Utente:Elisaunitn/sandbox

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Pagina di bozze per i contributi di Elisaunitn[modifica | modifica wikitesto]

Contributo Andrea Brustolon[modifica | modifica wikitesto]

Si veda la versione inserita il 29-05-2009.

Contributo Belluno[modifica | modifica wikitesto]

Si veda la versione inserita il 30-05-2009.

Contributo Pace di Brindisi[modifica | modifica wikitesto]

Si veda la versione inserita il 30-05-2009.

Contributo Tokyo, sezione:La fondazione di Edo[modifica | modifica wikitesto]

Si veda la versione inserita il 31-05-2009.

Bozza[modifica | modifica wikitesto]

Ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Baia di Ago e le montagne Takami dall'osservatorio Kirigaki, Shima.

In Giappone è presente una grande varietà di tipi di vegetazione che passa dalla sub artica a quella tropicale. La foresta copre circa il 70% del territorio; il Giappone, infatti, è al secondo posto come percentuale di verde dopo la Finlandia. Nelle zone di media montagna (RACHY C.) e in quelle costiere (AGA C.) si trovano foreste temperate, mentre nelle zone montuose sono situate le foreste boreali di conifere. Tra i 400 e i 1500 metri si trova spesso la brughiera giapponese (Hara): un insieme di conifere.

Trattati internazionali ambientali sottoscritti:

Parchi nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Storia della preservazione ambientale[modifica | modifica wikitesto]

La politica di preservazione ambientale del Giappone risale all'era Tokugawa (circa 1603-1867) e seguì una strategia top-down (letteralmente "dall'alto verso il basso")[1] di cui si fece promotore lo shogun stesso.

In quel periodo, infatti, il Giappone viveva un periodo di pace e prosperità che aveva ben presto portato ad un eccessivo sfruttamento delle risorse forestali del paese. Questo si deve principalmente a cinque fattori:

  • l'isolamento vissuto in quel momento dal paese, che lo costringeva all'autosufficienza anche per il legname.
  • l'uso del legno per le costruzioni (sia delle modeste abitazioni popolari sia per le residenze aristocratiche) in un momento di boom edilizio.
  • la frequenza degli incendi in quartieri contraddistinti da case ammassate e densamente popolate.
  • l'uso della legna come combustibile.
  • il disboscamento di nuove aree per ricavarne terreni coltivabili (aumento della domanda di beni alimentari) e l'utilizzo di materiale boschivo (foglie, piccoli rami) come concime.

Il disboscamento ebbe la sua acme, assieme al boom edilizio, nel periodo 1570-1650. Lo shogun arrivò a ordinare l'abbattimento delle foreste in tutto il paese (e non solo sulle sue proprietà) per poter realizzare le sue residenze e pretese da ogni daimyo un tributo in legname: restarono intatte solo le zone meno accessibili e la parte nord dell'isola di Hokkaidō. La forte richiesta di legno arrivò persino a scatenare tensioni sociali, non solo per accapparrarsi le risorse rimaste, ma anche per stabilire i prezzi e le modalità del trasporto.

La gravità della situazione venne messa a nudo dal grande incendio del 1657 e gli shogun dell'epoca reagirono esortando alla parsimonia nello stile di vita (limitazioni nel fasto delle case) e imponendo delle rigide regole allo sfruttamento delle foreste. Già nel 1666 venne vietato il taglio degli alberi, incentivato il rimboschimento e un editto dello shogun metteva in guardia contro l'erosione, la deforestazione e l'impoverimento dei suoli. Dal 1700 fu attivo un articolato corpo di leggi per la gestione forestale (demandata al Ministero delle Finanze), che prevedeva anche una capillare rete di gestione sul territorio con diversi ambiti e gradi di responsabilità (chi poteva rilasciare il permesso di taglio, quanto tagliare, chi era demandato al controllo etc.). Inoltre, lungo le strade principali e i fiumi, vennero istituiti dei posti di guardia per assicurarsi che tutto il legname in transito avesse rispettato le leggi.

Venne ridotto l'impiego di legname nelle costruzioni e anche per il riscaldamento delle abitazioni (sostituito dal carbone); si ridusse il rischio di incendi.

La misure certamente più importanti, però, riguardarono la selvicoltura, considerata un vero e proprio investimento a lungo termine: fiorirono i trattati al riguardo e numerosi furono gli imprenditori che vi si dedicarono, nonché il governo stesso. In questo modo estese aree del Giappone vennero destinate alle piantagioni forestali.

Oggi, nonostante l'alta denità, il Giappone ha un territorio coperto per il 70% circa di montagne, ricoperte di foreste e poco popolate. Le aree boschive sono ben protette e gestite, e sono in ulteriore espansione.

  1. ^ Così J.Diamond definisce quelle politiche che vengono imposte dall'alto, in stati caratterizzati da un governo centrale forte, come il Giappone dell'epoca. Questo tipo di gestione si oppone a quello bottom-up che si riscontra in paesi (solitamente piccoli) in cui è tutta la popolazione a proporre e fare pressioni per l'adozione di particolari strategie.(cfr. bibliografia)