Archaeoindris fontoynonti

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Archaeoindris
Cranio di Archaeoindris fontoynonti
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Superordine Euarchontoglires
(clade) Euarchonta
Ordine Primates
Sottordine Strepsirrhini
Infraordine Lemuriformes
Superfamiglia Lemuroidea
Famiglia Indriidae
Sottofamiglia Palaeopropithecinae
Genere Archaeoindris
Specie Archaeoindris fontoynonti
Nomenclatura binomiale
Archaeoindris fontoynonti
Standing, 1909

L'Archaeoindris fontoynonti è una specie estinta di lemure, ed è stata la più grande proscimmia mai esistita.

L'Archaeoindris era una delle cinque specie ascritte alla sottofamiglia dei Palaeopropithecinae, che fa parte della famiglia Indriidae.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ricostruzione di Archaeoindris fontoynonti
Area del ritrovamento

Pesava fino a 180 kg, quasi quanto un attuale Gorilla beringei maschio.[1]

Appartiene al gruppo dei cosiddetti "lemuri bradipo", ossia quei lemuri che hanno il corpo costruito in maniera simile a quella dei bradipi del Sud America: se a questa somiglianza si sommano le dimensioni che questa specie raggiungeva, sembrava sensato pensare che gli Archaeoindris fossero totalmente o quasi esclusivamente terrestri.[2][3]
Tuttavia, con la scoperta di ulteriori materiali fossili appartenenti a questo animale, si è visto che le sue zampe anteriori e posteriori avevano una forma che avrebbe reso difficoltosa l'andatura terrestre, risultando adatte, invece, per una scalata lenta dei grossi rami.

Possedeva zampe anteriori molto più lunghe e forti rispetto a quelle posteriori: il muso era stretto ed allungato, con molari stretti ed incisivi ben sviluppati, a dimostrazione di un'alimentazione prevalentemente folivora.

Poco si sa sull'esatta data dell'estinzione dell'Archaeoindrisi: i resti più recenti di questi animali risalgono a circa 6000 anni prima di Cristo, tuttavia è lecito supporre che la specie sia vissuta fino alla colonizzazione umana del Madagascar, avvenuta circa 1500 anni fa, e che siano stati proprio gli uomini a provocarne l'estinzione.[senza fonte]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ William L. Jungers, Laurie R. Godfrey, Elwyn L. Simons, and Prithijit S. Chatrath, Phalangeal curvature and positional behavior in extinct sloth lemurs (Primates, Palaeopropithecidae), in PNAS Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 94(22), 28 ottobre 1997, pp. 11998–12001.
  2. ^ Lamberton C. 1946. Bull Acad Malgache. 27:24–28.
  3. ^ Jungers W L. 1980. Z Morphol Anthrop. 71:177–186.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ronald M. Nowak: Walker's Mammals of the World. Johns Hopkins University Press, 1999 ISBN 0-8018-5789-9

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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