Banda Mustafaj

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Banda Mustafaj
Attiva1982
NazioneBandiera dell'Albania Albania
Contestoattentato
Ideologiaanticomunismo
AlleanzeCIA
Componenti
Attività
Azioni principaliattentati e guerriglia

Con l'espressione Banda Mustafaj si è soliti indicare un gruppo composto da quattro dissidenti politici albanesi in esilio, che nel 1982 hanno pianificato un attentato per uccidere il leader politico della Repubblica Popolare Socialista d'Albania Enver Hoxha. Il piano fu sventato, due membri del gruppo morirono durante lo svolgimento dell'azione, mentre un terzo venne arrestato dalla polizia albanese e poi rilasciato.[1][2]

Membri della Banda Mustafaj[modifica | modifica wikitesto]

  • Sabaudin Haznedari (detto Dino) † – leader del gruppo. Nato nel 1925 era un comunista dissidente amico di Halit Bajrami, altro membro del gruppo, con cui fuggi in Grecia nel 1950. Dopo aver lasciato la penisola ellenica visse per molti anni in Italia, a Roma, dove divenne proprietario di una lavanderia.
  • Xhevdet Mustafa (detto Billy) † – Nato nel 1940, fuggì dall'Albania nel 1964 e si trasferì a Staten Island, New York, dove lavorò come meccanico. Mustafa risultò legato ( in qualità di affiliato alla organizzazione) al boss della mafia albanese Xhevdet Lika. Ebbe inoltre rapporti stretti con Leka Zogu, erede al trono d'Albania, dal quale ricevette ingenti finanziamenti. Tutti risultarono coinvolti nell'accusa di traffico di stupefacenti. Per questo motivo Mustafa, nel 1981, dovette fuggire dagli Usa.[3] Nel 1982, all'età di 42 anni, prese parte alla organizzazione e alla esecuzione del tentativo di attentato del leader albanese Enver Hoxha.
  • Halit Bajrami ( detto Alex) † – Nato nel 1925, fuggì con l'amico Sabaudin in Grecia nel 1950. Halit visse poi per molti anni in Nuova Zelanda dove venne reclutato come agente informatore della Sigurimi, la polizia segreta albanese. Quando prese parte all'attentato a Hoxha aveva 57 anni, nel gruppo svolse il ruolo di informatore, consentendo alla polizia albanese di sventare l'operazione.
  • Fadil Kaceli (detto Fred) – fratello del pittore Sadik Kaceli, visse per molti anni in Nuova Zelanda, dove fece ritorno dopo il fallito attentato.

Operazione[modifica | modifica wikitesto]

Sebbene i motivi all'origine della operazione non siano ancora del tutto chiari, appare certo che l'idea della eliminazione fisica di Hoxha fosse stata pensata già nel 1975 durante lo svolgimento del matrimonio del pretendente al trono albanese Leka.[4] L'operazione ottenne poi l'appoggio dei servizi segreti della Jugoslavia come rappresaglia contro le proteste in Kosovo del 1981.

I quattro membri della banda si incontrarono in Italia nel 1982. Halit che era un informatore della Sigurimi, ottenne l'approvazione della polizia segreta albanese alla partecipazione all' attentato, assicurando, con le informazioni dettagliate sull'operazione che fornì, la cattura degli altri membri del gruppo.

Sebbene anche Fadil avesse pianificato di partecipare attivamente all'operazione, venne ferito poco prima dell'avvio della operazione. Dopo aver recuperato le forze in Italia, fece ritorno in Nuova Zelanda. I rimanenti attentatori attraversarono il Canale d'Otranto su un barcone e arrivarono sulle coste albanesi nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1982, sbarcando a Divjakë. Le forze di polizia albanesi furono informate da Halit sul luogo dello sbarco e cercarono di arrestare il gruppo, ma Xhevdet decise all'ultimo momento di cambiare i piani a causa della assenza forzata di Fadil. Xhevdet, Sabaudin e Halit sbarcarono sulla costa albanese innoservati e si nascosero nella foresta di Karavasta, a circa 90 km da Tirana. Il gruppo era dotato di fucili, pistole, binocoli, un trasmettitore radio e di denaro.[5]

