Carta multiservizi della Difesa

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Carta multiservizi della Difesa
NazioneBandiera dell'Italia Italia
TipoDocumento di riconoscimento
Rilasciato daMinistero della difesa
Durata validità10 anni
Zona validitàBandiera dell'Italia Italia

La carta multiservizi della Difesa (in acronimo CMD), è un documento di riconoscimento, nella forma di carta a microcircuito, usata come documento di riconoscimento in Italia.

Introdotta nel 2003, è utilizzata da tutto il personale civile e militare alle dipendenze del Ministero della difesa, sostituendo il modello AT.[1] Per analogia ad esso, a volte viene indicata come "Tessera AT elettronica", o "ATe".[1]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Fisicamente, si presenta come una tessera in policarbonato contenente varie tipologie d'informazioni utilizzabili nell'ambito della pubblica amministrazione italiana, ed ha le dimensioni standard di una carta di credito. Sul fronte della carta sono presenti in forma scritta i dati identificativi del possessore e la sua fotografia.

Nella parte inferiore del retro della carta è presente una stringa di caratteri OCR a scopo MRTD (Machine Readable Travel Document) secondo lo standard internazionale ICAO. Sul retro vi è un chip elettronico, in cui sono codificate varie informazioni del titolare quali: i dati anagrafici, dati amministrativi, sanitari, e biometrici, come le impronte digitali.

Funzioni[modifica | modifica wikitesto]

La carta contiene i dati personali e sanitari del soggetto cui sia rilasciata e consente inoltre di assolvere a funzioni di firma digitale, e in base al D.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, è ritenuta documento valido all'identificazione personale [2].

Validità[modifica | modifica wikitesto]

Le carte emesse fino al 24/07/2015 hanno validità di cinque anni, mentre per quelle a partire dal 20/08/2015 è prevista una validità di dieci anni.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Tessere modello AT/BT e CMD, su difesa.it. URL consultato il 27 gennaio 2017.
  2. ^ Parlamento Italiano, D.P.R. 445/2000, su parlamento.it.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]