangue dei dominatori del mondo.»

L'esercito del Regno Italico si ritirò ordinatamente nei territori del regno dove sostenne vittoriosamente una prima offensiva austriaca sul Carso, ma con la caduta di Napoleone la Guardia Reale fu ufficialmente sciolta il 30 maggio 1814. Gli ufficiali ebbero il privilegio di poter mantenere tutte decorazioni e di poter essere reintegrati nell'esercito austriaco con il proprio grado. La truppa fu regolarmente congedata.

Note

  1. ^ Woolf, p. 245: "Anche i governanti degli Stati satellite erano ansiosi di creare i propri eserciti, alcuni come Eugenio di Beauharnais e Murat per vocazione militare, altri come i nobili polacchi a garanzia della loro indipendenza, e tutti perché così si riduceva il costo disastroso del mantenimento di truppe francesi sul loro territorio. Dovunque essi incontrarono le difficoltà in cui già si erano imbattuti i francesi, con varianti che rivelano le diverse tradizioni e strutture sociali. Un problema comune a molti di quei paesi era quello di come poter raccogliere truppe rapidamente senza disporre di un'adeguata struttura amministrativa, in un periodo in cui gli Stati si trovavano nella stessa difficile situazione. Si tentarono due soluzioni di vecchia data: l'arruolamento dei carcerati e a volte degli orfani, e il reclutamento dei prigionieri o dei disertori provenienti da altri eserciti"
  2. ^ Lucio Ceva, "Questa era la Grande Armèe", da Storia Illustrata Gennaio 1976, pag. 56: "Nel 1805 l'unico "satellite" di rilievo è il Regno d'Italia il cui piccolo contingente agisce quasi esclusivamente in Italia mescolato alle forze francesi del maresciallo Massena"
  3. ^ Montanelli, pp. 203-204: "perché la Dalmazia, come anche l'Istria, non era governabile né da Milano né da Venezia, ed ebbe un'esistenza tribolata dalle continue rivolte delle popolazioni slave. Per reprimerle, Eugenio vi mandò dei reparti dell'esercito italiano, che lì fece le sue prime esperienze di guerra dopo secoli d'imbelle passività. Si batterono con onore, ma sempre a fianco delle truppe francesi, che non poterono mai sguarnire quelle terre dilaniate da una endemica guerriglia."
  4. ^ Montanelli, pp. 203-204: "Quando Napoleone li chiamò a combattere in Spagna, gl'italiani vi accorsero in trentamila e ce ne persero ventimila. Altri venticinquemila caddero nelle steppe russe."
  5. ^ L'Esercito italiano dal 1° tricolore al 1º centenario, p. 29: "Si trattava di un complesso di ben 27.000 uomini e 9000 cavalli, entità notevole per l'Italia il cui esercito già disponeva di 6 divisioni, delle quali due impegnate nella guerra di Spagna e quattro ripartite fra le guarnigioni della Dalmazia e metropolitane per un totale di oltre 80.000 uomini e 15.000 cavalli."
  6. ^ L'Esercito italiano dal 1° tricolore al 1º centenario, p. 29: "Nel corso di queste tragiche vicende, il 24 ottobre le truppe italiche, inquadrate nel IV Corpo d'armata agli ordini del Viceré Eugenio ebbero modo di distinguersi tanto che la battaglia di Malo-Jaroslawetz è passata alla storia con il nome di "Battaglia degli italiani"."

Bibliografia

Voci correlate

  Portale Guerre napoleoniche: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di guerre napoleoniche