Tre piani (romanzo)

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Tre piani
Titolo originaleShalosh komot
AutoreEshkol Nevo
1ª ed. originale2015
1ª ed. italiana2017
Genereromanzo
Lingua originaleebraico
AmbientazioneTel Aviv
PersonaggiPrimo pianoː i coniugi Arnon e Ayelet e la figlia Ofri, la coppia Ruth e Hermann; Secondo pianoː i coniugi Hani e Assaf, e il fratello di lui Evatar; Terzo pianoː Dovra, vedova di Michael, e il figlio Arad

Tre piani (in ebraico שלוש קומות?, Shalosh komot) è un romanzo del 2015 dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, tradotto e pubblicato in Italia nel 2017 per Neri Pozza Editore.

Dal libro è stato tratto l'omonimo film diretto da Nanni Moretti e presentato a Cannes nel 2021.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«Le piante perfettamente potate all'ingresso. Il citofono appena rinnovato. Le caselle della posta, nemmeno una rotta. Nessuna con più di due cognomi. Le biciclette sorprendentemente ordinate. Sorprendentemente legate. Il silenzio che tanto ci piaceva. [...] Un'isola di pace, chiamavo sorprendentemente la nostra periferia. In quel momento mi è apparsa un'isola di ottusità e di conservatorismo... abbiamo vissuto nel Borghesistan.»

Le tre storie, raccontate in prima persona, sono ambientate in una tranquilla palazzina di tre piani alla periferia di Tel Aviv, dove gli inquilini, appartenenti alla classe medio-alta, stanno attraversando un momento di crisi e di crescente disperazione[1].

Primo piano[modifica | modifica wikitesto]

«Cosa volevo, in fin dei conti? Proteggere le mie donne, difenderle. Garantire che nessuno facesse loro del male. Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per amore, mi credi?»

Arnon, ufficiale in pensione e padre di una bambina di nove anni, in un lungo monologo si sfoga con un vecchio amico scrittore e commilitone, rivelandogli tormenti e segreti. La sua storia trae origine dal sospetto che il marito di una coppia di anziani coinquilini abbia abusato sessualmente della figlioletta. I coinquilini sono molto distinti e istruiti, arrivati in Israele dalla Germania e da tempo sfruttati e sottopagati come baby sitter da Arnon e dalla moglie Ayelet.

Ossessivamente alla ricerca di una conferma, a prescindere dall'evidenza dei fatti, Arnon a causa della sua gelosia per la figlia Ofri entra in conflitto con Ayelet e perde ogni controllo, lasciandosi andare a comportamenti violenti e impulsivi, fra cui il pestaggio dell'anziano vicino inerme, già in fin di vita in ospedale, e il rapporto sessuale consumato con la nipote adolescente di questi, che poi per vendetta minaccia di distruggere il suo matrimonio.

Secondo piano[modifica | modifica wikitesto]

«A volte qualcosa dentro mi ordina, mi gridaː fa' la cosa NON giustaǃ Fa' la cosa NON giustaǃ Mi capisci? Mica tanto, eh? È normale che tu non capisca. Non capisco neanch'io. Neanche il barbagianni lo capisce.»

Hani, una casalinga con due figli e un marito sempre lontano per lavoro, tanto da venir soprannominata dai vicini "la vedova", vive una vita sempre più arida di affetti e prospettive, e sempre meno ancorata alla realtà. Mette per iscritto tutte le sue ansie in una lettera destinata alla vecchia amica Neta che vive a Middletown, Ohio, nella quale registra le trasformazioni avvenute da quando si è sposata e ha avuto le due figlie, l'isolamento determinato dalla maternità, fino alle più recenti emozioni suscitate dall'irruzione nella sua grigia quotidianità del cognato Evatar, in fuga dai creditori. Il terrore di Hani è quello di non saper più distinguere gli eventi reali da quelli immaginari e di finire con l'impazzire, come era successo a sua madre.

