Deposizione (Stella, Madonna del Sasso)

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Deposizione
AutoreFermo Stella
Data1541
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni155×120 cm
Ubicazionesantuario della Madonna del Sasso, Boleto

La Deposizione conosciuto anche come la Pietà di Cristo è un dipinto olio su tavola di Fermo Stella eseguito nel 1541 e collocato come pala dell'altare maggiore del santuario della Madonna del Sasso di Boleto frazione di Madonna del Sasso in provincia di Novara.[1]

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera conserva nella parte inferiore ai piedi di Cristo, su di un cartiglio, la firma e la data d'esecuzione: «Firmo Stella de Caravagio me pinxe in 1541». La datazione fu più volte mal interpretata nel 1547 perché sul territorio furono denunciati eventi miracolosi nel 1543 e si ritenne che l'opera fosse stata realizzata a seguito di questi fatti[2] ma i micro ingrandimenti della tavola hanno confermato la datazione che anticipa questi eventi ritenuti straordinari.[1] I numeri sono scritti in lettere latine contrariamente alle opere conservate a Torino e a Teglio a indicare la volontà dell'artista caravaggino di mostrare la sua cultura vulgata.

Il dipinto è conservato come pala dell'altare maggiore ed è proteggo da una grata inserita nel XIX secolo. La tavola risulta essere tra i primi lavori commissionati durante la costruzione del santuario che fu terminato nel 1540. La tavola era originariamente inserita in un altare ligneo completato con le tavolette raffiguranti i misteri del santo Rosario poi andati perduti quando il lavoro fu collocato sull'altare maggiore nel Settecento, altare realizzato con la ricostruzione dell'edificio che fu ultimato nel 1748.[3]

Il dipinto fu ritenuto da subito di valore, ne venne infatti realizzata una copia su tela, poi conservata in sagrestia, che copriva l'originale così che fosse protetto, e che veniva rimossa solo nelle occasioni importanti. Questa riporta la scritta: «1772 dipinto da Lorenzo Peracino del Bosco di Cellio copiato dall'originale dipinto da Fermo Stella discepolo del divoto e famoso Gaudenzio di Valduggia». Questo conferma come era conosciuto l'artista nella valli novaresi, nella sua qualità d'importante allievo di Gaudenzio Ferrari.[4]

Secondo lo storico Renato Verdina l'artista si trovo a lavorare in una situazione mistica, coinvolto da questi eventi che erano accaduti e che avevano portato alla costruzione del santuario mariano. Dell'opera scriverà il critico Angelo Torre: “l'opera pervasa da un sentimento struggente di malinconia”.[5] Nel medioevo questo tipo di raffigurazioni non erano solo devozionali, ma dovevano essere un medium oggettivo per portare i fedeli alla fede con attenzione particolare al culto della morte.

La raffigurazione riprende quelle classiche quattrocentesche e post leonardesche di Luini, simile al dipinto Deposizione nella chiesa di Santa Maria Assunta di Armeno, eseguito dallo Stella nel 1548. Il dipinto raffigura i santi Nicodemo e Giuseppe di Arimatea posti alla sinistra della tavola nell'atto di reggere il corpo senza vita di Cristo. Sul lato destro sono raffigurati i santi Giovanni Evangelista e Maria Maddalena mentre la Vergine inginocchiata è posta di fianco al Figlio. Dietro ai personaggi l'artista ha dipinto un paesaggio con il monte Calvario sul lato sistro e sul sinistro una città torrita, posta dietro le pie donne. Il panneggio presenta ampie stesure dei colori rossi e verdi con sfumature intense di giallo ocra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Birolli.
  2. ^ Madonna del Sasso, su liceogalileiborgomanerogozzano.edu.it. URL consultato il 1º gennaio 2021.
  3. ^ Madonna del Sasso, su cittaecattedrali.it. URL consultato il 1º gennaio 2022.
  4. ^ Romano, Giovanni, Fermo Stella e Sperindio Cagnoli seguaci di Gaudenzio Ferrari. Una bottega d'arte nel Cinquecento padano, Cinisello Balsamo, Catalogo della mostra (Bergamo, settembre-dicembre 2006), Silvana Editoriale, 2006.
  5. ^ Angelo Torre, Culto e architettura in Madonna del Sasso. Sguardo a un monumento da scroprire, Novara, 1973.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Zeno Birolli, Fermo Stella, in Pittori bergamaschi del Cinquecento, Bergamo, 1976, p. 211.
  • Romano, Giovanni, Fermo Stella e Sperindio Cagnoli seguaci di Gaudenzio Ferrari. Una bottega d'arte nel Cinquecento padano, Cinisello Balsamo, Catalogo della mostra (Bergamo, settembre-dicembre 2006), Silvana Editoriale, 2006.