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Ennio Finzi

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«Il colore è la retina che si inebria di bellezza chiedendo soccorso all'udito»

Ennio Finzi (Venezia, 16 marzo 1931Venezia, 19 giugno 2024[2]) è stato un pittore italiano, considerato uno dei protagonisti della Pittura Critica e dell'Espressionismo Astratto[3].

Ennio Finzi era non-ufficialmente considerato l'ultimo pittore spazialista vivente, infatti come lui stesso ricorda, nel 1947 aveva solo 16 anni e non poté essere iscritto al movimento pittorico dello Spazialismo come fu invece Tancredi Parmeggiani (1927 - 1964) che all'epoca aveva vent'anni[1].

Il rapporto di amicizia e di condivisione artistica con il grande pittore Tancredi, che è stato celebrato anche da importanti scritti critici e mostre[4], senz'altro lo indusse ad entrare nel giro di alcuni dei più grandi esponenti della pittura e della cultura degli anni Cinquanta e Sessanta come Giuseppe Capogrossi, Ettore Sottsass, Umbro Apollonio e ad operare in stretta concomitanza con i principali maestri veneziani di quel movimento, come per esempio Virgilio Guidi Riccardo Licata o Emilio Vedova, fu sempre Tancredi che lo presentò alla grande collezionista americana Peggy Guggenheim[1]. Per tutti gli anni Cinquanta Finzi percorse una ricerca fondamentalmente spazialista concentrata sull'uso del colore e degli effetti distonici e atonali[5] anche interpretando le nuove correnti musicali di quegli anni dall'atonalismo schoemberghiano al "be bop" del jazz afroamericano[5]. In effetti per Finzi la Musica ha una valenza fondamentale in quanto egli stesso ricorda che per lui la percezione del colore avviene solo al 50% attraverso la vista e per l'altro 50% con il concorso dell'udito in quanto il colore non ha solo una immagine ma anche un suono.[1]

Dal 1960 al 1978, anche per problemi legati alla difficoltà di vendere opere spazialiste in un momento storico che favoriva altri tipi di ricerca[1] egli decide di sposare completamente i principi più contemporanei della analisi scientifica e tecnologica tipica di quegli anni, non certo come gli artisti del Gruppo N che utilizzavano effettivamente l'elettronica e l'illuminotecnica[6], ma cercando di creare gli stessi presupposti con una Non-Pittura di tipo analitico in bianco e nero che si allontanava dai forti cromatismi precedenti, concentrandosi sull'automatismo e la combinazione dei ritmi[7]avvicinandosi sempre di più al Cinetismo[1]

Dal 1978 Finzi riscopre il colore aprendo una stagione che segue in qualche modo il frastornante bombardamento di immagini che nei primi Ottanta diventava predominante, tanto che dalla metà Ottanta stanco di quella intensità egli cercherà una sorta di ritorno all'interiorità meditativa unendo al campo nero un uso del colore per riaffioramento, per emersione, si veda il ciclo del "Nero-Acromatico" poi "Neroiride" fortemente ispirati dalla musica di Luigi Nono[8] che lo condurranno nei Novanta alle serie di "Grammaticando" e poi "Flipper" in cui cercherà di organizzare un linguaggio pittorico codificato per segni e operazioni contrastanti[1] Ennio Finzi ha comunque in tutti questi anni cercato continuamente un modo per esprimere l'essenza stessa dell'"idea", della sensazione usando il medium pittorico come strumento e non volendo aprioristicamente costruire uno stile riconoscibile in quanto pittura per la pittura[1] Per comprendere Finzi non bisogna leggere ogni singolo momento pittorico come a sé stante ma considerare l'intero svolgimento del suo lavoro negli anni, con le sue incongruenze e contraddizioni, intravedendo un filo conduttore sotterraneo.[9]

Ha cominciato ad esporre nel 1949 alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia[10], dove nel 1956 ha tenuto la sua prima personale, fondazione che nel 1980 gli ha dedicato un'antologica.

Ha partecipato nel 1959 e nel 1999 alla VIII e XIII Quadriennale di Roma[11]e nel 1986 alla XLII Biennale d'Arte di Venezia[12].

Ha insegnato all'Accademia di Venezia. Viveva e lavorava a Venezia-Mestre.

Mostre principali

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Sono da ricordare, oltre alla mostra antologica del 1980 alla Bevilacqua La Masa (Venezia), l'esposizione alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Forti (Verona) e quella alla Galleria d'Arte Moderna Palazzo dei Diamanti (Ferrara). Nel corso del 2002 è stata allestita a Roma e Spoleto una grande retrospettiva dal titolo: Ennio Finzi, Venezia e le avanguardie nel dopoguerra. Da ricordare l'esposizione nel 2005 a Urbino nelle sale del Palazzo Ducale e l'antologica a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta nel 2011[13]. Dal 17 maggio al 6 ottobre 2024 l’importante esposizione di omaggio a Ennio Finzi a Venezia, presso Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, a cura di Elisabetta Barisoni e Michele Beraldo[14][15].

