Cesare Maria De Vecchi

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Cesare Maria De Vecchi (Casale Monferrato, 14 novembre 1884Roma, 23 giugno 1959) è stato un militare e politico italiano.

Laureato in giurisprudenza (1906), e successivamente anche in Lettere e Filosofia (1908), fu un avvocato di successo a Torino e partecipò alla vita culturale della città essendo, per esempio, per ben due volte segretario della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino. Riguardo la prima guerra mondiale non fu interventista. Prese parte a tutta la guerra fin dal primo giorno essendo già sotto le armi allo scoppio della guerra stessa ed al suo ritorno dal fronte aderì al movimento fascista, di cui rappresentò sempre il volto monarchico e "moderato". Presidente degli ex-combattenti torinesi e il 15 maggio 1921 venne eletto deputato nel collegio di Torino; aderì al gruppo fascista di cui fu nominato vice segretario senior essendone presidente Mussolini e vice segretario junior Costanzo Ciano.

Comandante generale della Milizia nel 1923, partecipò da quadrumviro alla marcia su Roma, anche se non approvò questa scelta. Egli rappresentò all’interno del movimento fascista l’ala di tendenza monarchica e legittimista. Fu sostenitore di un governo Salandra con la partecipazione dei fascisti. Sottosegretario all'Assistenza militare e Pensioni di guerra e poi nel 1923 al Tesoro.

Dal 21 maggio 1923 al maggio 1928 fu governatore della Somalia, una carica che lo allontanò dalla scena politica nazionale. Successivamente ottenne il titolo di conte di Val Cismon (in ricordo del combattimento da lui sostenuto insieme a quattro suoi bombardieri al Ponte di Corlo nella Val Cismon nell'ottobre del 1918). Giunto in Somalia, De Vecchi, trovò soltanto una parte del paese sotto il controllo del governo coloniale italiano ed in base ad una legge del governo italiano provvide a portare sotto il controllo diretto anche i territori dei sultanati di Migiurtinia e di Obbia che erano fino ad allora protettorati. Nel 1925 fu nominato senatore dopo un primo tentativo andato a vuoto nel 1924. Dal giugno del 1929 fu il primo ambasciatore presso il Vaticano dopo il Concordato, carica che mantenne fino al gennaio del 1935.

Ebbe anche importanti incarichi quale commissario agli archivi di Stato nel 1934 e dalla quale si dimise perché divenuto ministro dell'Educazione Nazionale (24 gennaio 1935-15 novembre 1936). Fu anche presidente della giunta centrale per gli studi storici e della Società Nazionale per la Storia del Risorgimento e fu il fautore di una ipotesi storica che faceva iniziare il Risorgimento con l'assedio di Torino del 1706 e dava particolare importanza alla casa di Savoia in questo movimento politico. Durante la sua carriera politica ricoprì anche l’incarico di membro della commissione per l'esame dei Patti Lateranensi (16 maggio 1929), membro della commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (27 dicembre 1929-19 gennaio 1934), (1 maggio 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione consultiva per la determinazione degli enti che possono proporre candidati alle elezioni politiche (7 dicembre 1932), membro della commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (22 marzo 1933-19 gennaio 1934), membro della commissione per l'esame del disegno di legge "Costituzione e funzioni delle Corporazioni" (8 gennaio 1934), presidente della commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori (30 aprile 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione per il regolamento interno (1 maggio 1934-24 gennaio 1935. Decaduto), membro della commissione delle Forze Armate (17 aprile 1939-5 agosto 1943).

Nel novembre del 1936 si recò in visita a Rodi, per assistere ad alcune inaugurazioni, al suo ritornò avanzò a Mussolini la richiesta di assumere il governatorato dell'Egeo. Il Duce approvò la richiesta, e De Vecchi divenne "Governatore del Possedimento Italiano delle Isole dell'Egeo", fino al 27 novembre 1940. La motivazione di questo nuovo incarico fuori dall'Italia fu determinata dagli scontri che il de vecchi ebbe con Starace e Farinacci e pertanto dalla inimicizia del partito nei suoi confronti. Ma anche, come annotò Galeazzo Ciano, dalla necessità di "allontanare l'uomo dall'Italia pur affidandogli una carica prestigiosa".

Il 15 agosto 1940, ben prima della dichiarazione ufficiale italiana di guerra alla Grecia (28 ottobre 1940), il sommergibile italia "Delfino", silurò presso l'isola di Tinos, un vecchio incrociatore leggero greco, l'"Helli", che partecipava in rappresentanza del Governo greco ad una festività. Tutto ciò avvenne su ordine preciso e documentato di Mussolini trasmesso con lettera autografa dall'ammiraglio Cavagnari, Sottosegretario alla Marina Militare. Ebbe numerosi attriti con gli stati maggiori e anche con Badoglio allora capo di stato maggiore generale a causa degli scarsi rifornimenti che venivano mandati alle isole e al suo assoluto dissenso della guerra alla Grecia.

Nel dicembre del 1940 al suo rientro in Italia, De Vecchi non ebbe più alcun incarico ufficiale sino al luglio del 1943 e rimase solo membro del Gran Consiglio come era dalla sua fondazione. Il 24 Luglio del 1943 quando, convocato per la seduta del "Gran Consiglio del Fascismo", votò in favore dell'ordine Grandi, che esautorava Benito Mussolini dal suo ruolo di comandante delle Forze Armate e assunse il comando della 215 divisione costiera in Toscana. Per questo, dopo la liberazione di Benito Mussolini e la costituzione della R.S.I., fu condannato a morte in contumacia durante il processo di Verona. De Vecchi si salvò anche grazie alla protezione dei salesiani che lo tennero nascosto in Italia. Procuratosi un passaporto paraguayano, si trasferì nel giugno 1947 in Argentina.

Importante anche la sua carriera militare, partecipò ad entrambe le guerre mondiali, distinguendosi in entrambe per il suo coraggio. Durante la Grande Guerra fu capitano di artiglieria durante la seconda guerra mondiale arrivò al grado di generale di brigata. Conquistò sul campo tre volte la medaglia d’argento e due volte quella di bronzo al valor militare.

Tante le onoreficenze riconosciutegli in vita, tra queste: Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia 11 giugno 1922, Grande cordone dell'Ordine della Corona d'Italia 18 novembre 1923, Commendatore dell'Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro 17 dicembre 1922, Grande cordone dell'Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro 24 giugno 1929, Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, medaglia di bronzo al valor Civile, Ordine dello Speron d'Oro Grande ufficiale dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia.

Oltre alle cariche istituzionali, ricoprì anche quella di presidente dell'Istituto per la storia del Risorgimento (agosto 1933), fu anche socio nazionale dell'Accademia dei Lincei (6 maggio 1935-4 gennaio 1946), nonché presidente della Cassa di risparmio di Torino. Ritornò in Italia solo nel giugno 1949, a seguito dopo che la Cassazione aveva "cassato" senza rinvio la sentenza della corte d'appello di Roma II Sezione Speciale nella quale è condannato ad anni 5 di reclusione, condonati, per aver promosso e diretto la marcia su Roma, con le attenuanti generiche e l’attenuante di cui all’art.7 lett.b DLL 27-7-44 n.159.