Utente:Redrouge02/Sandbox

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Cacciata dei Saraceni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 889 i Saraceni sbarcarono in Provenza, decisi ad ampliare le loro conquiste. Essi scesero numerosi ed agguerriti nelle valli cuneesi, razziando uomini e distruggendo città ed abbazie. È probabile che Ugo di Provenza chiese aiuto ai Saraceni contro Berengario II d’Ivrea e per questo gli invasori arabi oltrepassarono le Alpi. L’abbazia di San Dalmazzo venne rasa al suolo e la stessa città di Pedona (antico nome della città) venne ridotta in ben misero stato. Nel 973, dopo il fallimento dei Saraceni nel progetto di trasformare i territori del Nord Italia in un Califfato (simile al califfato di Cordova). Come conseguenza di questa ardua lotta contro gli invasori, si registrò un calo demografico. Come scritto da Paolo Albertini nella sua opera: "Questi territori infatti, si erano talmente spopolati, che i vescovi-conti, lasciata la spada con la quale avevano combattuto contro i Saraceni, furono costretti - cosa inaudita per degli ecclesiatici di alto rango - a lavorare la terra con le proprie braccia."

Ricostruzione dell'Abbazia[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio circostante all'abbazia dal 1060 passò sotto al controllo della contessa Adelaide di Susa. Nel 1089 ella lo restituì a Oddone II (vescovo di Novara). Egli, nel 1150, fece risorgere e ricostruire l'abbazia in stile romanico, nel periodo di nascita dei primi Comuni. In questo tempo andò costituendosi anche il Comune di Borgo San Dalmazzo. Nel 1174 le spoglie del santo patrono della città arrivarono da Quargnento, dopo la minaccia degli abitanti di Borgo di non pagare le decime al vescovo, a meno che egli non avesse restituito il corpo di San Dalmazzo alla sua città di nascita.

Dal Mille al XIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il successore di Adelaide, Enrico IV morì nel 1091, creando problemi di successione in tutto il Piemonte. Bonifacio del Vasto riesce ad affermarsi e ad ereditare i territori di Enrico. Egli creò un potente regno che si estendeva dal Po alle coste liguri. Alla sua morte, i figli successero nel dominio paterno assumendo il titolo di marchesi del Vasto. L'abate Ugone promosse la fondazione di Cuneo nel 1195 e ciò influenzò anche il Comune di Borgo. Quest'ultima subì una forte battuta d'arresto due anni dopo, quando prese fuoco, a causa delle lotte tra Astigiani e Saluzzesi. Nei primi anni del duecento, ci fu una discussione riguardo alla giurisdizione delle chiese comunali. Il vescovo ricorse alla Santa Sede. Nel 1205 quest'ultima delegò il vescovo e il visdominio d'Acqui a studiare la controversia ed essi decisero di restituire allo stesso vescovo le chiese che gli appartenevano. Una ventina d'anni dopo, Borgo San Dalmazzo passò sotto la reggenza del podestà Anselmo Musso e la posizione del Comune ridiventa incerta. Ciò è anche causato dalla venuta degli Angiò nel territorio provenzale. Essi però non riuscirono a tenere le redini del Comune, che passò nuovamente sotto il dominio del Marchesato di Saluzzo. Nel 1258 i monaci del borgo fecero vive e ampie proteste contro Cuneo, recriminando la propria indipendenza. Queste azioni ebbero un seguito e le trattative andarono buon fine e un anno dopo gli ambasciatori e procuratori di Cuneo furono ricevuti dal re Carlo, finché qualche tempo dopo Gualtieri di Alneto, rappresentante angioino, chiese ai monaci di borgo la loro sottomissione. Tuttavia, nel 1962, gli uomini di Borgo mantennero la fedeltà al proprio abate. Nel 1275 l'esercito angioino subì una tremenda disfatta, a seguito della battaglia fra le valli Gesso e Vermenangna dove cadde un millennio prima, circa, il martire San Dalmazzo. Nel secolo successivo si alternarono numerosi abati, che guidare spiritualmente la città. Tra i principali si possono ricordare Raimondo, Federico del Borgo, Enrico Brayda e Bernardo de la Garde. Un importante ruolo fu svolto anche dal castello, distrutto da Amedeo VIII e ricostruito per volere di Anna di Cipro.