Utente:Nicola Scalzitti/Angelo Maria Scalzitti

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Angelo Maria Scalzitti esordì come scrittore a vent’anni con un breve racconto pubblicato nel gennaio 1953 nella Rivista Internazionale di Etnografia «Beyond the Sea», riproposto più tardi anche in Italia. Nel 1957, si presentò al pubblico come poeta con una raccolta di poesie, “Ispirazioni” (1957) pubblicati per le Edizioni Parascolastiche Italiane (EPI), una piccola casa editrice fondata in quegli anni da Michele Balassone, altro giovane sulmonese. Con alcuni amici nel 1950 costituì il “Cenacolo di Cultura – Politica – Attualità “Publius Ovidius Naso”, assumendone la presidenza. Tra quegli entusiasti si cominciò a vagheggiare il progetto di una rivista di varia cultura, nel tentativo di rinverdire i fasti della grande stagione umanistica sulmonese, fiorita sullo scorcio dell’Ottocento con i vari Dorrucci, De Nino, Faraglia, Celidonio, Pansa, Piccirilli e quanti si aggregarono intorno a questi antesignani. Nostalgici del bel tempo andato e animati da spirito imprenditoriale, gli amici del “Cenacolo” si consociarono per concretizzare l’idea vagamente concepita da tempo e superando le comprensibili difficoltà, in primis di natura finanziaria, nel febbraio del 1958 si presentarono al pubblico col periodico che, in formato elefante, apparve in edicola col titolo di «Circolo Letterario» Rivista di cultura e attualità: redattore capo Angelo Maria Scalzitti, Michele Balassone editore. Primo grande appuntamento per il neonato mensile fu il Bimillenario Ovidiano, onorato con due numeri speciali di 24 pagine: il primo nel maggio-giugno e il secondo nel luglio-agosto del 1958. Dopo il congresso sulmonese Scalzitti si recò in Romania e sull’onda del successo degli incontri sulmonesi, nella seduta inaugurale del Convegno mondiale di Costanza]] lanciò l’idea di un Istituto di Studi Ovidiani, istituendo così un simpatico parallelo con l’«Ovidianum» di Bucarest. In quell’anno, Scalzitti, col racconto La mano sul mitra (1958) vinse il Premio Nazionale della Pace “Colomba d’oro di Picasso”, con un racconto che esaltava i valori umani che sono alla base di una pace duratura tra i popoli, racconto che tutt’oggi rimane estremamente attuale. Ricordiamo inoltre che fu socio della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, membro dell’Accademia dei 500 e dell’Istituto Internazionale di Arti e Lettere, socio, segretario, prefetto, vicepresidente e, nel 1972 presidente del Rotary Club]] Sulmona. Dal 1962, dopo essere stato nominato redattore capo della sede di Sulmona, la sua collaborazione con «Il Messaggero» si fece più assidua; tra l’inizio del 1963 e il settembre 1964, con lo pseudonimo di “Mefistofele” pubblicò una serie di 43 elzeviri su argomenti strettamente legati alla città di Sulmona, che si proponevano come satira pungente, a volte sferzante, ma mai irridente verso personaggi noti e meno noti della politica locale, come commenti a fatti e persone, a tratti bonari, a tratti esilaranti, a tratti anche cattivi, ma sempre veritieri e mai irrispettosi. I suoi scritti censorii, pungevano, facevano male, scatenavano polemiche e attriti. Comunque, la buona prosa, le idee chiare, la ponderatezza piacevano e riscuotevano anche consensi e apprezzamenti. Quando nel 1967, per i tipi della “Ovidius editrice di cultura” ripubblicò in fascicolo (dal titolo Corso Ovidio) i 43 elzeviri di Mefistofele, Christian Mac Bohen della P.S.B. di Washington in prefazione ne tesseva le lodi:

“La vita di una piccola città di provincia è stata setacciata con maestria e vivacità, con polemica ed amore, con una evidente meta: il miglioramento di quella vita, in ogni settore, per il progresso della comunità in cui Scalzitti viveva, ed alla quale si interessava. È una notevole opera di giornalismo politico: piccoli episodi, personaggi non di primo piano, duelli roventi, crisi economiche che caratterizzano la provincia Italiana. Ogni frase ed ogni parola al punto giusto; ogni critica ben dosata e calibrata, ogni episodio curato nella critica e nella prospettata risoluzione. È una notevole opera, anche se di mole modesta: ma è opera valida, letterariamente, oltreché politicamente, e in particolare quale opera giornalistica, perché risponde ai canoni professionali più puri, perché risponde ad interrogativi di carattere universale.”

