Virgilio di Graben

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Virgilio
Burgravio di Sommeregg
Stemma
Stemma
In carica1464 –
1507
PredecessoreAndrea di Graben
SuccessoreErnesto di Graben
Nome completoVirgil von Graben
Altri titoliBurgravio di Heinfels, Lengberg, Statthalter di Lienz
Nascita1430/1440
Morte1507
Luogo di sepolturaLienz
Casa realeHerren von Graben
PadreAndrea di Graben
MadreBarbara von Hallegg
ConiugeDorothea Arnold (nato Herbst von Herbstenburg)
FigliLuca di Graben di Stein (più altri tre)

Virgilio di Graben (in tedesco: Virgil von Graben, anche Virgil vom Graben, con il titolo di Sommeregg) (1430/14401507), burgravio di Lengberg, burgravio e signore di Sommeregg, fu uno dei nobili, statisti e diplomatici più importanti della contea di Gorizia. Ha agito anche nell'impero asburgico di Federico III e Massimiliano I come consigliere di grande importanza.[1][2][3] Come tale guidò e completò la conquista della Contea di Gorizia da parte degli Asburgo.[4]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Virgilio di Graben apparteneva al ramo familiare carinziano-tirolese dei Signori di Graben, che ricoprì importanti cariche al tempo degli ultimi Conti di Gorizia e la cui opera portò anche la cultura rinascimentale nel Tirolo Orientale.[5] Virgilio di Graben era il figlio del nobile Andrea di Graben. Di Graben era considerato il “nobile goriziano più ricco e capace del suo tempo”.[6]

Nel XV Secolo Di Graben aggiunse un secondo piano al suo castello di Lengberg. La cappella del castello venne completamente ricostruita nel 1485, e il vescovo di Caorle, Pietro Carlo, la consacrò nell'ottobre di quello stesso anno. Sia l'aggiunta del secondo piano sia la costruzione della cappella furono registrate da Paolo Santonino, un umanista italiano conosciuto per i suoi diari di viaggio.

Schizzo storico dell'eredità della contea principesca di Gorizia a favore dell'Austria nel 1500. Protagonisti da sinistra a destra intorno al Castello di Gorizia e all'avanzata veneziana (bandiera e ducati d'oro): amministratore Virgil von Graben, conte Leonardo di Gorizia, re (imperatore) Massimiliano I, figlio di Virgilio e vice amministratore goriziano Luca di Graben (di Stein). (Schizzo storico di Matthias Laurenz Gräff)

Sotto l'ultimo conte Leonardo di Gorizia, fu amministratore[7] della contea principesca e capitano di Gorizia,[8] consigliere fidato del conte Leonardo e del re romano-tedesco Massimiliano I. Nel 1498 Virgilio affidò a suo figlio Luca di Graben il comando del castello di Gorizia, a difesa della capitale e città residenziale di Gorizia e dei suoi dintorni.[7][3][9] Luca ora ricopriva il ruolo di vice amministratore della contea.[10] Come tale diresse e completò il passaggio di Gorizia al dominio asburgico, nonostante gli sforzi di Repubblica di Venezia.[4] Alla morte del conte, il 12 aprile 1500, Massimiliano ottenne il facile passaggio di proprietà sempre grazie a Di Graben, divenuto reggente di Gorizia. Di Graben interruppe la sua collaborazione con i veneziani, che fu segreta fino ad allora, impegnandosi fortemente per l'ingresso del territorio nell'orbita asburgica. Dopo l'eredità di Gorizia a favore degli Asburgo, i Veneziani videro il loro fallimento esclusivamente nelle azioni dei signori Virgilio e Luca di Graben.[9] Come premio per i suoi servigi, ottenne dall'imperatore il titolo di Statthalter della città di Lienz. Questi eventi aumentarono la tensione politica tra Venezia e gli Asburgo e vennero a costituire uno degli antefatti per la guerra di Gradisca.[11]

Nel 1500, Di Graben divenne il primo amministratore del patrimonio e successore legale di Gorizia.[12] Sotto il dominio asburgico rimase governatore (capitano) della Contea di Gorizia fino al 1504. Oltre a diverse signorie fu burgravio (o pegno) di Lienz.[13]

Informazione[modifica | modifica wikitesto]

I dati per questo articolo sono stati presi dalla ricerca Von Graben di Matthias Laurenz Gräff.[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Claudia Fräss-Ehrfeld: Geschichte Kärntens: Die ständische Epoche. 1994, S. 197.
  2. ^ Carinthia I. Mittheilungen des Geschichtsvereins für Kärnten · Band 179, S. 156 (1989)
  3. ^ a b Dizionario biografico dei friulani: "Virgil von Graben", di Sergio Tavano
  4. ^ a b Erich Zöllner: Geschichte Österreichs: von den Anfängen bis zur Gegenwart, S. 159
  5. ^ Meinrad Pizzinini: Osttirol: Der Bezirk Lienz: seine Kunstwerke, hist. Lebens- u. Siedlungsformen. 1974, S. 78.
  6. ^ Johann Weichard Freiherr von Valvasor (1689): Die Ehre dess Hertzogthums Crain: das ist, Wahre, gründliche, und recht eigendliche Belegen- und Beschaffenheit dieses Römisch-Keyserlichen herrlichen Erblandes; Laybach (Ljubljana)
  7. ^ a b Maximilian von Österreich, von Walter Brendel (2022)
  8. ^ Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung, Band 56, Seite 382 (1948)
  9. ^ a b Hermann Wiesflecker: Die Grafschaft Görz und die Herrschaft Lienz, ihre Entwicklung und ihr Erbfall an Österreich (1500). In: Veröffentlichungen des Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum. Band 78, Innsbruck 1998, S. 142
  10. ^ Istoria della Contea di Gorizia: Studi e documenti su Carlo Morelli e l'Istoria della Contea di Gorizia, Seite 256. Von Carlo Morelli di Schönfeld, Silvano Cavazza, Paolo Iancis, Donatella Porcedda · 1796
  11. ^ AA. VV., p. 76
  12. ^ Osttiroler Heimatblätter. 34. Jahrgang, Nummer 5, Seite 1. Chronik der Stadt Lienz vom Jahre 1500 (Aussterben der Grafen v. Görz-Tirol) bis zum Jahre 1783 (Aufhebung der Herrschaft des königlichen Damenstiftes Hall i. T. durch Kaiser Jose! II.). Zusammengestellt von Dr. Franz und Dr. Marta Kollrelder (1966)
  13. ^ (DE) Die Burgfleger, su schloss-lengberg.at, Schloss Lengberg. URL consultato il 17 novembre 2023.
  14. ^ Von Graben Forschung

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Virgilio di Graben, in Dizionario biografico dei friulani. Nuovo Liruti online, Istituto Pio Paschini per la storia della Chiesa in Friuli. Modifica su Wikidata
  • Hermann Wiesflecker: Die Grafschaft Görz und die Herrschaft Lienz, ihre Entwicklung und ihr Erbfall an Österreich (1500). In: Veröffentlichungen des Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum. Band 78, Innsbruck 1998, S. 131–149.