Terzo piano[modifica | modifica wikitesto]

«Tre settimane fa ho deciso di agire. Quante volte abbiamo osservato impazienti le folle radunate nelle piazze a gridare slogan condivisi anche da noi, ma il nostro incarico pubblico ci impediva di gridare con loro? Ora, dopo la pensione, la porta della gabbia è aperta. Allora perché, mi sono chiesta, resto dietro le sbarre?»

Dovra, una giudice in pensione, dopo la morte del marito Michael con il quale ha condiviso un felice e lungo matrimonio, oltre che la professione di magistrato, lascia messaggi vocali sulla segreteria telefonica del congiunto ormai non più in vita, informandolo dei nuovi accadimenti e delle sue decisioni. Si apprende che sta per lasciare la casa per un nuovo appartamento, suggeritole da un uomo conosciuto da poco, e che è in atto il suo sofferto e difficile riavvicinamento con Arad, il figlio della coppia. Dichiarato colpevole di un incidente stradale in cui era rimasta vittima una giovane donna incinta, durante la sua detenzione in carcere Arad aveva deciso di non voler più rivedere i genitori, ritenendoli la causa del suo problematico carattere e della sua cattiva condotta. Dovra, a sua volta, si incolpa di non averlo più cercato, e di aver preferito il rapporto con il marito, il quale, dopo aver tentato per anni, inutilmente, di correggere gli eccessi del figlio e di indirizzarlo sulla retta via, ed essere stato, infine, da questi rabbiosamente malmenato, l'aveva posta di fronte alla scelta di stare con lui o di seguire Arad.

Sola nel suo appartamento, guardando in televisione le proteste contro i prezzi delle case, Dovra, sulla spinta dall'entusiasmo dei giovani, decide di unirsi alle manifestazioni, "convinta dell'importanza dell'esperimento di immaginare una realtà alternativa. Nuova". Racconta al marito quello che sta succedendo nel paese e gli comunica che le decisioni che sta assumendo le stanno ridando il controllo della sua vita.

Tre piani dell'anima[modifica | modifica wikitesto]

I vari livelli di cui si compone la personalità secondo la teoria freudiana

I tre monologhi si sviluppano su piani emotivi diversi e rappresentano un'allegoria delle tre componenti della teoria freudiana della personalitàː Es, Io, Super-io.[2]

Una spiegazione del loro significato viene offerta nel racconto Terzo piano narrato dalla giudice Dvora che ha comprato l'opera omnia di Freud al fine di comprendere meglio un sogno fattoː "Al primo piano risiedono tutte le nostre pulsioni e istinti, l'Es. Al piano di mezzo, l'Io, che cerca di conciliare i nostri desideri e la realtà. E al piano più alto, il terzo, abita sua altezza il Super-io. Che ci richiama all'ordine con severità e ci impone di tenere conto dell'effetto delle nostre azioni sulla società."

L'analogia con Freud, e la corrispondenza fra piani condominiali e istanze intrapsichiche perseguita da Nevo, che ritrae la palazzina come un microcosmo dell'anima, viene tuttavia attenuata dall'affermazione del bisogno umano di comunicare, raccontare storie, e dall'importanza assegnata alla necessità letteraria delle confessioni.[3] In uno dei messaggi lasciati sulla segreteria telefonica del defunto marito, dopo aver terminato la lettura di Freud, Dvora mette in luce quello che è a suo parere l'errore commesso dallo psicanalista austriaco:

«I tre piani dell'anima non esistono dentro di noi. Niente affattoǃ Esistono nello spazio tra noi e l'altro, nella distanza tra la nostra bocca e l'orecchio di chi ascolta la nostra storia. E se non c'è nessuno ad ascoltare, allora non c'è nemmeno la storia. [...] L'importante è parlare con qualcuno. Altrimenti, tutti soli, non sappiamo nemmeno a che piano ci troviamo, siamo condannati a brancolare disperati nel buio, nell'atrio, in cerca del pulsante della luce»

I "tu" silenziosi a cui i personaggi principali rivolgono le loro confessioni (un amico dell'esercito, un'amica dell'adolescenza, il defunto marito), vengono spesso incalzati dagli interlocutori per avere conferma della loro effettiva capacità di ascolto e di comprensioneː "Mi capisci?", "Puoi capire?"[4], oltre che funzionare da strumenti di autoanalisi e da salvagenti con cui affrontare la realtàː Hani, nella parte finale della lettera destinata all'amica, scrive che non si aspetta davvero una sua rispostaː "Non mi serve un avvocato difensore. E men che meno un inquisitore. Cercavo soltanto una testimone."