Anche sul «Circolo Letterario», di cui nel 1959 Scalzitti aveva assunto la direzione, continuò la sua azione. Riprese a dibattere con coraggio alcune tematiche a lui care: la sede dell’università abruzzese in primis, che aveva affrontato fin dal 1958 sulla stampa quotidiana. Aveva allargato la sfera degli interessi della sua rivista, cercando di farla conoscere anche oltre gli stretti confini regionali; fu presente per esempio alla rassegna di Washington e alla mostra internazionale dei periodici di Tokio. Si circondò di una buona rete di amicizie ed estimatori, cercò spesso la collaborazione di scrittori e studiosi estranei alla stretta cerchia cittadina, coinvolgendoli con interviste e collaborazioni di vario tipo. È il caso dello scrittore inglese Gwyn Griffin, un sincero amico dell’Italia, approdato a Sulmona dopo un lungo girovagare per il mondo non per godere dei monumenti e dei tesori artistici della nostra terra, ma – sono sue parole – per abitare «nell’Italia degli Italiani, e vedere come vive veramente e semplicemente il popolo». Aveva scelto Sulmona e la Conca Peligna, finendo per mettervi solide radici.

Nel 1965 esce “Stardust” pubblicazione che racchiude 3 racconti e 30 poesie. Nel 1968 Scalzitti fondò e diresse anche un nuovo giornale che, col titolo di «Il corriere del giorno» apparve in edicola con cadenza quindicinale. Era un ulteriore strumento per dibattere i tanti problemi che angustiavano la città, le grandi tematiche del momento (regione, autostrada, ferrovie, agricoltura), per allargare l’interesse alla cronaca più immediata, al turismo, allo sport, allo spettacolo, alle manifestazioni artistiche, ai personaggi più o meno illustri, per informare sui grandi eventi regionali e nazionali, cesserà le pubblicazioni con la sua morte.

Ma tra le tante iniziative progettate e messe in cantiere dal vulcanico scrittore, degna di particolare menzione è la realizzazione di un concorso artistico-letterario, abbozzato nella sua complessa strutturazione fin dall’inizio degli anni Sessanta e pubblicizzato nel 1962 attraverso il Cenacolo di Cultura “Publius Ovidius” presieduto dallo stesso Scalzitti. Doveva trascorrere ancora qualche anno, però, prima che il progetto si concretizzasse; il concorso si denominò “Premio Sulmona delle Arti” e per la prima edizione si puntò sulla pittura, scelta auspicata dalla folta schiera di pittori locali e che sembrava offrire più valide prospettive.

All’inizio di settembre, il presidente A.M. Scalzitti poteva finalmente presentare l’iniziativa dalle pagine della sua rivista:

“Siamo riusciti dopo tanto impegno e innumeri difficoltà a dare vita alla prima edizione del «Premio Sulmona delle Arti» dedicato per quest’anno 1964 alla Pittura. è una idea nobile, la cui concretizzazione è costata molto, soprattutto per la prova che ha subito la nostra volontà. Ma oggi dobbiamo solo e soltanto gioire tutti uniti, perché finalmente anche Sulmona è stata proiettata sul piano internazionale della cultura ufficiale. Il merito è di nessuno e di tutti. Troppo si è parlato del «Premio Sulmona delle Arti» perché ancora se ne parli: diremo solo che più che le parole, troppe se ne scrivono e se ne preannunciano, valgano i fatti e le opere. Ed opera concreta è quel che si vede, per la prima volta della storia della città di Ovidio, nelle sale dello splendido Palazzo dell’Annunziata. Per il futuro, ogni anno una Musa abiterà fra di noi: ma ogni anno è nostra intenzione realizzare una mostra del «piccolo formato», sulla scia del primo esperimento tentato felicemente dal pittore Pallozzi. Questi i programmi in questo ambito severo ci muoveremo per le edizioni future del «Premio Sulmona delle Arti». Angelo M. Scalzitti Presidente.*

