Utente:Danilo.Ionadi/Sandbox

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Altre soluzioni: l'imposta sul reddito del robot e l'ecotassa[modifica | modifica wikitesto]

La robot tax potrebbe assumere la forma di un'imposta sul reddito teorico del robot, gravante di fatto sull'impresa che lo utilizza[1]. In questo modello, si attribuisce al robot un reddito teorico, non effettivamente percepito, in ragione della sua attività: l'impresa che impiega il robot è tenuta a pagare l'imposta sulla base di tale reddito. I presupposti dell'imposta utilizzata sono due: l'impiego nell'azienda di uno o più robot, intesi come ogni manifestazione materiale e/o immateriale dell'intelligenza artificiale nel mercato[1], e la corrispettiva perdita di posti di lavoro. L'assunto di fondo di questo modello è che i sistemi giuridici rendano più vantaggioso l'impiego dei robot rispetto all'impiego dei lavoratori umani[2] e, più in particolare, che vi sia una corrispondenza dimostrabile tra l'acquisto di un robot e la perdita di posti di lavoro[1]. Tuttavia, non è pacifico se i robot sostituiscano effettivamente gli esseri umani nel mercato del lavoro[3]. Diversi autori, si sono interrogati sul ruolo dei cobot, cioè robot che lavorano a fianco dei lavoratori e non in sostituzione di essi, dando così luogo ad un fenomeno di ibridazione. In particolare, Evgenia Koptyug evidenzia che in molti ambiti, in cui sono richieste skills come comunicazione, creatività o problem solving, la percentuale di collaborazione fra persone e robot arriva fino al 50%, mentre tutta la restante parte viene coperta da lavoro umano, restando invece soltanto marginale la percentuale di automazione completa.[4]

Integrati i presupposti, l’impresa è soggetta a un’imposta sul salario che sarebbe attribuito al robot se fosse un lavoratore umano. Il concetto di salario teorico non sarebbe una novità assoluta nel panorama tributario[1] e troverebbe un parallelo nelle operazioni di transfer pricing. L’impresa risulta essere il soggetto passivo dell'obbligazione tributaria ma, secondo lo schema descritto, potrebbe essere assimilata alla figura del sostituto d'imposta, qualora si affermasse la capacità contributiva del robot. A tale proposito, diversi giuristi[5] evidenziano che diventerebbe necessario superare gli schemi tradizionali in tema di capacità contributiva. Infatti, dal momento che il robot non è né una persona fisica né una persona giuridica, si dovrebbe dare vita ad una capacità contributiva speciale.

In merito alla quantificazione della retribuzione teorica del robot, il modello in esame prevede il riferimento al valore generato dall’uso del robot (da valutare in concreto), oppure il ricorso a previsioni forfettarie di stima in riferimento al modello di robot impiegato. Tuttavia, per quantificare correttamente la retribuzione fittizia del robot, si dovrebbe comparare la sua attività con il lavoro umano, operazione che può spesso rivelarsi non facile (si pensi al caso dei cobot) e in assenza di uno stipendio correttamente calcolato attraverso cui misurare la capacità contributiva del robot, diventerebbe difficile individuare gli elementi capaci di giustificare il contributo del robot alle spese pubbliche[6] .

Infine, in virtù dell'attribuzione teorica di un salario al robot, si avanza la possibilità di prevedere il pagamento contributi di previdenza sociale su tale salario. Così come la imposizione sul reddito, la contribuzione previdenziale del robot andrebbe a sopperire alla presunta attuale o futura diminuzione delle entrate tributarie e contributive a causa della sostituzione di forza lavoro da parte dei robot. Nel caso in cui si prevedesse anche il pagamento di contributi di previdenza sociale, tuttavia, si dovrebbe allora stabilire anche se possa configurarsi o meno un vero e proprio trattamento pensionistico per il robot e se ad esso debbano riconoscersi delle indennità in caso di malfunzionamento.[7]


  1. ^ a b c d (EN) Xavier Oberson, Taxing Robots: Helping the Economy to Adapt to the Use of Artificial Intelligence (XML), Edward Elgar Publishing, 31 maggio 2019, DOI:10.4337/9781788976527, ISBN 978-1-78897-652-7. URL consultato l'11 novembre 2022.
  2. ^ (EN) Ryan Abbott e Bret Bogenschneider, Should Robots Pay Taxes? Tax Policy in the Age of Automation, ID 2932483, Social Science Research Network, 13 marzo 2017, DOI:10.2139/ssrn.2932483. URL consultato l'11 novembre 2022.
  3. ^ (EN) Marguerita Lane e Anne Saint-Martin, The impact of Artificial Intelligence on the labour market: What do we know so far?, 25 gennaio 2021, DOI:10.1787/7c895724-en. URL consultato l'11 novembre 2022.
  4. ^ (EN) People and robots: future work division Germany 2018, su Statista. URL consultato il 12 novembre 2022.
  5. ^ Alejo Hernández Lavado, La fiscalidad del mecenazgo, in Anuario de la Facultad de Derecho. Universidad de Extremadura, n. 36, 22 dicembre 2020, pp. 623–671, DOI:10.17398/2695-7728.36.623. URL consultato il 12 novembre 2022.
  6. ^ (EN) Salvatore Antonello Parente, Artificial Intelligence and Taxation: Assessment and Critical Issues of Tax-Levy Models, in Białostockie Studia Prawnicze, vol. 26, n. 3, 1º settembre 2021, pp. 135–151, DOI:10.15290/bsp.2021.26.03.07. URL consultato il 12 novembre 2022.
  7. ^ Robert D. Atkinson, The Case Against Taxing Robots, in SSRN Electronic Journal, 2019, DOI:10.2139/ssrn.3382824. URL consultato il 12 novembre 2022.