Böttcherstraße (Brema)
Böttcherstraße | |
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Localizzazione | |
Stato | Germania |
Città | Brema |
Distretto | Bremen-Mitte |
Informazioni generali | |
Tipo | strada urbana e cultural heritage ensemble |
Lunghezza | 110 m |
Mappa | |
La Böttcherstraße ("via/strada dei bottai"; pron.: /'bøtxɐ:ʃtʀasse/) è una celebre via della città tedesca di Brema (Germania nord-occidentale), convertita in via-museo tra il 1922 e il 1931 su progetto dell'architetto e scultore Bernhard Hoetger (1874 - 1949) e per volere del commerciante di caffè Ludwig Roselius (1874 - 1943).[1][2][3][4][5][6][7]
La via è una delle principali attrazioni turistiche della città anseatica.[3]
La via rappresenta un caratteristico esempio di espressionismo del mattone.
Ubicazione
[modifica | modifica wikitesto]La Böttcherstraße si trova nel distretto di Bremen-Mitte, in pieno centro storico e collega la Martinstraße (strada lungo il fiume Weser, dove si trova l'imbarcadero) al Marktplatz (la piazza principale della città, dove si trovano il Municipio, la Statua di Rolando e il Duomo).
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]La via, che misura circa 110 metri,[1] è caratterizzata da edifici in laterizio, in gran parte risalenti alla ricostruzione del XX secolo, ma che rispecchiano lo stile delle città anseatiche.[1] A questo va aggiunto lo stile espressionistico di Bernhard Hoetger.
Gli edifici lungo la via ospitano piccoli negozi, un casinò, un museo dedicato alla pittrice Paula Modersohn-Becker e altre esposizioni.[1][2][3][4][5][8]
L'ingresso alla via è "segnato" da un bassorilievo raffigurante l'arcangelo Michele che uccide il drago, opera di Bernhard Hoetger.[4][6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La via acquisì una notevole importanza già nel Medioevo, in quanto rappresentava il punto di collegamento tra il centro storico e il porto sul fiume Weser.[3]
All'epoca, era la strada degli artigiani, soprattutto dei fabbricanti di botti, da cui il nome.[3]
Nel 1902 (o 1906), un magazzino della via, risalente al XIV secolo venne acquistato da Ludwig Roselius, proprietario di una ditta di caffè (la futura Hag).[1]
Lo stesso Roselius acquistò in seguito anche tutti gli altri edifici, che fece però demolire per affidare all'architetto e scultore Bernhard Hoetger un progetto di ricostruzione, che fu realizzato tra il 1922 e il 1933 e che conferì alla via l'aspetto che conosciamo oggi.[1][3][5][6]
Il governo nazista decise di conservare la via come esempio di "arte degenerata".[4]
Nel corso della seconda guerra mondiale, segnatamente nel 1944, molti edifici furono distrutti o gravemente danneggiati dai bombardamenti.[2] La ricostruzione, almeno delle facciate, avvenne nove anni dopo.[2]
Nel 1989, la via fu acquistata dalla Sparkasse Bremen ("Cassa di risparmio di Brema"), che diede inizio ad un'opera di restauro terminata nel 1999.
Punti d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Haus des Glockenspiels
[modifica | modifica wikitesto]La Haus des Glockenspiels ("Casa dei carillon"), opera di Bernhard Hoetger, è una delle principali attrattive turistiche della via, in particolar modo alle ore 12, 15 e 18 quando risuona il carillon costituito da numerose campane in ceramica di Meissen.[4][9]
Roselius Haus
[modifica | modifica wikitesto]Nella Roselius Haus, la casa di Ludwig Roselius, risalente al 1520 e costruita secondo lo stile chiamato "Jugendstil", si trova una collezione di mobili e dipinti appartenuta al commerciante.[5][9]
Il museo fu inaugurato dallo stesso Roselius nel 1928.[2]
Paula-Modersohn-Becker-Haus
[modifica | modifica wikitesto]La Paula-Modersohn-Becker-Haus ("casa di Paula Modersohn-Becker"), costruita tra il 1926 e il 1927 secondo lo stile Jugendstil, ospita il Paula Modersohn-Becker Museum, un museo dedicato alle opere della pittrice espressionista Paula Modersohn-Becker (1876-1907), artista attiva a Worpswede.[2][5][9]
Casa dei 7 pigri
[modifica | modifica wikitesto]Haus Atlantis
[modifica | modifica wikitesto]La "Haus Atlantis" ("Casa Atlantide") è uno degli ultimi edifici eretti nella via: risale infatti al 1930-1931.[2]
Il nome dell'edificio fa riferimento ad un gruppo di utopisti che mettevano in collegamento Atlantide con l'isola tedesca di Helgoland.[2]
Robison Crusoe Haus
[modifica | modifica wikitesto]Haus St. Petrus
[modifica | modifica wikitesto]Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Belocal: Europa > Deutschland > Bremen > Böttcherstraße, su belocal.de. URL consultato il 15 agosto 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).
- ^ a b c d e f g h Schwarz auf Weiss - Das Reisemagazin: Böttcherstraße
- ^ a b c d e f City Review: Bremen > Sehenswürdigkeiten > Böttcherstraße, su stadt.cityreview.de. URL consultato il 15 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2009).
- ^ a b c d e Egert-Romanowska, Joanna - Omilanowska, Ana Małgorzata, Germania, Dorling Kindersley, London, 2000 - Mondadori, Milano, 2002, p. 418
- ^ a b c d e A.A.V.V., Germania Nord, Touring Club Italiano, Milano, 2003
- ^ a b c Ivory, Michael, Le Guide Traveler di National Geographic - Germania, National Geographic Society, New York, 2004 - White Star, Vercelli, 2005, p. 136
- ^ Aa.Vv., Germania [Deutschland], Karl Baedecker Verlag, Ostfildern - De Agostini, Novara, 1999, p. 114.
- ^ Ivory, Michael, op. cit. pp. 136-137.
- ^ a b c Ivory, Michael, op. cit. p. 137
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Böttcherstraße
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Sito ufficiale, su boettcherstrasse.de.
- Belocal: Europa > Deutschland > Bremen > Böttcherstraße, su belocal.de. URL consultato il 15 agosto 2010 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2010).
- Schwarz auf Weiss - Das Reisemagazin: Böttcherstraße, su schwarzaufweiss.de.
- DeutschlandRadio Berlin: Die heimliche Hauptstraße der Hansestadt, su dradio.de. URL consultato il 9 agosto 2005 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2008).
- Stadtpanoramen: Böttcherstraße, su stadtpanoramen.de.
- Paula Modersohn-Becker Museum, su pmbm.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 315146878 · GND (DE) 4310497-6 |
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