  • «Circolo Letterario», a. VII (1964), numero speciale di settembre

Tra le altre personalità amiche di Scalzitti, un posto particolare occupa Francesco Sardi De Letto, eclettico scrittore di patrie memorie, autore di una “divagante” opera su Sulmona, che in quegli anni giaceva ancora inedita nel classico cassetto. Nel 1972, Scalzitti decise di darla alle stampe col titolo La città di Sulmona Impressioni storiche e divagazioni e in apertura del fascicolo estivo del «Circolo Letterario» annunciava ai lettori:

“La rivista “Circolo Letterario”, nata quindici anni fa nella città di Ovidio… inizia da questo numero la pubblicazione in fascicoli di appendice di un’opera che non esitiamo a definire eccezionale e poderosa … Eccezionale, perché questa storia di Sulmona è il frutto di una ricerca minuziosa durata un ventennio, avendo l’Autore peregrinato per archivi e biblioteche in Abruzzo e fuori di Abruzzo. Poderosa per la quantità di notizie preziose sciorinate per il lettore nello stile tipico del noto scrittore sulmonese...”

Operazione coraggiosa che, come racconta Vincenzo Colajacovo, suo stretto collaboratore e amico, lasciò ammirato lo stesso autore che quelle impressioni aveva scritto e di cui e l’autore e l’editore non videro mai la fine, ma «suggellata, con altrettanto coraggio e fierezza, dalla sorella Marcella», che nel marzo del 1983 portò a termine la pubblicazione dell’intera opera composta da sei volumi. Tornando ancora alla sua produzione letteraria, ricordiamo che nel 1970, per i tipi della “Rebellato editore” di Cittadella di Padova, pubblicò il romanzo I tormentati, ripercorrendo in forma romanzata la tragica vicenda di una piccola comunità dell’Abruzzo montano durante il periodo dell’occupazione tedesca, con ampi riferimenti opportunamente mascherati ad un fatto realmente accaduto: l’eccidio di Petransieri, meglio noto come “la strage di Limmari”. L'autore descrive, con la sensibilità che solo un poeta possiede, l'animo umano di fronte alla catastrofe della guerra, in quel momento storico che segnò l'Italia e i suoi abitanti, in un microcosmo di un paese di montagna, dove i pochi abitanti, nel loro isolamento geografico, non avrebbero mai immaginato di essere toccati da una tale sciagura, ma non sapevano di trovarsi proprio sulla Linea Gustav. In quel tempo Scalzitti lavorava anche ad un’altra opera assai più impegnativa che, col titolo Il Quarantrè, vedrà la luce in volume solo dopo la morte dell’autore, ma pronta per essere pubblicata già nel 1971; l’edizione fu ritardata solo «per esigenza di ricerca, e di stampa», quindi incominciò ad essere pubblicata in fascicoli come omaggio agli abbonati del «Circolo Letterario». Il libro si raccomanda per l’ampia documentazione raccolta e le testimonianze di tanti protagonisti.


Note[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alla “Colomba d’oro di Picasso”, il giovane scrittore sulmonese ricevette premi, segnalazioni, attestati di partecipazioni e riconoscimenti un po’ ovunque: Premio Cosenza (saggistica) - Cosenza 1959; Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio per il 1960 (riconoscimento che gli sarà concesso per la seconda volta nel 1967); Premio La Soffitta - Pisa 1965; Premio D’Annunzio (saggistica) - Pescara 1963; Premio Nazionale Vittime Civili di Guerra (giornalismo) - Roma 1967; Premio Giornalistico “Rotary Club” - L’Aquila 1969; Premio Giornalistico Unione Camere Commercio Lombardia - Milano 1970; Premio Etna Taormina (poesia) – Catania 1970; Premio D’Annunzio (narrativa) - Pescara 1970-71; Premio Campiello (narrativa) - Venezia 1970-71; Premio “Il Ceppo” (poesia) – Pistoia 1971.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Ispirazioni - (1957) La Mano sul Mitra - (1959) Le Poesie di Nasone - (1962) Stardust - (1965) The gold stones -(1970) I Tormentati - (1970) Pensieri in libertà - (1973) Il 43 - (1975)


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