Chiesa di San Salvatore (Bologna)

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Chiesa del Santissimo Salvatore
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàBologna
Indirizzovia C. Battisti 16 angolo via Volto Santo 1 ‒ Bologna (BO) e via Cesare Battisti, 16
Coordinate44°29′38.22″N 11°20′19.32″E / 44.49395°N 11.338701°E44.49395; 11.338701
Religionecattolica di rito romano
TitolareGesù Salvatore
Arcidiocesi Bologna
Consacrazione1623
Stile architettonicoTardo manierista

La chiesa del Santissimo Salvatore è una chiesa di Bologna che si trova all'angolo tra via IV Novembre e via Cesare Battisti.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il luogo dove sorge fu dal 1136 sede dei Canonici regolari di Santa Maria in Reno che vi costruirono una propria chiesa, documentata fin dal 1056 e in seguito ristrutturata nel XV secolo.

Alla fine del XVI secolo si decise di abbattere la vecchia chiesa e costruirne una nuova più ampia e sfarzosa. Quindi tra il 1606 e il 1623 fu costruito da Vincenzo Porta l'attuale edificio, seguendo il progetto del padre barnabita Giovanni Ambrogio Mazenta e dell'architetto Tommaso Martelli.

Storicamente gestita dai Canonici regolari lateranensi , nel 2007 chiesa ed annesso convento passarono ai frati francesi della Comunità di San Giovanni, che ressero la chiesa fino al 2020. Dal 2021 la chiesa è passata alla Arcidiocesi di Bologna e vi si pratica l'adorazione eucaristica perpetua.[1][2]

Facciata[modifica | modifica wikitesto]

La facciata, dalle linee semplici, custodisce in quattro nicchie le statue in cotto rappresentanti gli evangelisti, opera di Giovanni Tedeschi e originariamente dipinte in finto bronzo. Altre tre statue in rame sono poste sulla sua sommità.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno

L'interno, composto da una sola navata, conserva varie opere d'arte nelle otto cappelle laterali. Tra le più importanti ricordiamo:

  • La Sacra Famiglia di Alessandro Tiarini, nella quarta cappella a sinistra.
  • Il polittico di Vitale da Bologna, nella quarta cappella a destra; risalente al 1353, rappresenta L'incoronazione della Vergine fra il presepe, il martirio di Santa Caterina e vari santi.
  • La Madonna della Vittoria, tavola tardo trecentesca di Simone dei Crocifissi originariamente conservata nella chiesa del Monte (oggi Villa Aldini).[3]
  • L'Ascensione di Cristo, grande pala realizzata tra il 1610 e il 1620 dal pittore ferrarese Carlo Bononi[4].

Al centro del pavimento è posta la tomba di Giovanni Francesco Barbieri, detto Il Guercino, che per lungo tempo fu accolto dai Canonici e volle essere sepolto nella loro sede nel 1666 con il fratello Paolo Antonio Barbieri.

Sulle due cantorie del transetto, poste simmetricamente ai lati dell'abside, si trovano altrettanti organi a canne risalenti al XVIII secolo; mentre quello di sinistra è privo delle canne interne, quello di destra (che racchiude materiale fonico di Vincenzo Colonna del 1621) è funzionante ed ha 14 registri su unico manuale e pedale.[5]

Addossato al lato sinistro della chiesa (ed invisibile dall'esterno) si erge il piccolo campanile, la cui cella campanaria (illuminata da bifore) contiene due antiche campane. La maggiore è opera del fonditore Ugolino di Toscolo, porta la data 1333 e risulta la più antica della città ancora montata su un campanile; il bronzo è purtroppo inservibile a causa della presenza di una crepa che lo rende completamente afono. La campana minore è invece stata fusa nel 1583 dal fonditore Antonio Censori e viene ancora oggi suonata per i richiami alle funzioni. Entrambe le campane sono inceppate sui caratteristici mozzi in legno "alla bolognese" e sono a completo azionamento manuale. Il castello (anch'esso interamente in legno) presenta l'alloggiamento anche per una terza campana (di cui è rimasto il relativo mozzo), ora scomparsa.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I frati lasciano il santuario degli Obici, su ilrestodelcarlino.it.
  2. ^ Messa per il 6° anniversario dell’Adorazione eucaristica perpetua, su chiesadibologna.it.
  3. ^ Madonna della Vittoria, su MIBACT - Segretariato Regionale per l'Emilia-Romagna.
  4. ^ Censimento dei Dipinti e Disegni Ferraresi, su censusferrarese.it. URL consultato il 23 agosto 2016.
  5. ^ O. Mischiati, p. 70.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marcello Fini, Bologna sacra: tutte le chiese in due millenni di storia, Bologna, Edizioni Pendragon, 2007.
  • Oscar Mischiati, Gli antichi organi della Provincia e dell'Arcidiocesi di Bologna. Regesto, in L'organo. Rivista di cultura organaria e organistica, Bologna, Patron, 2008 (XL), pp. 5-365, ISSN 0474-6376 (WC · ACNP).

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