Chiesa di San Benedetto alle Venelle

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Chiesa di San Benedetto alle Venelle
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Campania
LocalitàLettere
Coordinate40°42′37.99″N 14°33′10.94″E / 40.710552°N 14.553039°E40.710552; 14.553039
Religionecattolica di rito romano
TitolareBenedetto da Norcia
OrdineBenedettino
Arcidiocesi Sorrento-Castellammare di Stabia

La chiesa di San Benedetto alle Venelle, conosciuta anche come grotta di San Benedetto alle Venelle, è una chiesa rupestre in rovina ubicata a Lettere.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Non si conosce la data precisa di costruzione della chiesa: dai resti degli affreschi è possibile datare la sua edificazione in un periodo collocabile tra l'XI e il XII secolo[1]. Si trattava, come ricordato dal nome, di un insediamento benedettino, i quali, nel Medioevo, si occupavano della gestione dei territori circostanti, nonché della bonifica dei campi e dell'agricoltura[1].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa era intitolata a san Benedetto poiché gestita da monaci benedettini, mentre il toponimo Venelle deriva dalle vene d'acqua che scendevano lungo la roccia, raccolte dei monaci per soddisfare i loro bisogni quotidiani[1]. È posta poco distante dal castello di Lettere, addossata a una parete rocciosa, in posizione panoramica sulla valle del Sarno[2].

Della struttura restano solo poco tracce di muratura: era dotata di una facciata con copertura a vela[2], a cui seguiva un ambiente rettangolare che a sua volta immetteva in una piccola area con fondo absidato[3]; questo divideva la chiesa dalla roccia retrostante, ma venne abbattuto poiché si supponeva che nell'intercapedine che si veniva a formare fossero nascosti degli oggetti, ipotesi poi rivelatasi errata[3]. L'abside, di cui rimane una base alta circa 50 centimetri[2], aveva al centro un affresco raffigurante la Madonna in trono con Bambino e due santi, su un fondo a fasce gialle, rosse e verdi, completamente perduti[3]; sul lato sinistro si conserva l'affresco di un motivo a scacchiera a righe rosse con al centro cerchi di colore giallo mentre su quello di destra erano dipinti tre santi di cui restano visibili solo i piedi: i santi erano racchiusi in una cornica rossa, alla cui base era possibile leggere la scritta "Ego Ioh", riferita probabilmente all'autore degli affreschi[1]. Altro affresco superstite si trova nell'ambiente rettangolare, ossia una cornice verticale rossa con rombi e tratti orizzontali bianchi[4]. Tutti gli affreschi sono stati realizzati tra l'XI e il XII secolo[1]. Intorno ai ruderi della chiesa, nella roccia, sono presenti delle cavità naturali, presumibilmente utilizzate come romitori o luoghi di sepoltura[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Domenico Camardo, Paola Marzullo e Mario Notomista, Il castello di Lettere, Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi Editore, 2020, ISBN 978-88-85867-10-9.