Castello-palazzo di Alaquàs

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Castello-palazzo di Alaquàs
Localizzazione
StatoBandiera della Spagna Spagna
LocalitàAlaquàs
IndirizzoCarrer Pare Guillem, 2
Coordinate39°27′28.17″N 0°27′24.49″W / 39.457825°N 0.456803°W39.457825; -0.456803
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI secolo
StileRinascimento
Realizzazione
ProprietarioAjuntament d'Alaquàs
Esterno del Castello di Alaquàs.

Il castello-palazzo di Alaquàs, noto anche come castello delle Quattro Torri o Palazzo degli Aguilar è una delle dimore nobiliari spagnole costruite durante l'epoca di decadenza feudale del XVI secolo. È situato ad Alaquàs (Valencia, Spagna).[1]

È un palazzo-castello di caratteristiche residenziali, con soffitti a cassettoni nei soggiorni, piastrelle, ornamenti, e importanti elementi architettonici che annunciano il Rinascimento. È carente, ciò nonostante, di segni esteriori, com'era abituale in quell'epoca in cui era utilizzata come fortezza per difendersi.

È stato dichiarato monumento storico e artistico il 21 aprile 1918 e bene di interesse culturale il 1º dicembre 1999.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Una volta conclusasi la conquista del Regno di Valencia per opera del monarca Giacomo I d'Aragona nel 1238, questi, provvedette a ricompensare con grande liberalità i cavalieri che lo avevano accompagnato e aiutato. Uno di loro fu Bernat di Castelló, proveniente dalla Catalogna, al quale, come premio ai suoi servizi, il Re cedette a lui e ai suoi le terre di Alaquàs, vicino a Valencia, con tutti i suoi diritti.

Dall'anno 1373 la famiglia Vilaragut riottenne la signoria di Alaquàs per quasi cento anni, la quale risiedette nella prima edificazione del secolo XIV, secondo i reperti incontrati dagli archeologi. La signoria è passata per le mani di diversi proprietari durante gli anni seguenti, finché nei primi decenni del XVI secolo, Jaime Garcia di Aguilar, a capo di una famiglia di giuristi che hanno ricoperto ruoli rilevanti durante l'epoca del re Giovanni II d'Aragona, si dichiarò signore nella pizza di Alacuas nel 1501.[2]

Successivamente, durante il secolo XVI, grazie alla crescita dei redditi della famiglia, venne fatto costruire il Castello-Palazzo degli Aguilar, lasciando l'impostazione generale del castello della struttura precedente sia esterna che interna. Alla morte di Jaime Garcia, la signoria passa in eredità ai suoi figli maschi, e quindi a Luis Pardo, Marchese de La Casta, nipote di Jaime, essendo l'unico maschio.

Durante i primi anni del secolo XVII, i Marchesi Pardo de La Casta, vedendo la situazione socio-economica in declino, trovarono come soluzione mettersi al servizio militare per la monarchia nei possedimenti spagnoli, come il ducato di Milano. Don Félix Pardo dei Marchesi de La Casta, erede di una parte delle proprietà di Alaquàs, fu Governatore, per il Re di Spagna, della città di Cremona dal 1675 al 1688,e, poco dopo essere arrivato in Cremona, sposò Margherita dei Conti Schinchinelli, appartenente ad una delle antiche famiglie di Cremona.

Grazie alle proprie capacità, all'apparentamento con i Conti Schinchinelli, Marchesi di Cella Parmigiana, Conti di Casalbuttano, Patrizi Cremonesi, agli illustri matrimoni delle sue due figlie, Donna Manuela (+ nel 1717), sposata nel 1677 con lo spagnolo, Principe di Cardona e del Sacro Romano Impero, Conte di Cardona e del Sacro Romano Impero, Grande di Spagna di 1ª Classe, Don José Folch de Cardona (nato a Madrid il 22 Settembre 1651 e morto a Vienna il 26 Luglio 1729), Generale di Cavalleria, Almirante de Aragon, ecc.;famiglia Aragonese, seconda per importanza, dopo la Real Famiglia de Aragon, ed apparentata con Essa, e Donna Isabella, sposata nel 1703 con Pietro, Conte Marazzani Visconti, Conte di Paderna e di Villa del Riglio, Signore di Castelnuovo Marazzani (oggi Val Tidone) e di Fabiano, Signore di Montanaro, Signore di Valconasso, Patrizio di Piacenza, Capitano delle truppe Ducali, Ambasciatore del Duca Imperatore Carlo VI, Capitano di una delle 4 Compagnie della Città di Piacenza, Consigliere Intimo e Gentiluomo di Camera di Sua Maestà Imperiale il Duca di Parma e Piacenza. Donna Isabella morì nel 1712 dando 4 figlie femmine, ed 1 figlio maschio al Conte Marazzani Visconti di Piacenza. Grazie al Suo incarico di Governatore e Castellano di Cremona, Don Felix, occupò un ruolo rilevante nella città, diventando, tra l'altro, un importante mecenate che, alla fine, rafforzò la posizione sociale del ramo italiano, in Cremona della famiglia Pardo de La Casta. Il fratello maggiore di Don Felix, Don Baldasar (Gaspar) Pardo de La Casta-Aguilar y Puixmarin, fu il 3º Marques de La Casta, 3° Conde de Alacúas, Baron de Bolbaite (Balbait), Baile General de Valencia, Governatore de Alicante, morto a Virrey de Mallorca nel 1695. [3].