All'alba, Xhevdet e Sabaudin andarono in esplorazione e uccisero due poliziotti che li avevano individuati. Un'ora e mezza dopo una nave della marina albanese li avvistò e intimò loro di arrendersi. Xhevdet aprì il fuoco, uccidendo due ufficiali, in seguito presero in ostaggio un pescatore. Si diressero quindi verso Tirana travestiti da poliziotti e trascorsero la notte sotto un ponte a nord est di Divjakë.

Il mattino seguente l'ostaggio guidò i tre della banda verso Rrogozhinë, dove comprarono i biglietti per il treno che nel pomeriggio li avrebbe condotti a Tirana. Durante l'attesa il gruppo fu avvicinato da ufficiali della polizia albanese che chiesero a Sabaudin i documenti. Halit rispose che non avevano documenti e che erano tutti dei sabotatori.[6]

Halit fu preso in custodia dai poliziotti, Xhevdet riuscì a scappare rubando un furgone FSC Żuk, anche Sabaudin sfuggì all'arresto nascondendosi in un bunker sotterraneo. Sabaudin venne poi scoperto e ferito dai cecchini della polizia in uno scontro a fuoco, infine sentendosi in trappola decise di suicidarsi.[7] Nel frattempo Xhevdet dopo aver guidato verso sudovest, prese in ostaggio un civile in auto e lo costrinse a portarlo verso Lushnjë, qui si nascose in una casa privata tendendo in ostaggio una famiglia per circa due ore. Infine, scoperto dalla polizia anche lui si suicidò.[4]

[modifica | modifica wikitesto]

Halit, l'unico sopravvissuto del gruppo, fu posto in custodia cautelare ed interrogato. Egli testimoniò contro l'ex ministro della difesa Kadri Hazbiu, che fu rimosso dal suo incarico il 10 ottobre 1982 perchè sospettato di essere una spia jugoslava e della CIA e per aver fornito i nascondigli per il gruppo.[8] Kadri Hazbiu fu infine condannato per alto tradimento e fucilato nel 1983. Halit Bajrami venne invece rilasciato e fece ritorno in Nuova Zelanda.

Il pretendente al trono albanese in esilio Leka Zogu, negò di essere a conoscenza della operazione e di aver preso parte alla organizzazione della stessa.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (SQ) Zbulohen dokumentet e CIA-s dhe FBI-se per Xhevdet Mustafen, su Shqiperia.
  2. ^ (SQ) Zëri i Kosovës - Themeluar më 1981 | Portali informativ Zeri i Kosoves, su Zëri i Kosovës (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2013).
  3. ^ (EN) Balkan Death: The Albanian Narco-Mafia, su Serbianna, 15 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2011).
  4. ^ a b (SQ) Nëna e Xhevdetit, misioni i pamundur në negociatat me të birin në rrethim, su Infoarkiva, 8 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2014).
  5. ^ Owen Pearson, Albania in the Twentieth Century, A History: Volume III: Albania as Dictatorship and Democracy, 1945-99, I.B.Tauris, 2006, p. 642, ISBN 9781845111052.
  6. ^ (SQ) Halit Bajrami Dëshmon Në Procesin Gjyqësor Kundër Kadri Hazbiut Në Vitin 1983, su 264517.forumromanum.com.
  7. ^ (SQ) Xhevdet Mustafa, sot 29 vite nga zbarkimi nė Divjakė, zbulohet biseda me kunatin e Hazbiut, su Infoarkiva, 25 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2014).
  8. ^ (SQ) Rrėfimi i Halit Bajramit: Unė, njeriu i Hazbiut nė bandėn e Xhevdet Mustafės, su Infoarkiva, 12 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2014).