Una sua opera è esposta nella "collezione civica d'arte contemporanea/ Museo Sella" a Sella di Lodrignano in provincia di Parma[16]; sue opere fanno parte della Collezione Ghiotto donata di recente alla civica pinacoteca di Palazzo Chiericati a Vicenza[17], una sua opera è conservata presso il Museo Arte Contemporanea Umbro Apollonio a San Martino di Lupari[18].

  1. ^ a b c d e f g h Intervista di Carlo Vanoni ad Ennio Finzi del 2008 per le Gallerie Orler. Filmato presente su You Tube.
  2. ^ Addio al maestro Ennio Finzi, su artingnews.com. URL consultato il 22 giugno 2024.
  3. ^ [Dino Marangon in Dino Marangon, Marco (?) Beraldo, Ennio Finzi. Catalogo delle Opere su carta vol. 1, pag. 14]
  4. ^ Catalogo della mostra "Spazialismi a confronto: Tancredi ed Ennio Finzi", A cura di Elsa Dezuanni, Giovanni Granzotto, Ennio Pouchard, edizioni GMV libri, Treviso 2007 Catalogo presentato in occasione della mostra al Museo Civico di Santa Caterina, Treviso, 14 ottobre 2007 - 13 gennaio 2008
  5. ^ a b Dino Marangon in Dino Marangon, Marco Beraldo, Ennio Finzi. Catalogo delle Opere su carta vol. 1, pag. 6
  6. ^ Gruppo N
  7. ^ Dino Marangon in Dino Marangon, Marco Beraldo, Ennio Finzi. Catalogo delle Opere su carta vol. 1, pag. 11
  8. ^ Dino Marangon in Dino Marangon, Marco Beraldo, Ennio Finzi. Catalogo delle Opere su carta vol. 1, pag. 9 e segg
  9. ^ Dino Marangon, Note Irrituali, in Catalogo della Mostra "Ennio Finzi e gli Spazialisti" a cura di G. Granzotto, Urbino, Palazzo Ducale, 2008.
  10. ^ Biografia dal sito ufficiale, su enniofinzi.it. URL consultato il 15 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 13 ottobre 2015).
  11. ^ [ scheda Ennio Finzi QUadriennale di Roma http://www.quadriennalediroma.org/arbiq_web/index.php?sezione=artisti&id=4522&ricerca= Archiviato il 26 giugno 2019 in Internet Archive.]
  12. ^ Biografia di Ennio Finzi, su sellarte.it. URL consultato il 15 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 6 agosto 2014).
  13. ^ Elenco esposizioni, su valmore.it. URL consultato il 15 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  14. ^ Omaggio a Ennio Finzi a Ca’ Pesaro, su capesaro.visitmuve.it.
  15. ^ ArtTribune - Omaggio a Ennio Finzi. Il maestro dell’astrattismo italiano in mostra a Venezia, su artribune.com.
  16. ^ [sito ufficiale museo Sella http://www.museiparma.it/site/?page_id=623 Archiviato il 2 ottobre 2016 in Internet Archive.]
  17. ^ [ sito ufficiale palazzo Chiericati http://www.museicivicivicenza.it/it/mcp/eventi.php/138368 Archiviato il 10 marzo 2016 in Internet Archive.]
  18. ^ [ in voce Ennio Finzi sito ufficiale del Museo http://www.museoumbroapollonio.it/ita/autori.asp?cat=AUTORI&autore=592&nome=Finzi%20Ennio Archiviato il 2 agosto 2018 in Internet Archive. ]
  • AA.VV.,FINZI, Mostra antologica, ed. Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, 1980.
  • Giorgio Di Genova, Dino Marangon, Nicola Micieli, Confronti da Museo. Ennio Finzi-Carmelo Zotti. Un artista aniconico ed un iconico da Venezia, ed. Bora, Bologna, 2001.
  • Giovanna Barbero, Dino Marangon, Giovanni Granzotto, Ennio Finzi e lo spazialismo veneziano., ed. Il Cigno, Roma, 2006, ISBN 887831188X.
  • Dino Marangon, Michele Beraldo, Dal nero al non colore. Opere 1950-2010 Catalogo della mostra antologica Dal nero al non colore allestita a Villa Contarini, Piazzola sul Brenta, dal 18 dicembre 2010 al 20 marzo 2011.
  • Michele Beraldo (a cura di), Ennio Finzi. Catalogo ragionato. Dipinti 1946-2019, ed. Silvana, Milano, 2020, ISBN 8836642640.

Voci correlate

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