Doro (mitologia greca)
| Doro | |
|---|---|
| Nome orig. | Δῶρος |
| Caratteristiche immaginarie | |
| Sesso | maschio |
Doro (in greco antico: Δῶρος?, Dṑros) è un personaggio della mitologia greca, eponimo e capostipite dei Dori.
Genealogia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo Apollodoro è il figlio primogenito di Elleno e della ninfa Orseide ed è fratello di Xuto e Eolo.[1] I suoi figli furono Tettamo, Egimio e Iftime.
Euripide, nella sua tragedia Ione, presenta una genealogia leggermente diversa: qui Doro e suo fratello Acheo sono figli della principessa ateniese Creusa e di Xuto, figlio di Elleno, mentre Ione è loro fratellastro, nato dall'unione di Creusa con il dio Apollo.[2]
Infine Apollodoro apparentemente distingue due personaggi di nome Doro: il primo è il figlio di Elleno e Orseide, il secondo è un etolico, figlio di Apollo e Ftia e padre di Santippe[3].
Mitologia
[modifica | modifica wikitesto]Doro si fermò nel Peloponneso, dove diede origine alla stirpe dei Dori.
Secondo Diodoro Siculo, suo figlio, Tettamo, ha portato il reinsediamento di Eoli e Pelasgi a Creta[4].
Interpretazione
[modifica | modifica wikitesto]Il mito apparentemente collega i vari popoli ellenici, che invasero la Grecia nel II millennio a.C., in un'unica stirpe, discendente da Deucalione, il patriarca che sopravvisse alla versione greca del diluvio universale. Mentre gli Eoli si identificarono con questo mito, e rivendicarono la discendenza da Eolo, i cui figli hanno largo spazio nella mitologia, i Dori preferirono invece identificare in Eracle il loro antenato, tanto che nel mito il personaggio di Doro ha in realtà poco spazio, e l'invasione dorica è rappresentata prevalentemente dai racconti sul ritorno degli Eraclidi, ovvero i discendenti di Eracle.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, su theoi.com, libro I.7.3, su Theoi.com. URL consultato il 2021-0121.
- ^ Euripide, Ione, vv. 1589-1592.
- ^ (EN) Pseudo-Apollodoro, Biblioteca, su theoi.com, libro I.7.7, su Theoi.com. URL consultato il 2021-0121.
- ^ Diodoro Siculo, Biblioteca storica, IV 60, 2.