Turbine (cacciatorpediniere 1927): differenze tra le versioni

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Turbine
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Il Turbine è stato un cacciatorpediniere della Regia Marina.

Storia

Dal 1929 al 1932 prese parte ad alcune crociere in Mediterraneo[1].

Nel 1932 fu tra le prime unità della Regia Marina a ricevere una centralina di tiro di tipo «Galileo-Bergamini», progettata dall’allora capitano di vascello Carlo Bergamini[2].

Nel 1934 fu temporaneamente dislocato in Mar Rosso, unitamente al gemello Nembo[1].

Prese parte alla guerra di Spagna a contrasto del contrabbando di rifornimenti per le truppe spagnole repubblicane: nell’ambito di tali operazioni, il 30 agosto 1937, silurò ed affondò al largo delle coste algerine il piroscafo sovietico Tymiryazev[3][4][1][5].

All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale componeva, insieme ai gemelli Euro, Nembo ed Aquilone, la I Squadriglia Cacciatorpediniere basata a Tobruk[6].

Il 19 giugno 1940 affondò con bombe di profondità, in posizione 32°30’ N e 24°00’ E (circa 25 miglia a nord di Tobruk), il sommergibile britannico Orpheus; non vi furono sopravvissuti dell’unità britannica[7][8][9].

Dall’8 al 10 febbraio 1941 scortò, insieme alle torpediniere Orsa, Cantore e Missori, il primo convoglio con truppe dell’Afrika Korps (piroscafi Ankara, Alicante, Arcturus), che dovette temporaneamente sostare a Palermo per non imbattersi nella Forza H britannica; le navi furono anche attaccate da aerei il 14, mentre rientravano dalla Libia, ma non subirono danni[10].

Il 21 febbraio stava scortando – insieme ai cacciatorpediniere Freccia e Saetta – un convoglio composto dai trasporti Heraklea, Maritza e Menes, in rotta Napoli-Tripoli, quando il sommergibile britannico Regent silurò il Menes (poi rimorchiato dal Saetta)[11][1].

Dall’8 al 12 marzo scortò – insieme ai cacciatorpediniere Fulmine e Baleno – un convoglio composto dai trasporti Alicante, Arcturus, Rialto e Wachtfels, in rotta Napoli-Tripoli[12].

Dal 2 al 5 aprile scortò da Napoli a Tripoli, insieme al cacciatorpediniere Saetta ed alla torpediniera Orsa, un convoglio composto dai trasporti Alicante, Tembien, Maritza, Procida e Santa Fe[13].

Dal 21 al 24 aprile scortò (insieme ai cacciatorpediniere Strale, Saetta e Folgore) un convoglio formato dai trasporti Giulia, Castellon, Arcturus e Leverkusen sulla rotta Napoli-Tripoli[14].

Il 16 maggio lasciò Napoli per scortare, insieme ai cacciatorpediniere Strale, Euro, Fulmine e Folgore, un convoglio formato dai piroscafi Preussen, Sparta, Capo Orso, Motia e Castelverde e dalla nave cisterna Panuco (cui si aggregò poi la nave cisterna Superga): le navi arrivarono in porto il 21, nonostante una collisione tra il Preussen e la Panuco ed un infruttuoso attacco del sommergibile HMS Urge al Capo Orso ed alla Superga[15].

Il 20 novembre salpò da Napoli per scortare in Libia, insieme alla torpediniera Perseo, il convoglio C (motonavi Napoli e Vettor Pisani), ma alle 00.23 del 21 novembre lasciò il convoglio e fu inviato a fornire assistenza all’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, gravemente danneggiato da un aerosilurante; dopo aver scortato – unitamente all’incrociatore leggero Garibaldi ed ad altri 7 cacciatorpediniere – la nave a Messina, proseguì per Reggio Calabria insieme ai cacciatorpediniere Corazziere e Carabiniere[16].

L’11 dicembre imbarcò ad Argostoli i superstiti civili della motonave Calitea, recuperati dal cacciatorpediniere Freccia dopo il siluramento del mercantile[17].

Il 13 dicembre scortò insieme al cacciatorpediniere Strale, nell’ambito dell’operazione di rifornimento «M 41», i piroscafi Iseo e Capo Orso da Argostoli per Bengasi; tuttavia, in seguito al siluramento della corazzata Vittorio Veneto (che ebbe seri danni) e delle motonavi Fabio Filzi e Carlo Del Greco (che vennero affondate) l’operazione fu annullata ed i due mercantili, rientrando in porto, entrarono in collisione ed ebbero gravi danni[18][19].

Tra il 3 ed il 5 agosto 1942 scortò un convoglio composto dalle motonavi Ankara, Nino Bixio e Sestriere (con destinazione Tobruk per la prima e Bengasi per le altre due; il carico era costituito da 92 carri armati, 340 automezzi, 3 locomotive, una gru, 292 militari, 4381 t di combustibili ed olii lubrificanti, 5256 t di altri rifornimenti), insieme ai cacciatorpediniere Corsaro, Legionario, Folgore, Grecale e Saetta, nonché le torpediniere Partenope e Calliope; le navi giunsero a destinazione nonostante numerosi attacchi aerei; in quell’occasione si verificò peraltro il primo attacco condotto da velivoli statunitensi contro unità italiane (si trattò di un attacco di bombardieri Consolidated B-24 Liberator)[20][1].

Nel corso del 1942 fu sottoposto a lavori di rimodernamento che comportarono la sostituzione delle 4 mitragliere da 13,2 e 20 mm con 7 da 20/65 mm, nonché l’imbarco di due lanciabombe di profondità[5].

Nell’ultima fase della guerra fu impiegato in Egeo.

Alla proclamazione dell’armistizio si trovava al Pireo e lì fu catturato dai tedeschi il 9 settembre 1943[5][1]. Incorporato nella Kriegsmarine, assunse la nuova denominazione TA 14[5][1].

Operò in Egeo, ma il 1° febbraio 1944 fu colpito con razzi e danneggiato da aerei britannici[21]. Il 19 giugno, mentre si trovava a Lero, fu nuovamente danneggiato da cariche esplosive piazzate da incursori inglesi[21][5].

Il 16 settembre 1944, mentre si trovava a Salamina per le riparazioni, fu colpito da bombe ed affondato nel corso di un bombardamento aereo statunitense[21][5][1].

All’attivo del Turbine, nella lunga guerra dei convogli 1940-1943, è da registrare, oltre all’affondamento dell’Orpheus, l’abbattimento di cinque aerosiluranti avversari[1].

Note

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