Dall'800, il castello e tutte le sue terre sono state soggette a una serie di trasformazioni che causarono danni al buono stato e alla conservazione dell'edificio.

Agli inizi del secolo XX il castello è passato a diversi proprietari. Tra loro, spicca la figura di Julio Giménez Llorca, che vendette il castello a Vicente Gil Roca, imprenditore che voleva demolirlo.[4]

Quando arrivò la notizia della demolizione del castello, il Centro de Cultura Valenciana, fece un appello nel 1918 diretto a tutti gli artisti, architetti e studiosi valenziani, invitandoli a produrre disegni, foto, piani, dati e notizie di questo edifici affinché si creasse un materiale e lo si pubblicasse per evitare la demolizione del castello. L'appello ebbe un riscontro tale da raccogliere una mole non indifferente di materiale grafico e dati storici, tanto che nel 1921 si realizzò la pubblicazione di un piccolo libro intitolato " El Palau Senyorial d'Alaquàs" di José Manuel Cortina Pérez e Vicente Ferrán Salvador, nel quale si raccoglie il primo grande studio riguardo all'edificio. Grazie alle diverse proteste come quella di Mariano Benlliure che, tramiete l'Accademia Reale delle Belle Arti di San Fernando di Madrid, ottenne il 26 aprile che Alfonso XIII firmasse un ordine reale nel quale l'edificio era dichiarato Monumento Storico Artistico Nazionale e annullava la sua demolizione.[4]

Nonostante il blocco, nel 1928, la torre nord-ovest fu demolita, perché rischiava di cadere su alcune case vicine.

Durante i primi anni del secolo XX il palazzo fu proprietà di Vicente Gil Roccia, il quale, dopo la sua morte, lo lascio in eredità in differenti parti alla sua famiglia. Fino a che fu acquistato dalla famiglia Lassala. Nel 1992 è stato affittato alla Signora Isabel González di Lassala, fino all'anno 1940 in cui fu acquistato dalla sua famiglia.

La prima amministrazione comunale democratica di aprile 1979 con sindaco Albert Taberner, ha avviato un lungo processo che aveva come obiettivo rendere uno spazio pubblico il castello. Venne chiesto alla famiglia Lassala che disponessero un orario di apertura al pubblico e si pensò di comprare il castello.

Archi della galleria superiore del cortile del Castello di Alaquàs

Nel 1999, il Comune di Alaquàs avvia le pratiche necessarie per rendere pubblico il Castello. Il 13 giugno del 2002 viene approvata l'espropriazione del castello e la richiesta alla Generalitat Valenziana dell'approvazione per poter occupare l'edificio. Il Consiglio della Generalità dà la sua approvazione il 19 di novembre. Alla fine il 3 gennaio 2003, con l'appoggio e l'approvazione di tutte le amministrazioni pubbliche, il comune ottiene l'occupazione del monumento e dopo secoli di proprietà privata, il monumento passa in mani pubbliche.[5]

Il 28 febbraio 2003 si aprirono per la prima volta le porte del castello a tutti i cittadini e le cittadine, portando a termine diverse attività culturali come concerti ed esposizioni, tra le altre attività. La mostra di inaugurazione fu una serie di esposizioni chiamate "Picasso nel castello", accompagnata da una programmazione teatrale e musicale, come il concerto di Stradivarius il Cremonese del 1715 ceduto eccezionalmente dalla città gemellata di Cremona.

