Chiesa di Santa Maria Maggiore (Ferentino)

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Chiesa abbaziale di Santa Maria Maggiore
Esterno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàFerentino
Coordinate41°41′26.66″N 13°15′18.84″E / 41.690739°N 13.255232°E41.690739; 13.255232
ReligioneCattolica di Rito romano
Diocesi Frosinone-Veroli-Ferentino
Stile architettonicogotico
Inizio costruzione1135
Completamento1150

La chiesa di Santa Maria Maggiore è una chiesa abbaziale di Ferentino, della diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino. La sua costruzione risale al 1135, per opera dei Monaci Cistercensi presenti nella zona, in Ferentino, Fossanova e Casamari.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

veduta del lato est

Le chiese precedenti, sulle quali è stato eretto l’attuale edificio, sono state cattedrali fino all’anno 1108. Una traccia della chiesa del IX secolo è tuttora conservata: si tratta della dedica fatta da Papa Leone IX (1049-1054), arrecante la scritta “+ DE DONIS DEI BEATAE DEI GENITRICI SEMPERQUE BIRGINI DOMINAE NOSTRAE LEO HUMILIS(traduzione “+ Per grazia di Dio alla Beata Madre di Dio e sempre Vergine nostra Signora l’umile Leone”).

La chiesa, secondo alcune fonti, è stata costruita prima del 1150[1]: un documento conservato presso l'archivio vescovile di Ferentino testimonia che proprio nel 1150, il pontefice Eugenio III “in questa città, nella chiesa di Santa Maria Maggiore, consacrò molti Vescovi”[2].

I monaci cistercensi, dal 1135 circa, ne avviarono la costruzione terminandola nello spazio di dieci anni; in quel periodo S. Bernardo di Chiaravalle rinnovò l'ordine benedettino trapiantando alcuni monaci francesi proprio a Ferentino, per promuovere la vita religiosa in quest'area[3]. La costruzione fu avviata sopra i ruderi[4] di un tempio vetusto del IV secolo che è stato cattedrale fino al 1108[3].

All'edificazione della chiesa contribuirono anche le cospicue offerte del Comune e di Federico II di Svevia[5]; nel XIII secolo, il Comune si fece carico di un "elemosina" di cento soldi, da versare annualmente e traendoli dai proventi comunali.[6]

Tra la fine del 1700 ed i primi del 1800, il monumento ha subito alcune modifiche e trasformazioni nel suo interno: alcuni intonaci hanno nascosto delle linee gotiche, riportate alla luce con un restauro della Sopraintendenza ai Monumenti del Lazio[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

xilografia della facciata principale e del lato nord

Veduta generale[modifica | modifica wikitesto]

La chiesta, in stile gotico -cistercense, è interamente costruita in travertino; è edificata su di un contrafforte in opera poligonale. L'edificio ha subito diversi restauri, fin dal 1884[7] sino agli anni settanta: gli interventi di restauro hanno interessato maggiormente il tetto e la pavimentazione.

Nel 1977, altri interventi di restauro e consolidamento, hanno interessato la facciata e l'apparato decorativo, i pilastri e le fondamenta della navata destra e del muro di terrazzamento poligonale.[4]

Facciata Principale[modifica | modifica wikitesto]

La facciata è orientata ad Occidente; rispetto a quella costruita alle origini fu abbellita, in seguito, con le porte laterali, tre rosoni ed il portale di marmo[3]. I tre rosoni, presenti sulla facciata principale, corrispondono alle tre navate: il rosone principale, raffigura una rosa stilizzata ed è sormontato da un bassorilievo in marmo che riproduce Cristo Buon Pastore. Le porte di accesso sono tre: quelle laterali sono sormontate da lunette di marmo; la porta di accesso di sinistra è sormontata da due piccole teste ornamentali che, per tradizione, sono attribuite a Federico II di Svevia e Costanza d'Altavilla.

Sopra il rosone si può notare la statua in bassorilievo di Cristo Salvatore, con libro nella sinistra e destra nel gesto benedicente. Il portone principale è opera della prima metà del 1200, in sostituzione di quello originale: è sormontato dai bassorilievi degli evangelisti e dall'Agnello Pasquale; il protiro è sorretto da leoni stilofori. Per la costruzione del portone principale fu adoperato del marmo prelevato dal vicino teatro romano (II secolo): si può notare, su una pietra posta nello stipite destro, la scritta "AUGU(STUS)" e altre iscrizioni sul fianco del leone.

Tra il lato della porta principale e la porta di sinistra, si trova la pietra tombale che chiudeva il sepolcro di S. Ambrogio Martire, patrono della città di Ferentino e della diocesi Ferentino-Frosinone-Veroli. L'iscrizione sulla pietra "AMBROSIO Px J.P.E.S." (Ad Ambrogio Cristiano il Santo Vescovo Giovanni pose), testimonia che nella chiesa precedente a quella attuale, allora cattedrale, furono conservate le reliquie del Santo.[3]

interno della chiesa

Interno[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa è a pianta rettangolare, divisa in tre navate, coperte a tetto; il transetto e le absidi rettilinee, invece, sono coperte a volte a crociera.[5]

L'acquasantiera risale al XII secolo: raffigura un uomo che regge, con fatica, il vaso che contiene l'acqua santa; lo sforzo che compie l'uomo è indicato dall'iscrizione, in volgare, "u pesa", "come pesa". Inoltre, sulla stessa acquasantiera, è possibile trovare lo stemma comunale, a testimonianza del fatto che fu un dono del comune stesso.[5]

A sinistra della porta principale, o maggiore, è possibile ammirare un affresco, detto "Madonna delle Grazie", dei primi anni del 1200: raffigura la Vergine che sostiene con il braccio destro il Bambino che, a sua volta, regge con la mano sinistra un libro.

Sulla porta centrale è posta una tela che rappresenta l'Assunzione, opera del pittore Ferentinate Desiderio De Angelis, del 1801.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gazzetta Ciociara, 30/10/1974.
  2. ^ Archivio Vescovile di Ferentino, A-IV, p. 311.
  3. ^ a b c d e Luigi De Castris, Parrocchia abbaziale di S. Maria Maggiore.
  4. ^ a b Anna Maria Ramieri, Ferentino, dalle origini all'alto medioevo, Pro Loco Ferentino, giugno 1995, p. 213.
  5. ^ a b c Paesi d'Italia- Ferentino, Edizioni Albatros.
  6. ^ Statuti medioevali del Comune di Ferentino, rubrica 81, libro V.
  7. ^ ACS, Min.P.I., Dir. Gen. AA.BB.AA, II vers., b 461, fasc. 5049.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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