Cephalophus nigrifrons

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Cefalofo dalla fronte nera[1]
Stato di conservazione
Rischio minimo[2]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Artiodactyla
Famiglia Bovidae
Sottofamiglia Cephalophinae
Genere Cephalophus
Specie C. nigrifrons
Nomenclatura binomiale
Cephalophus nigrifrons
Gray, 1871

Il cefalofo dalla fronte nera (Cephalophus nigrifrons Gray, 1871) è un piccolo cefalofo originario dell'Africa centrale e centro-occidentale.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente, gli studiosi riconoscono sei sottospecie di cefalofo dalla fronte nera[1]:

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il cefalofo dalla fronte nera è un'antilope attiva e resistente[3], chiamata così per la larga striscia nera che corre dal naso alla fronte[4], la quale distingue questa specie da tutti gli altri cefalofi dell'Africa[5]. Misura 80–170 cm di lunghezza, ha una coda di 7,5–15 cm e pesa 14–18 kg. Il suo manto lucente è costituito da peli di colore rosso, castano o marrone-rossastro scuro[4][5][6], che divengono più sottili e più scuri, quasi neri, sulle lunghe zampe[4][6]. La breve coda è nera con la punta bianca[5], e gli zoccoli, straordinariamente lunghi e sottili, permettono all'animale di muoversi con facilità sui terreni paludosi in cui si spinge di frequente[6]. Sia il maschio che la femmina possiedono brevi corna appuntite[3], di 4–12 cm di lunghezza[5], impiegate nei combattimenti tra conspecifici e per difendersi dai predatori[3]. La sottospecie C. n. rubidus (il cefalofo dalla fronte nera del Ruwenzori), considerato da alcuni una specie a parte, differisce dalle altre per avere il ventre bianco e un mantello più folto[5].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il cefalofo dalla fronte nera vive nell'Africa centrale, dal Camerun meridionale fino a Kenya occidentale e Angola settentrionale[3][6]. Il cefalofo dalla fronte nera del Ruwenzori si incontra solamente sulla Catena del Ruwenzori, un gruppo montuoso situato al confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo[5][6].

Questa piccola antilope abita nelle foreste di montagna, di pianura e in quelle paludose[4][5][6], dal livello del mare fino a 3.500 m di quota[4][6], e viene spesso avvistata in aree palustri o nei pressi di fiumi e torrenti[6].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

I cefalofi sono animali timidi che si spostano da soli o in coppia[3]. Come i loro simili, le coppie di cefalofi dalla fronte nera occupano un territorio marcato con le secrezioni odorose prodotte dalle ghiandole poste sulla faccia[4]. Attivo sia di giorno che di notte[6], il cefalofo segue sempre percorsi regolari che si snodano dal rifugio in cui riposa alla zona di foraggiamento, dove consuma una vasta gamma di frutti e piante succulente[4][6]. Le informazioni riguardo al ciclo vitale di questa specie sono carenti, ma un esemplare in cattività è vissuto quasi 20 anni[3].

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Come gli altri cefalofi, anche quello dalla fronte nera ha dovuto subire gli effetti della caccia e della distruzione dell'habitat[3][5]. Dal momento che in alcune parti dell'Africa centrale la popolazione umana è in rapida espansione, la caccia data a questo animale si sta facendo più incessante e le zone di habitat disponibile stanno diminuendo sempre più, a causa dell'avanzata degli insediamenti umani e delle aree coltivate[2][3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Cephalophus nigrifrons, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  2. ^ a b (EN) IUCN SSC Antelope Specialist Group 2008, Cephalophus nigrifrons, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  3. ^ a b c d e f g h Nowak, R.M. (1999) Walker's Mammals of the World. Johns Hopkins University Press, Baltimore, Maryland.
  4. ^ a b c d e f g Kingdon, J. (1997) The Kingdon Field Guide to African Mammals. Academic Press Ltd, London.
  5. ^ a b c d e f g h Stuart, C. and Stuart, T. (1997) Field Guide to the Larger Mammals of Africa. Struik Publishers, Cape Town.
  6. ^ a b c d e f g h i j Wilson, V.J. (2005) Duikers of Africa: Masters of the African Forest Floor. Zimbi Books, Pretoria, South Africa.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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