Il comune della città ha seguito un Piano Direttore del Monumento e il Proietto di Riabilitazione e restaurazione del castello, nonché dei suoi soffitti a cassettoni e elementi ceramici. La ristrutturazione, terminata il 19 di marzo 2007, ha comportato la ricostruzione della quarta torre. Nell'attualità il castello è un centro culturale, con vari servizi come il Centro di Formazione Permanente di Adulti Enric Valore, la sede valenziana della Fondazione Ernest Lluch e una biblioteca.[6]

Nell'anno 2018 sono state restaurate le ceramiche gotiche del castello di Alaquàs che stavano per essendo venduti su internet.[7]

Descrizione tecnica[modifica | modifica wikitesto]

Porta del castello

Si erge su un'area di 38,90 metri di larghezza e la sua superficie è di 1513 m². Dispone di un portico a forma di chiostro e un grande cortile centrale, il vero cuore dell'edificio. La porta principale, lo zoccolo e i quattro angoli del castello furono costruiti con blocchi di concio, con caratteristiche molto diverse dal resto dell'edificio. Questo fa sospettare che per la costruzione furono usati i resti dell'edificio antecedente che si trovava nello stesso luogo[6].

L'edificio è composto da quattro piani.

Il piano terra[modifica | modifica wikitesto]

Cortile del Castello di Alaquàs

Si trova per la gran parte sotto il livello delle strade vicine, costituendo un seminterrato dove venivano collocati le scuderie, i frantoi, gli alfarjes y le cantine. Tra gli elementi più importanti di questo piano figurano la semplice scala che dà accesso al seminterrato, tutta costruita con blocchi di concio, e anche il soffitto a cassettoni dell'entrata e il portico.

Il piano ammezzato[modifica | modifica wikitesto]

L'eleganza di questo piano, si apprezza per il delicato taglio di alcuni porte di comunicazione interna, per i soffitti a cassettoni che strutturano il tetto e la caratteristica disposizione dei finestroni.

Primo piano[modifica | modifica wikitesto]

Pavimento in ceramica di una delle sale del Castello di Alaquàs

In questo piano troviamo le dépendance nobiliari, alle quali si accede soltanto attraverso la scala principale, che rimase incompiuta. Di grande delicatezza gli archi ovali e le colonnate che si integrano con la galleria del cortile. A questa pianta corrispondono le dipendenze più nobili e importanti del castello. Sono di grande raffinatezza gli archi ogivali e le colonnate della galleria del patio.

Troviamo anche l'accesso alla tribuna di ferro battuto sopra la chiesa dell'Assunzione. Questo testimonia il potere che esercitavano i signori della città sulla chiesa. Nella facciata ovest si trova una grande stanza, che poteva essere stata sia la sala da pranzo principale, sia la cucina, con il suo enorme camino.

Galleria del castello

Infine dalla facciata est si può accedere al salone principale, il più grande, il cui tetto è alto 7,33 m e ha un ricco e impressionante soffitto a cassettoni. È possibile ammirare anche altri bellissimi soffitti a cassettoni nelle altre stanze di questo piano del castello.

Quarto piano[modifica | modifica wikitesto]

Destinato ai granai e alle stanza dei servi, fu totalmente smantellata.Sopra il quarto piano si elevano le quattro torri dentate (una di loro recentemente ricostruita), che fiancheggiano l'imponente mole del castello raggiungendo l'altezza approssimata di 25 metri.

Se sono scarsi i resti di serramenti che è stato possibile trovare, ancora più scarsi sono i resti di ferramenta, nonostante si notino le bandiere, che somigliano a una croce, le quali nel tempo sopravvivono sopra le torri.

Occorre menzionare gli importanti resti delle mattonelle ogivali, mudejar e rinascimentali dei pavimenti, che è possibile ammirare ancora oggi, e che testimoniano l'esistenza di una costruzione anteriore del castello.

Via della Seta[modifica | modifica wikitesto]

Anche questo tipo di artigianato faceva parte delle attività praticate ad Alaquàs. Gli anni di occupazione musulmana di questo territorio non potevano essere esterni alla produzione di un bene così significativo della sua cultura. Né la resa di Balansiya a Jaime I, né la successiva espulsione dei mori interruppero la produzione di seta ad Alaquàs. I potenti velluters, corporazione chiave nella costruzione della Lonja della Seta della città di Valenzia, che hanno dato ricchezza e splendore al Regno valenziano, anche questi si rifornivano della materia prima in questa città. Ci sono numerosi esempi durante gli anni che mostrano l'esistenza dei gelsi nei campi, larve per produrre la seta, e la sua vendita ai velluters valenziani. Vassalli e signori ricevettero grandi benefici da questo tipo di coltivazione e dalla sua vendita, tanto che il Castello fu uno dei luoghi in cui si produceva[8][9].

