Discussione:Matteo Maria Boiardo

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Mi sembra che la voce, anche se ancora perfettibile, adesso risponda abbastanza bene ai criteri richiesti. Rimuovo dunque da pagine da aiutare. --Enrico Pasquinucci 21:17, 7 mar 2007 (CET)[rispondi]

Avviso voce non neutrale[modifica wikitesto]

Mi sembra che semmai si dovrebbe indicare la voce come non enciclopedica, data la motivazione addotta. In effetti, il linguaggio sembra ricalcare un testo di critica, anche se non sono in grado per ora di identificare l'eventuale fonte. Qualcuno può collaborare?--Pebbles (msg) 19:07, 6 dic 2008 (CET)[rispondi]

--- Anche secondo me vi è una violazione copyright......proabimente dal sito:http://www.homolaicus.com/letteratura/boiardo.htm,che gli amministratori facciano il loro dovere......... --DaViD CoLfEr X (msg) 16:14, 18 dic 2008 (CET)[rispondi]

Grazie per la segnalazione del sito. Ho verificato ma non c'è corrispondenza. Bisognerà continuare a cercare.--Pebbles (msg) 18:37, 18 dic 2008 (CET)[rispondi]

Ho rimosso e sostituito questa parte.[modifica wikitesto]

http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Matteo_Maria_Boiardo&oldid=24754261

Proveniente da una ricca e nobile famiglia, era nipote del poeta e umanista Tito Vespasiano Strozzi. Rimasto orfano all'età di dieci anni, si trasferì stabilmente a Ferrara nel 1476 dove entrò alla corte degli Estensi presso il duca Ercole I, dal quale ricevette vari incarichi politici come il governatorato di Modena (dal 1480 al 1483) e quello di Reggio Emilia (dal 1487 fino alla morte avvenuta nel 1494). Si dice che il grande poeta sia morto avvelenato per mano dei suoi stessi parenti. Oggi si può vedere la sua statua (assieme a molte altre fra cui quella dell'Ariosto) nel parco di Reggio Emilia. Dotato di una ottima educazione di tipo umanistico, dopo gli inizi con alcuni volgarizzamenti dal latino (Cornelio Nepote, Apuleio) e dal greco (Erodoto, Senofonte), produsse opere proprie, sia latine (si ricordano i Carmina de laudibus Estensium (1463 ca.) in onore degli Este e i Pastoralia, 10 egloghe bucoliche d'ispirazione virgiliana), sia volgari, come la tragedia il Timone, riduzione per il teatro di un dialogo del sofista greco Luciano e il Pastorale, raccolta di egloghe di tema bucolico in terzine. Ma le sue opere più famose sono senza dubbio il suo canzoniere (il cui titolo di ispirazione ovidiana è Amorum libri tres, per via della scansione in tre libri) ispirato all'amore per Antonia Caprara, ed il poema cavalleresco dell'Orlando innamorato, che ebbe il merito d'unire la "materia di Francia", ovvero le gesta epiche dei paladini di Carlo Magno a quella "di Bretagna" (da Tristano ed Isotta alla tavola rotonda), in un'interpretazione cortese e trasognata coerente con la sua condizione di uomo dell'umanesimo sì, ma con nette ascendenze e vagheggiamenti dell'epoca feudale. Il successo del suo poema è attestato dal fatto che l'Ariosto scrisse l'Orlando Furioso come "gionta" ovvero aggiunta ad esso, e ne riprese le vicende e i personaggi senza che fosse necessario spiegare l'antefatto.

Alcuni critici come il De Sanctis affermano che il Boiardo sarebbe appartenuto a quella corrente di poeti che avrebbero contribuito a preparare la gran tela del poema cavalleresco italiano, ma che tuttavia non sarebbero riusciti a darle un ordine ed una forma armoniosa. Ma il Boiardo è stato in vero molto di più. Con il suo raccontare sognando, con il suo sentimento di cortesia (vedansi le introduzioni ai canti nelle quali il poeta richiama gentilmente l'uditorio alla storia) e con la sua lingua colorita ed estremamente espressiva è stato una delle figure più importanti del Rinascimento, ed anche se non ha potuto ottenere un'armonia di stile paragonabile al Poliziano o all'Ariosto, l'armonia sarà da ricercarsi nel vagheggiamento dell'immaginario mondo cavalleresco che lo stesso poeta plasma a sua voglia mischiando rielaborazioni di miti classici, leggende cavalleresche, amori fatati e battaglie incredibili. Boiardo è come un antico cantore, anzi è più: è un sognatore dall'animo cavalleresco. A ragione è stato chiamato l'Omero ferrarese; infatti i fatti narrati sono trattati con assoluta serietà, anzi la loro attendibilità è fantasiosamente accertata, come sovente nei poemi, dall'Arcivescovo e paladino Turpino. Tuttavia il poeta non rinuncia a delle battute di spirito anche maliziose, ma nonostante ciò tutto il suo racconto fluisce come una musica che scaturisce da un'arpa. Le sue note riescono, anche se non perfettamente accordate talora, ad incantare il pubblico. Ci sentiamo ancora alla presenza del poeta che recita i suoi canti, come soleva fare nel suo castello di Scandiano. Tutto il racconto è come se fosse, noi presenti, pronunciato da un simpatico sognatore attento a divertire ed intrattenere il pubblico con un mondo in cui si immerge completamete ed in cui pur riesce ad immergere gli ascoltatori, il fantastico mondo del sogno e della cortesia.

--Pebbles (msg) 18:44, 18 giu 2009 (CEST)[rispondi]

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