Chiesa di San Giovanni Battista (Riva del Garda)

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Chiesa di San Giovanni Battista
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
LocalitàRiva del Garda
Coordinate45°53′39.1″N 10°49′47.7″E / 45.894194°N 10.829917°E45.894194; 10.829917
Religioneoriginariamente cattolica,
ora in rovina
TitolareGiovanni Battista

La chiesa di San Giovanni Battista è una chiesa cristiana in rovina situata nel comune di Riva del Garda, in provincia di Trento; è posta lungo la strada della Pinza che, da Riva, sale sul monte Rocchetta[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesetta in un dettaglio del quadro ex voto La partenza delle truppe del generale Vendôme, realizzato tra il 1704 e il 1728
Vista aerea dei ruderi
Interno

L'edificio sorse in epoca imprecisata non come chiesa, bensì per scopi militari: si trattava di una torre d'avvistamento posta a sorvegliare la strada della Pinza, antica e importantissima via di transito che, scalando il monte Rocchetta, portava da Riva alla val di Ledro e quindi in Lombardia; scavi archeologici al suo interno hanno altresì evidenziato reperti risalenti a molte epoche diverse[1][2].

Cessata la sua funzione militare venne riconvertita in luogo di culto, sfondando una delle pareti per aggiungervi l'abside. Non è chiaro quando ciò sia avvenuto, né perché la scelta dell'intitolazione sia ricaduta sul Battista: sicuramente era già stata adattata a chiesa entro il 1274, quando viene citata negli statuti di Riva avente funzione di limite oltre il quale non era consentito il legnatico (proibizione che rimase in vigore per secoli); nelle epoche successive viene menzionata in vari atti, spesso ancora in funzione di demarcazione del territorio[1][2]. Nel corso del Quattrocento vi venne costruito vicino un fortino da parte di Niccolò Piccinino, ora scomparso[1].

A partire dal XV secolo l'edificio ha fortune alterne; nel 1475 ne venne nominato custode un tal Iacobus murator (che aveva in carico anche le vicine chiese di San Brizio e Santa Maria Maddalena), per evitare che venisse adibita a scopi profani; nel 1488 era in condizioni precarie, e venne affidata ad un tal Martino Asiati; sono documentati lavori imprecisati l'anno seguente, ma negli atti dei due secoli successivi emerge che la struttura (che avrebbe dovuto essere mantenuta dalla comunità di Riva) era lasciata sostanzialmente a sé stessa, al di là delle occasionali cure degli eremiti di Santa Maria Maddalena che l'avevano in custodia; nel 1694 venne quindi sospesa al culto[1].

Durante l'invasione del Trentino del 1703 venne gravemente danneggiata dalle truppe francesi del Vendôme; da quel momento, nonostante alcune spese per la manutenzione e la frequentazione una volta l'anno per la processione del Venerdì Santo, l'edificio cominciò ad andare in rovina, e nel 1723 le sue condizioni erano talmente gravi che venne minacciata la sospensione a divinis per il sacerdote che si fosse azzardato a celebrarvi la Messa[1][2].

L'autorità vescovile ne ordinò la demolizione a più riprese (nel 1708, nel 1750 e poi di nuovo nel 1751), che però non venne mai eseguita; le rovine rimasero sommerse dalla vegetazione fino agli anni Novanta, quando vennero ripulite e consolidate per iniziativa della "Associazione Amici del Museo Civico di Riva del Garda"; nella stessa occasione venne anche recuperato un affresco frammentario raffigurante il leone di San Marco[1][2]. Al 2012 però i ruderi erano nuovamente in stato di abbandono[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Ecclesiae, pp. 374-378.
  2. ^ a b c d e OGGETTO: salvaguardia manufatti storica sulla via “IN MONTIBUS”, su Associazione Araba Fenice. URL consultato il 30 ottobre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Codroico, Maria Luisa Crosina, Mauro Grazioli, Ferdinando Martinelli, Francesca Odorizzi, Marina Poian, Romano Turrini, Ecclesiae - Le chiese nel Sommolago, Il Sommolago, 2000.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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