Destra storica

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La Destra è stato uno schieramento politico italiano sorto, formalmente, nel 1849 con i governi di Camillo Benso conte di Cavour e proseguito dopo la sua morte sino al 1876 e detta, in seguito, storica per distinguerla dai partiti e movimenti di massa qualificati come di destra che si sarebbero affermati nel corso del XX secolo. I ministeri della Destra storica dal primo governo Cavour al governo di Marco Minghetti del 1876 conseguirono importanti risultati, primo fra tutti l'unità d'Italia, compiuta nel 1861 e portata a termine nel 1870 con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma.

Politica interna

Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Su quasi 22 milioni di abitanti (non erano stati ancora annessi Lazio e Veneto), il diritto a votare fu concesso solo a 419.938 persone (circa l'1,8% della popolazione italiana). L’affluenza alle urne fu del 57%.[1]

La Destra storica, erede di Cavour ed espressione della borghesia liberale, vinse queste elezioni. I suoi esponenti erano soprattutto grandi proprietari terrieri e industriali, e personalità legate all’ambito militare (Ricasoli, Sella, Minghetti, Spaventa, Lanza, La Marmora, Visconti Venosta).

La Destra storica, composta principalmente dall'alta borghesia e dai proprietari terrieri ed eletta con un suffragio di appena il 2%, diede alla neonata Italia un'economia basata sul libero scambio, che però soffocò la nascente industria italiana, esponendola agli attacchi del più forte capitalismo d'Oltralpe. Un altro grave problema che affliggeva il paese, la difformità legislativa lungo la penisola, fu risolto mediante l'accentramento dei poteri (accantonando i progetti di autonomie locali proposti da Marco Minghetti), estendendo la legislazione piemontese a tutta la penisola e dislocandovi in modo capillare le prefetture come strumento di governo. Anche il sistema scolastico fu riformato e uniformato in tutta Italia a quello piemontese (legge Casati) nel 1859. Fu poi istituita la coscrizione obbligatoria.

Risanamento del bilancio

La Destra impose anche un pesante fiscalismo, al fine di finanziare le opere pubbliche di cui il Paese aveva bisogno per competere con le altre potenze europee. Nel 1875, con Marco Minghetti, venne raggiunto il pareggio di bilancio. La ricchezza nazionale aumentò in due scaglioni tra il 1860 e il 1880. Nella prima fase aumentò tramite le imposte dirette, che riguardavano i redditi di origine agraria, nella seconda fase invece con le imposte indirette, colpendo maggiormente i ceti meno abbienti. Nel 1868 venne introdotta la tassa sul macinato (per la precisione, sulla macinazione dei cereali) scatenando così proteste popolari con assalti ai mulini, distruzione dei contatori, invasioni di municipi. Al termine di questa rivolta contadina si contarono molti arrestati, feriti e morti.

I rapporti con la popolazione

Tutti questi provvedimenti resero più complicato l'inserimento dei nuovi territori nel Regno. A causa principalmente di provvedimenti visti come insensati ed odiosi da parte della popolazione, vale a dire l'imposta sul macinato e il servizio militare obbligatorio, la Destra favorì, in un certo senso, lo sviluppo del Brigantaggio,che era storicamente endemico di vaste regioni del Regno delle Due Sicilie e dello Stato della Chiesa, cui rispose con particolare durezza attraverso la legge Pica e il dispiegamento nell'Italia centro-meridionale di oltre 120.000 soldati, imponendo, in pratica, uno stato di guerra al Sud. Stando alle informazioni ufficiali del nuovo Regno d'Italia, dal settembre del 1860 all'agosto del 1861 ci furono nell'ex Regno delle Due Sicilie 8.964 fucilati, 10.604 feriti, 6.112 prigionieri, 13.529 arrestati, e più di 3.000 famiglie perquisite. Questo fu uno dei motivi che incoraggiarono l’emigrazione dalle regioni meridionali d’Italia.

Politica estera

In politica estera, la Destra storica fu assorbita dai problemi del completamento dell'Unità d’Italia; il Veneto venne annesso al Regno d'Italia in seguito alla terza guerra d'indipendenza (1866). Per quanto riguarda Roma, la Destra cercò di risolvere la questione con la diplomazia, ma si scontrò con l'opposizione di Papa Pio IX, di Napoleone III e della Sinistra. Alla caduta di Napoleone III dopo la guerra franco-prussiana, l’Italia attaccò lo Stato Pontificio e conquistò Roma, che diventò Capitale nel 1871. Il Papa si proclamò prigioniero e lanciò violenti attacchi allo Stato italiano, istigando una forte campagna anticlericale da parte della Sinistra. Il governo regolò i rapporti con la Santa Sede con la legge delle guarentigie, non riconosciute dal Papa. Il Pontefice non riconobbe la legge e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana, secondo la formula "né eletti, né elettori" (non expedit).

Fine della Destra Storica

L'era della Destra finì nel 1876: il governo Minghetti fu messo in minoranza dallo stesso Parlamento, che rifiutava la nazionalizzazione delle neonate ferrovie, cosicché il primo ministro dovette dare le dimissioni. Era stata attuata la rivoluzione parlamentare: per la prima volta un capo del governo veniva esautorato non per autorità regia, bensì dal Parlamento. Il re Vittorio Emanuele II, preso atto delle dimissioni, diede l'incarico di formare un nuovo governo al principale esponente dell'opposizione, Agostino Depretis. Iniziava l'era della Sinistra storica. Gli esponenti della Destra storica che continuarono in un ruolo di opposizione parlamentare, e che in prevalenza provenivano dalla Toscana, furono chiamati dai loro avversari "consorteria". Montanelli, nella sua "Storia d'Italia" mette in risalto come la Destra sia caduta dopo aver raggiunto i suoi due obbiettivi principali, l'Unità d'Italia ed il pareggio del bilancio, come se fossero venuti a mancare le ragioni che la mantenevano in vita.

Divisioni e dissidi interni

Subito dopo le prime elezioni nel neonato Regno d'Italia, la Destra storica si divise in due "correnti" differenziate in base alla zona d'elezione: -i piemontesi, eredi della Destra storica che aveva caratterizzato il Regno di Sardegna, formarono una "Associazione Liberale Permanente" ("tutta piemontese, anche se non tutti i piemontesi vi parteciparono", come scrisse Montanelli) -i tosco-emiliani, sostenuti da lombardi e dai politici meridionali, formarono un gruppo, chiamato dispregiativamente "Consorteria" dai piemontesi. Con il tempo questa divisione (che pure aveva lacerato la Destra storica, come nelle elezioni del 1864, quando gli uomini della Permanente non esitarono a cercare alleanze con i garibaldini della Sinistra storica, anch'essa divisa) lasciò il posto ad una divisione di tipo personale: i due principali leader delle varie anime della Destra, Sella e Minghetti, infatti, erano impegnati in una battaglia personale. Le Destre concordavano solo sulla necessità di raggiungere il pareggio di bilancio e sulla sconvenienza delle riforme democratiche volute dalla Sinistra. Non va inoltre dimenticato che al gruppo "originale" della Destra storica, formato da settentrionali liberali, si erano aggiunti dei "nuovi arrivati" cioè i borghesi meridionali, conservatori. Le divergenze fra queste due anime saranno di non poco conto. [2]

Note

  1. ^ Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Ufficio Centrale di Statistica Statistica elettorale politica. Elezioni generali degli anni 1861, ecc... Roma, Tipografia Cenniniana, 1876.
  2. ^ Indro Montanelli, "Storia d'Italia", volume 32

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