Ristrutturazione integrale (2005-2007)[modifica | modifica wikitesto]

Graffiti nella galleria

Nell'anno 2005 si inizia il progetto di ristrutturazione con l'obiettivo di rendere più stabile la struttura del monumento.[6]

I soffitti a cassettoni hanno recuperato il loro aspetto originale, eliminando tutti gli strati di vernice plastica aggiunte durante gli anni e per renderlo più resistente è stato posto una nuova forgiatura al piano superiore con travi di ferro come rinforzo. Le parti più deteriorate dei soffitti a cassettoni vennero restaurate allo stesso modo di come apparivano nel secolo XVI e sono stati applicati trattamenti specifici per la protezione.

Sono stati portati alla luce dei graffiti risalenti ai secoli XVII XVIII catalogati dettagliatamente con riproduzioni di barche, realizzati da pittori che avrebbero preso parte alla rivolta delle barche[10].

Nel cortile sono stati riportati tutti i vani alla configurazione originale,ristabilirono tutti i vani della configurazione originale, eliminando tutte le intelaiature neogotiche aggiunte alle finestre del cortile dai proprietari precedenti per non provocare un falso storico[11].

Pavimento ceramico di una delle sale del Castello di Alaquàs

Il pavimento di ceramica pervenutoci, è stato ristrutturato per garantire la sua conservazione. Il direttore del Museo Nazionale di Ceramica e Arti Suntuarie Gonzaléz Martì, Jaume Coll, ha catalogato un totale di 275 tipologie; le più importanti si trovano ancora nelle diverse sale. La maggior parte del pavimento che si trovava nella galleria, che sparì sfortunatamente durante gli anni precedenti alla comunalizzazione dell'edificio, è stato rimpiazzato con un nuovo pavimento che rispetta quello precedente[12].

Il recupero della terrazza superiore ha favorito un nuovo spazio, che con le quattro sale forma un insieme destinato a nuove installazioni del Centro Pubblico di Formazione di Persone Adulte “Enric Valore” di Alaquàs. Un recupero di grande importanza è stato quello della scala principale rimessa al suo posto, addossata nel cortile, seguendo i canoni rinascimentali, eliminando la scala che a metà del secolo XX era stato costruito nell'ingresso principale dell'edificio e che era funzionale alle stanze adiacenti, impedendo il passaggio diretto verso il cortile.

La ristrutturazione fu concepita per convertire il Castello in uno spazio culturale e formativo, aprendo tutti quegli spazi che non si trovavano in buono stato per metterli a disposizione dei cittadini.

Sono stati recuperati nuovi spazi per essere adibiti come sale d'esposizioni.

Il piano nobile, adesso Sala La Nova, è la più importante di tutte le sale espositive per accogliere collezioni d'arte.

La Sala La Torre, ubicata nel seminterrato, è equipaggiata per accogliere esposizioni di differenti contenuti.

La sala del piano ammezzato, adesso Sala Vilaragut, è equipaggiata e destinata per esposizioni, rimanendo configurata in tre livelli, l'ultimo di loro è l'aljibe, spazio visitabile che serviva anticamente come deposito di acqua.

La Sala della Xemeneia è una ampia sala divenuta uno spazio polivalente, atta per accogliere conferenze, proiezioni audio visuali e atti pubblici.

La Sala 28 febbraio, che commemora il giorno in cui il castello fu aperto al pubblico, è adesso un nuovo spazio adibito a esposizioni e diversi atti culturali.

La Sala Cremona, denominata così perché gemellata con Alaquàs e Cremona, è una sala per celebrazioni di vario tipo grazie alla struttura diafana.