Critica[modifica | modifica wikitesto]

In un articolo sul New York Times, Ayelet Gundar-Goshen si chiede se la psicologia di questo romanzo non nasconda una dimensione politica, e ipotizza che il condominio rappresenti una metafora della “mentalità d'assedio” in cui gli israeliani vivono, che li porterebbe a difendersi dalle minacce esterne dipingendo se stessi come vittime di vicini malvagiː "l'aggressività dell'in-group è proiettata sul mondo esterno, insieme a ogni responsabilità morale del conflitto."[5]

Proteste israeliane contro il costo della vita. Tel Aviv, Agosto 2011

Sulle caratteristiche "israeliane" del romanzo si sofferma anche Marcela Sulak, facendo riferimento alla presenza in Tre piani di istituti e tradizioni peculiari di quel paese, come la leva obbligatoria e universale, i kibbutz, il sistema giudiziario, la forte centralità assegnata alla famiglia, scandagliata negli aspetti oscuri della genitorialità, così come l'evocazione di eventi storiciː la Prima intifada o le proteste a Tel Aviv nel 2011.[2]

Rachel S. Harris sottolinea l'importanza del personaggio della giudice che partecipa proprio alla protesta delle tende in Rothschild Boulevard[6] e si impegna come consulente legale dei manifestanti, come segno di risveglio e simbolo di quella nuova generazione di israeliani istruiti, che hanno viaggiato, che non rifiutano la realtà, non vogliono vivere in una bolla isolata di individualismo e si battono per un cambiamento delle condizioni materiali della società.[7]

Altre recensioni mettono in rilievo la capacità di Nevo, attraverso le storie proposte in Tre Piani, di esplorare il tessuto sociale e culturale del suo paese, e di rappresentare, attraverso le vite dei tre inquilini, un ritratto ampio e complesso della società israeliana.[8][9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Elaine Margolin, Interwoven tales: Eshkol Nevo's tells of 3 families in 1 building, in Jerusalem Post, 19 ottobre 2017. URL consultato il 16 luglio 2021.
  2. ^ a b (EN) Marcela Sulak, I was hoping you'd tell me who I amː Eshkol Nevo's Three Floors up, su readingintranslation.com, 12 dicembre 2017. URL consultato il 16 luglio 2021.
  3. ^ (EN) Terry Hong, Three Floors Up by Eshkol Nevo, su booklistonline.com, 1º ottobre 2017. URL consultato il 16 luglio 2021.
  4. ^ (EN) Three Floors Up, su kirkusreviews.com, 10 ottobre 2017. URL consultato il 16 luglio 2021.
  5. ^ (EN) Ayelet Gundar-Goshen, Three Floors, Three Different Israeli Stories, in The New York Times, 5 gennaio 2018.
  6. ^ Anna Stefi, La “protesta delle tende” a Tel Aviv, in Doppiozero, 9 agosto 2011. URL consultato il 16 luglio 2021 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2021).
  7. ^ (EN) Rachel S. Harris, Between the Backpack and the Tent: Home, Zionism, and a New Generation in Eshkol Nevo's Novels Homesick and Neuland, in Shofar, vol. 33, n. 4, pp. 54-55.
  8. ^ (EN) Three Floors Up, su Other Press. URL consultato il 16 luglio 2021.
  9. ^ (EN) Maron L. Waxman, Three Floors Up, su Jewish Book Council, 1º ottobre 2017. URL consultato il 16 luglio 2021.
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