Arbogaste (conte di Treviri)

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Arbogaste (... – Chartres, fl. seconda metà del V secolo) è stato un conte franco romanizzato di Treviri nella seconda metà del V secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Ci è noto grazie a due lettere indirizzategli da due vescovi: una da Sidonio Apollinare (Ep IV, 17), allora vescovo di Clermont, risalente al 471 o più probabilmente al 476-477, l'altra da Auspicio di Toul, che lo definisce comes (conte) di Treviri e come figlio del predecessore alla carica Arigio/Aredio, a sua volta figlio di Arbogaste[1][2], magister militum in praesenti e kingmaker franco-romano di Valentiniano II e dell'usurpatore Flavio Eugenio e campione del paganesimo romano morto nel 393. Karl Ferdinand Werner sostenne che esso era il nipote di Arbogaste (I) magister militum, ma cronologicamente è meglio considerarlo un pronipote[3].

La madre apparteneva ad una famiglia senatoria gallo-romana[4] di nome Florenzia/Florentina[5]. Egli era di religione cattolica e appartenente dunque ad una famiglia franco-romana integrata pienamente nelle sue élite, tanto che Sidonio lo lodò per il suo talento letterario, e si rallegrò che la cultura latina fosse preservata attraverso di lui e lo cita inoltre come difensore dell'impero, ma rifiutò l'offerta di scrivere una poesia sulle Sacre Scritture, come Arbogaste lo aveva apparentemente invitato a fare.

Comes di Treviri e possibile vescovo di Chartes[modifica | modifica wikitesto]

Non si sa sotto quale autorità fosse all'epoca Treviri, romana o franca. Karl Ferdinand Werner parla di un «vero conte romano con il titolo ufficiale di "vir spectabilis[5]: dato il suo titolo di comes spectabilis, egli propone dunque una nomina romana[6]. Michel Rouche specifica che fu Egidio ad insediare Arbogaste come conte di Treviri, poco dopo il 459[7]. Arbogaste, in ogni caso, governò con l'aiuto delle rimanenti unità romane e forse dei foederati franchi nella regione della Mosella centrale, cioè una zona di influenza relativamente piccola (ma Toul forse era ancora sotto il suo dominio)[8]: per Werner, oggi non si sa quale fosse la sua esatta estensione di potere[6]. Tuttavia, egli non era soggetto ad alcun re germanico e non utilizzò per sé stesso il titolo di rex (come in parte si supponeva nelle ricerche più antiche)[9], ma probabilmente riconosceva l'autorità dell'imperatore, sebbene agisse in modo indipendente[10]. In questo contesto, sembra che abbia esercitato in questo campo sia la sovranità militare che quella amministrativa.

Questo Arbogaste è talvolta identificato con un vescovo con lo stesso nome a Chartres negli anni 480[11]. Secondo questa ipotesi, Arbogaste, capo dell'autorità romana di Treviri in collegamento forse con Sagrio, avrebbe lasciato la città durante un grande attacco dei Franchi ripuari verso il 479-480[12], verso cui forse aveva formalmente giurato fedeltà nel 475. Gli autori hanno parlato di fuga[13][14], ma Franz Staab contesta questa fuga, e mette anche in dubbio una conquista di Treviri da parte dei Franchi negli anni '80 del 400. Riprendendo le conclusioni di Kurt Böhner[15] che studiò le scoperte archeologiche nella regione di Treviri, osserva che i corredi funerari franchi sono totalmente assenti nella regione prima del 500, per apparire nel primo quarto del VI secolo. Se i Franchi ripuari avessero conquistato Treviri già nel 480, alcuni di loro sarebbero certamente morti entro vent'anni e le loro sepolture sarebbero state quindi trovate. Franz Staab conclude che la conquista di Treviri da parte dei Franchi avvenne più tardi[16]. Il dominio di Arbogaste può essere considerato un periodo transitorio tra la dominazione romana e quella franca.

Quanto all'identificazione con l'omonimo vescovo di Chartres[17], Franz Staab la ritiene possibile ma non certa, perché il nome Arbogaste cominciò all'epoca ad essere piuttosto diffuso. A parte questo problema di identificazione, egli osserva che molti aristocratici contemporanei di Arbogaste passarono da una carriera militare a una carriera ecclesiastica in tarda età, e immagina che Arbogaste abbia scelto di occupare la sede di Chartres piuttosto che aspettare un posto vacante in quello di Treviri[16]. Karl Ferdinand Werner sostiene invece questa identificazione, sostenendo che egli divenne vescovo in tarda età[5].

Possibili discendenti[modifica | modifica wikitesto]

La stirpe di Arbogaste è stata rintracciata, grazie ai Leitname di Aredio e di Arbogaste, in due ulteriori figure:

  • Aredio, citato da Gregorio da Tours, vir inluster, che intercedette presso Clodoveo salvando il re dei Burgundi Gundobado a seguito di una defezione; definito presso la corte di questo vir illustrissimus, fu in contatto epistolare con l'arcivescovo di Vienne Avito e fu partecipe degli affari ecclesiastici nel regno burgundo dal 515[5].
  • Arbogaste (III), vescovo di Strasburgo e santo, fondatore della cattedrale della città, inviato dai Merovingi in Alsazia per evangelizzare e portare nell'orbita franca un'area a predominanza etnica alemanna, rivali dei Franchi[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Riché e Périn 1996, p. 42, notice « Arbogast II ».
  2. ^ Rouche 1996, p. 160 e 180.
  3. ^ Werner 1984, p. 331.
  4. ^ Ausführlicher Überblick bei Hans Hubert Anton: Trier im Übergang von der römischen zur fränkischen Herrschaft. In: Francia 12 (1984), S. 1–52, hier S. 22ff.
  5. ^ a b c d e Werner 2000, p. 183.
  6. ^ a b Karl Ferdinand Werner, Nascita della nobiltà. Lo sviluppo delle élite politiche in Europa, collana Biblioteca di cultura storica, traduzione di Stefania Pico e Sabrina Santamato, Torino, Giulio Einaudi editore, 2000, p. 295, ISBN 88-06-15288-2.
  7. ^ Rouche 1996, p. 180.
  8. ^ Sulla possibile estensione della zona, vedi Hans Hubert Anton: Trier im Übergang von der römischen zur fränkischen Herrschaft. In: Francia 12 (1984), S. 1–52, hier S. 35–37.
  9. ^ Hans Hubert Anton: Trier im Übergang von der römischen zur fränkischen Herrschaft. In: Francia 12 (1984), S. 1–52, hier S. 23–27.
  10. ^ Vgl. zusammenfassend Ulrich Nonn: Die Franken. Stuttgart 2010, S. 105f.
  11. ^ Rouche 1996, p. 153-154 e 560.
  12. ^ Rouche 1996, p. 213.
  13. ^ Feffer e Périn 1987, p. 113.
  14. ^ (DE) Hans Huber Anton, Trier im Übergang, vom der römischen zur fränkischen, in Francia, XII, 1984, p. 1-52..
  15. ^ (DE) Kurt Böhner, Die fränkischen Altertürmer des Trierer Landes, 1958, p. 326-331..
  16. ^ a b Staab 1997, p. 554-555.
  17. ^ Hans Hubert Anton: Trier im Übergang von der römischen zur fränkischen Herrschaft. In: Francia 12 (1984), S. 1–52, hier S. 37–39; Ulrich Nonn: Die Franken. Stuttgart 2010, S. 106.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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