Battaglia di Staffarda

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Battaglia di Staffarda
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La Battaglia di Staffarda fu uno degli eventi più sanguinosi del conflitto che Luigi XIV aveva iniziato contro l'orgoglioso Duca di Savoia, Vittorio Amedeo II, che si era opposto alla volontà del re di Francia di cedere la cittadella di Torino come pegno di fedeltà.

La battaglia si svolse presso l'abbazia di Staffarda, un luogo di grande storia e cultura. Vittorio Amedeo II stava attendendo l'arrivo delle truppe imperiali, che avrebbero potuto modificare l'esito della battaglia e le sorti stesse del ducato, ma quando seppe che l'ammontare effettivo delle truppe del Catinat era di soli 18 000 uomini, pensò di poterle affrontare con le sue sole forze. L'esperto generale, principe Eugenio di Savoia, come anche il marchese di Louvigny, comandante delle truppe spagnole, erano invece di parere contrario. Ma Vittorio Amedeo, seguendo il suo giovanile entusiasmo, attaccò immediatamente.

Il terreno era acquitrinoso e malsano. Vittorio Amedeo volle schierare le sue truppe su due linee, appoggiando l'ala destra ad un terreno paludoso e quella sinistra al fiume Po. Il centro delle truppe era costituito dal fior fiore della cavalleria spagnola e piemontese. Infine vennero occupate le cascine intorno a Staffarda, ma non venne giudicato importante appropriarsi anche di una vecchia diga, posizione importante per poter colpire il fianco francese, mentre fu lasciato, tra una cascina e l'altra, troppo spazio vuoto, che avrebbe permesso al Catinat d'incunearsi tra le file piemontesi.

Il Catinat ordinò ai suoi dragoni di travolgere le truppe poste a difesa delle cascine: i piemontesi vennero intimoriti dall'avanzata nemica e dovettero ritirarsi. Vittorio Amedeo faticò non poco per riprendere le postazioni originarie, ma ormai il generale di San Silvestre era riuscito ad incunearsi al centro del campo di battaglia e la sorte dello scontro appariva segnata. Mentre ciò avveniva, Catinat ordinò alla seconda linea di avanzare: l'impatto fu tale che il fronte sabaudo si disperse e Vittorio Amedeo dovette ordinare la ritirata.

La ritirata dell'esercito sabaudo fu coperta dalle Guardie e dai Carabinieri di Savoia, mentre il grosso ripiegò su Carignano e Moncalieri.

Piemontesi e Spagnoli ebbero 4 000 uomini uccisi, 1 200 prigionieri e 1 500 feriti. Tra le perdite, anche undici cannoni e molte bandiere. Approfittando del successo, il Catinat occupò Savigliano e Saluzzo.