Castello Reale di Racconigi

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Facciata del Castello di Racconigi

Il Castello Reale di Racconigi è situato a Racconigi, in provincia di Cuneo ma poco distante da Torino. Era residenza ufficiale del Ramo dei Savoia-Carignano e fa parte delle Residenze Sabaude entrate nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.

Fa parte anche del sistema dei "Castelli Aperti" del Basso Piemonte e si presenta come un'imponente palazzetto in mattoni rossi e tetti a pagoda, orientaleggianti, a più padiglioni. Dimora preferita di Carlo Alberto di Savoia e di tutti i re d'Italia della dinastia sabauda, è ora polo culturale e museale.

Storia

Le prime notizie del castello di Racconigi si hanno intorno all'anno mille, quando Bernardino di Susa ricostruì un antico maniero, lasciandolo alla sua morte a dei frati cistercensi.

Nel XIII secolo, Racconigi entra a far parte delle proprietà dei Marchesi di Saluzzo, poi dei Falletti, quindi degli Acaja e poi ancora ai Saluzzo. Nella seconda metà del XVI secolo Racconigi entra nei domini sabaudi e nel 1620 il duca Carlo Emanuele I di Savoia lo regala a suo figlio Tommaso Francesco di Savoia (capostipite dei Savoia-Carignano). In quegli anni il castello è un'alta fortezza in mattoni a pianta quadrata, con quattro grandi torri angolari, fossato, ponte levatoio e un alto mastio laterale.

Il figlio di Tommaso, Emanuele Filiberto commissionò a Guarino Guarini la completa trasformazione della fortezza in villa di delizie. Egli innalzò, occupando la corte, un grande corpo centrale con tetto a pagoda; inoltre, al posto delle due torri angolari della facciata nord, sviluppò due grandi padiglioni di quattro piani con tetto a cupola a pianta quadrata e lanterne in marmo bianco.

Nella seconda metà del XVIII secolo un altro Carignano, Ludovico Luigi Vittorio commissionò un rifacimento degli interni, innalzò le due torri della facciata a sud, rivestendole di stucchi e decori neoclassici così come l'ingresso, con 4 colonne corinzie e frontone triangolare. Progettò inoltre lo scalone a rampe spezzate nella facciata nord.

L'ultimo principe di Carignano (poi Re di Sardegna) Carlo Alberto ritenne necessario ingrandire e abbellire ulteriormente il castello, che avrebbe dovuto rappresentare la grandezza del regno sabaudo. Affidò i lavori all'architetto di corte Ernesto Melano. Egli innalzò l'antica struttura quadrata attorno al corpo centrale, costruì due bracci laterali (terminanti con due piccoli padiglioni a pagoda) collegati a C con i padiglioni della facciata nord. Costruì inoltre uno scenografico scalone alla facciata sud.

Trascurato dai successori di Carlo Alberto, con l'avvento al trono del Re Vittorio Emanuele III nel luglio del 1900, il Castello tornò ad essere sede delle Reali Villeggiature estive, a partire dal luglio del 1901. Sempre amato dai sovrani sabaudi, nel 1904 nacque qui, negli appartamenti del secondo piano, l'ultimo re italiano Umberto II che lo ricevette come dono di nozze nel 1930 e qui raggruppò la quadreria dei ritratti di famiglia (circa 3.000 quadri) e tutte le notizie sulla Sindone. Fra i ritratti di famiglia vi sono quelli delle più nobili dinastie d'italia come gli Armagnac, I Carmagnola, gli Agliè, i Calvi, i Valois e i Cicogna.

A seguito del referendum in cui i beni appertenenti al re furono avocati dallo stato, le loro altezze reali le principesse Jolanda, Giovanna e gli eredi della gia scomparsa Mafalda intentarono una causa sulla illegittimità della donazione del 1930. La corte di cassazione accolse tale ricorso decretando che solo un quinto del palazzo fosse confiscabile, ma che allo stato italiano fosse garantito il diritto di prelazione in caso di vendita a privato. "Barattando" il quinto avvocabile con un servizio di argenteria del Quirinale, la famiglia Reale riusci a tenere il possesso del palazzo a loro piu caro. Nel 1980, dopo 46 anni di esilio, l'ormai ex-re Umberto II si convinse, sicuro di nn poterne più usufruire, a vendere il castello, che venne comprato dallo Stato Italiano. Unico desiderio che l'ex sovrano mise come clausola alla vendita fu che il castello potesse diventare un centro studi dinastico sui Savoia. Ora il castello, che fu sempre in uso sino al 1946, è in granparte visitabile ed è oggetto lievi restauri, comprensibili dopo gli anni dell'abbandono.

Il parco

Il castello si affaccia a nord verso un imponente parco, di circa 180 ettari, progettato nel XVII secolo sui progetti inviati dal parigino André Le Notre nello stile alla francese, vale a dire costituito da lunghi viali, bacini d'acqua e aiuole fiorite. Nella seconda metà del Settecento l'architetto Pelagio Palagi realizzò piccole architetture come il tempietto dorico sulla riva del lago, la dacia russa (costruita in onore dello zar Nicola II di Russia in visita in Piemonte), la fagianaia. Altro edificio di spicco è la chiesa gotica, cara alla nonna di Carlo Alberto, Giuseppina di Lorena. Di grande pregio il complesso rurale cosìdetto della Margaria, disegnato in stile neogotico dal Palagi precursore delle moderne aziende biologiche; in cui sorge anche una grande serra con un sistema di riscaldamento all'avanguardia per il periodo in cui venne costruita. Nel 1876 Carlo Alberto chiamò il prussiano Xavier Kurten per riformare lago, corsi d'acqua, colline e filari d'alberi secondo lo stile romantico in voga nell'Ottocento, così com'è in forme attuali.

Con l'esilio anche il parco fu abbandonato e soltanto nel 1980 con l'acquisto da parte dello stato Italiano iniziarono degli studi a riguardo. Successivamente, nel 1997, con l'introduzione dell'estrazione bisettimanale del lotto si ebbe la disponibilità economica necessaria per dare inizio all'opera di recupero delgli ormai scomparsi sentieri, corsi d'aqua e del maestoso lago. Recentemente si è pensato di ripopolare l'immenso parco con animali che lo abitavino sin dai tempi di Carlo Alberto facendolo tornare non solo all'antico splendore ma anche renderlo "vivo".

Collegamenti esterni

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