Cosa resterà (Irama)

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Cosa resterà
singolo discografico
Screenshot tratto dal video del brano
ArtistaIrama
Pubblicazione28 novembre 2015
Durata3:09
Album di provenienzaIrama
GenerePop rap
EtichettaWarner Music Italy
ProduttoreGiulio Nenna
Registrazione2015
FormatiDownload digitale, streaming
Irama - cronologia
Singolo precedente
Singolo successivo
(2016)

Cosa resterà è un singolo del cantautore italiano Irama, pubblicato il 28 novembre 2015 come primo estratto dal primo album in studio Irama. Il brano è entrato in rotazione radiofonica il 4 dicembre successivo.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il brano, composto da Irama stesso insieme a Giulio Nenna, è stato presentato per la prima volta dal vivo dal cantautore il 27 novembre 2015, in occasione della sua partecipazione all'ottava edizione del concorso canoro Sanremo Giovani, che gli ha consentito l’ammissione di diritto al 66º Festival di Sanremo nella categoria Proposte, manifestazione nella quale si è classificato settimo.[2][3]

Video musicale[modifica | modifica wikitesto]

Il video, diretto da Claudio Zagarini, è stato pubblicato il 29 gennaio 2016 attraverso il canale YouTube della Warner Music Italy.

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Testi di Filippo Maria Fanti, musiche di Giulio Nenna.

  1. Cosa resterà – 3:09

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2016) Posizione
massima
Italia[4] 100

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Andrea Vittori, Irama - Cosa resterà (Radio Date: 4-12-2015), su earone.it, EarOne, 2 dicembre 2015. URL consultato il 9 luglio 2018.
  2. ^ Gianmarco Regaldi, SOGNANDO SANREMO: Intervistiamo IRAMA, su allmusicitalia.it, All Music Italia, 27 gennaio 2016. URL consultato il 21 giugno 2016.
  3. ^ Redazione Web, SANREMO 2016, NUOVE PROPOSTE: ECCO CHI SONO I GIOVANI IN GARA, su deejay.it, Radio Deejay, 21 gennaio 2016. URL consultato il 21 giugno 2016.
  4. ^ Classifica settimanale WK 7 (dal 2016-02-12 al 2016-02-18), su fimi.it, Federazione Industria Musicale Italiana, 19 febbraio 2016. URL consultato il 20 febbraio 2016.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]