La ristrutturazione fu portata avanti grazie agli aiuti economici del governo centrale di 2,4 milioni di euro, dell'1% culturale del Ministero della Cultura e il Ministero delle Amministrazioni Pubbliche, 2,2 milioni dal fondo Feder i 450 000 euro della regione valenziana. La riabilitazione produsse con apporti economici del governo centrale con 2,4 milioni di euro, del 1% del Ministero della cultura e dello sport e del Ministero dello sviluppo, 2,2 milioni di fondi Feder i 450 000 euro della Generalitat Valenziana.[13]

Nuove funzioni[modifica | modifica wikitesto]

Sala La Nova

Quando i lavori di ristrutturazione del castello furono terminati il 19 marzo 2007, la funzione primitiva e anacronista di molti spazi fu modificata, come la biblioteca, dove erano collocate le antiche scuderie, in cui si trova un insieme di fonti bibliografiche della storia locale di Alaquàs, del Rinascimento valenziano e del Castello di Alaquàs e, inoltre, dei differenti studi del Piano Direttore, portati a capo prima della restaurazione. È orientata soprattutto alla ricerca, ma anche alla diffusione del patrimonio bibliografico e artistico come centro di diffusione del patrimonio locale con una funzione chiaramente didattica, per i centri educativi, collettivi e associazioni culturali locali.

Nell'ammezzato, la cosiddetta Sala La Torre, è stata abilitata come spazio espositivo e vi è anche ubicata la sede valenziana della fondazione Ernest Lluch.[14][15]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alaquàs, in Gran Enciclopedia Temática de la Comunidad Valenciana, Geografía, Editorial Prensa Valenciana, 2009.
  2. ^ Vicente Graullera Sanz, La biblioteca de don Jaime García de Aguilar. La trayectoria intelectual de un jurista valenciano en el siglo XV (PDF), su quaderns.alaquas.org, 2007. URL consultato il 29 abril 2020.
  3. ^ (ES) Historia – Castell d'Alaquàs, su castell.alaquas.org. URL consultato il 27 maggio 2020.
  4. ^ a b El Castell de Alaquàs ha sido expoliado durante los dos últimos siglos», su www.levante-emv.com. URL consultato il 4 maggio 2020.
  5. ^ (ES) Laura Sena López, L’expropiaciódel Castell d’Alaquàs : el procés oficial i les negociacions secretes (PDF), su quaderns.alaquas.org, 2013. URL consultato il 25 ottobre 2022 (archiviato l'8 maggio 2022).
  6. ^ a b c (ES) Rehabilitación – Castell d'Alaquàs, su castell.alaquas.org. URL consultato il 29 aprile 2020.
  7. ^ (ES) Vendían por internet azulejos cerámicos estilo gótico del castillo de Alaquàs, su La Vanguardia, 25 maggio 2018. URL consultato il 4 maggio 2020.
  8. ^ (ES) Ruta de la seda, su castell.alaquas.org. URL consultato il 25 ottobre 2022 (archiviato il 27 settembre 2020).
  9. ^ Yunlong Li, Desarrollo futuro de la Iniciativa del Cinturón y la Ruta de la Seda, in Revista Centroamericana de Administración Pública, 1º giugno 2020, DOI:10.35485/rcap78_10. URL consultato il 28 maggio 2020.
  10. ^ El Inkario en los Valles del Sur Andino Boliviano: Los Yamparas entre la arqueología y etnohistoria, British Archaeological Reports, 2008, ISBN 978-1-4073-0235-5. URL consultato il 28 maggio 2020.
  11. ^ Bruno Rosignoli e Soledad Biasatti, Materialidades y Memorias, in Revista de Arqueologia, vol. 29, n. 2, 31 dicembre 2016, pp. 04-05, DOI:10.24885/sab.v29i2.3. URL consultato il 28 maggio 2020.
  12. ^ Marco Antonio Gutiérrez Galindo, El dativo latino: interpretaciones y bibliografía en los dos últimos siglos, in Emerita, vol. 72, n. 2, 30 dicembre 2004, pp. 301-350, DOI:10.3989/emerita.2004.v72.i2.70. URL consultato il 28 maggio 2020.
  13. ^ Castillos a pedazos, su www.levante-emv.com. URL consultato il 4 maggio 2020.
  14. ^ Luis Escudero Escudero, Castell de Castells con la Orden de Calatrava. La encomienda de Bejís y Castell de Castells. Un reducto señorial en el Reino de Valencia durante la Edad Moderna, in Vínculos de Historia. Revista del Departamento de Historia de la Universidad de Castilla-La Mancha, n. 5, 24 maggio 2016, p. 388, DOI:10.18239/vdh.v0i5.230. URL consultato il 28 maggio 2020.
  15. ^ S. Martínez-Pizarro, Transferencia eléctrica capacitiva y resistiva para mitigar el dolor, in Rehabilitación, 2020-03, DOI:10.1016/j.rh.2020.01.008. URL consultato il 28 maggio 2020.

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