Una nota super la semper est canendum fa

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Il distico mnemonico latino Una nota supra la semper est canendum fa concerne la pratica della solmisazione. Quando l'ambitus di una melodia gregoriana supera l'exacordum naturale (ut-re-mi-fa-sol-la) presentando una nota più acuta del la per moto congiunto, si viene a formare un tritono, che allora era una figurazione melodica vietatissima dalla prassi e dal gusto[senza fonte] (nella trattatistica, il tritono veniva definito diabolus in musica). Per ovviare all'inconveniente, si provvedeva a cambiare exacordum, passando all'exacordum molle (f, g, a, b-molle, c, d, e), facendo sì che la nota super la (il b, appunto) fosse bemollizzata. La pratica della solmisazione, però, era nata appunto per gestire simili alterazioni melodiche e per ricondurre quindi tutti gli intervalli ai nomi che essi prendevano all'interno dell'exacordum naturale, in modo da avere diatonismo (ossia, di non usare alterazioni): per cui la distanza la-si bemolle, pari a un semitono, veniva ricondotta al nome che assumeva il semitono l'exacordum naturale, e si denominava mi-fa.

Dunque la nota super la, a una distanza di semitono per aggirare il tritono, viene ad essere un fa, soddisfacendo il requisito della mnemonica latina in oggetto che, tradotta, dice: Una nota sopra il "la", va sempre cantata "fa".

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