Casa del Pingone

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Casa del Pingone
Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàTorino
IndirizzoVia della Basilica, angolo via Porta Palatina
Coordinate45°04′27.2″N 7°41′02.25″E / 45.074222°N 7.683958°E45.074222; 7.683958
Informazioni generali
Condizionicompletato
CostruzioneXV - XVI secolo
La torretta merlata vista dal retro, ormai completamente inglobata nella struttura e sormontata dal tetto.

La Casa del Pingone (in piemontese: Cà 'd Monsù Pingon) è un edificio storico di Torino.

Prende nome da Filiberto Pingone, storico di corte del duca Emanuele Filiberto di Savoia, nonché autore dell'opera Inclytorum Saxonae Sabaudiaeque principum arbor gentilizia.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio risale al XV secolo e fu l'abitazione di Emanuele Filiberto Pingone. Egli, originario di Chambéry, studiò Legge presso l'Università di Padova e prestò la sua carriera al servizio della corte sabauda, trasferendosi in questa casa. Divenuto ambasciatore a Nizza su volere del duca Emanuele Filiberto di Savoia, divenne uno dei maggiori genealogisti di corte. Rimaneggiata più volte tra Seicento e Settecento, la Casa del Pingone è stata ampliata inglobando una torre medievale preesistente.

Dopo secoli di degrado, è stata restaurata nel 2000. Dal 2016 ospita l'IQOS Embassy, luogo dedicato alla vendita e presentazione del dispositivo elettronico IQOS.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio, sviluppato su quattro piani fuori terra, sorge a ridosso di piazza IV Marzo, a poca distanza dagli edifici medievali più noti della città[3] e di fronte al Duomo e alla Porta Palatina.

Dall'aspetto modesto, esso conserva l'unica torre medievale ancora visibile a Torino, anche se ormai completamente mimetizzata e sormontata dalla successiva copertura; di essa si può ancora distinguere la merlatura ghibellina inglobata nella struttura muraria. Tracce di finestre a crociera di epoca cinquecentesca sono ancora riscontrabili sul prospetto affacciato su via Porta Palatina.

L'ultimo piano è caratterizzato da un lungo loggiato scandito da archi a tutto sesto, mentre gli interni conservano ancora apprezzabili soffitti lignei fittamente decorati e pitture murali con grottesche. Il restauro del 2000 ha riproposto la colorazione originaria delle facciate, identificandola in un carminio acceso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di cui si conserva copia presso l'Archivio di Stato di Torino.
  2. ^ Embassy - IQOS Italia[collegamento interrotto]
  3. ^ Ovvero la Casa del Senato e Casa Broglia.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Barbara Bertini Casadio, Isabella Massabò Ricci (a cura di), I rami incisi dell'Archivio di Corte: sovrani, battaglie, architetture, topografie, catalogo della mostra, Archivio di Stato, Torino 1981
  • Politecnico di Torino Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino 1984 , p. 285
  • Andrea Merlotti, Disciplinamento e contrattazione. Dinastia, nobiltà e corte nel piemonte sabaudo da Carlo II alla Guerra civile, in Paola Bianchi e Luisa Clotilde Gentile (a cura di), L'affermarsi della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna, Torino 2006, pp. 227-284

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