Chiesa di San Mattia (Moio de' Calvi)

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Chiesa di San Mattia
Chiesa di San Mattia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàMoio de' Calvi
Indirizzopiazza IV novembre
Coordinate45°57′03.11″N 9°41′59.71″E / 45.950864°N 9.699919°E45.950864; 9.699919
Religionecattolica di rito romano
TitolareMattia (apostolo)
Diocesi Bergamo

La chiesa di San Mattia Apostolo è il principale luogo di culto cattolico di Moio de' Calvi, in provincia e diocesi di Bergamo; fa parte del vicariato di Branzi-Santa Brigida-San Martino oltre la Goggia.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa intitolata a san Mattia fu edificata nel XV secolo in località detta Cantoni separata dalla chiesa parrocchiale di Piazza Brembana il 3 dicembre 1484 con lo smembramento e la consacrazione il 17 agosto 1494, dalla parrocchia di San Martino dal vescovo Lorenzo Gabrieli. Il presbiterio fu dotato di aperture con la riparazione della pavimentazione di cui si conservano i documenti nel 1567.

La chiesa fu visitata da san Carlo Borromeo arcivescovo di Milano nell'autunno del 1575. Dagli atti si deduce che vi erano quattro altari intitolati ai santi Sebastiano e Rocco, Antonio abate, alla Madonna del Rosario e del Corpus Domini. Nel decennio successivo il battistero fu posto centrale alla chiesa.[1] Nei primi anni del Seicento la chiesa fu restaurata e decorata con i nuovi affreschi della navata e del presbiterio che coprirono quelli più antichi. Fu spostato il fonte battesimale in prossimità dell'ingresso, furono rifatta la pavimentazione e creato la zona cimiteriale.

L'edificio pare che comunque non rispondesse alle esigenze del territorio e il 23 febbraio 1687 fu autorizzato un nuovo ampliamento. Fu realizzata la scalinata d'accesso con la formazione di due nuovi altari e l'ampliamento della parte del coro con la conseguente posa del nuovo pavimento. I lavori risultano documentati dagli atti della visita pastorale del 13 luglio 1699 del vescovo Luigi Ruzzini. Dagli atti si deduce che furono chiuse due finestre e i nuovi altari furono dedicati al Suffragio e alla Madonna del Rosario. Nel 1941 il vescovo di Bergamo Adriano Bernareggi consacrò nuovamente la chiesa intitolandola a san Mattia Apostolo. Per l'occasione furono fatti lavori di tinteggiatura e di restauro degli altari.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio di culto preceduto da una gradinata che lo collega alla strada, è circondato dal sagrato di in pietra per la parte prossima alla facciata mentre il resto è prato. Si presenta con la facciata a capanna intonacata molto semplice. L'ingresso principale posto centralmente a sesto acuto, e tre aperture nella parte superiore di cui due rettangolari chiuse, mentre quella centrale a tutto sesto atta a illuminare l'aula.

La torre campanaria si presenta in stile romanico in serizzo rossiccio; probabilmente fu innalzata nel 1763 con le aperture a bifora della cella campanaria.[2]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno a navata unica è diviso da lesene e contro-lesene stuccate e decorate a lucido in quattro campate. La chiesa conserva tele del Seicento e del Settecento, poste nella zona presbiteriale: Gloria di Maria opera risalente al XVIII secolo di autore ignoto, Madonna col Bambino e Sant'Antonio della bottega del Giambettino Cignaroli anche questi settecenteschi. Sei piccoli tondi raffigurano i quattro evangelisti e due dottori della chiesa e san Lugi in meditazione è lavoro di Francesco Capella del 1784. Opera che fu esposta a Milano in occasione della mostra del 1991 sul Settecento lombardo. Le pitture della volta sono opera di Antonio Sibella, mentre la Via Crucis è lavoro del Novecento dei due gemelli Sarzilla che avevano lavorato presso Pietro Servalli. Ai due sacerdoti si deve il restauro nel 1993 di tutto il ciclo pittorico.[2] Interessanti opere lignee sono conservate presso la zona presbiteriale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b BeWeB.
  2. ^ a b Chiesa di San Mattia, su provinciabergamasca.com, Provincia bergamasca. URL consultato il 26 dicembre 2020.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]