Teoria integrale

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La teoria integrale è il tentativo di Ken Wilber di collocare un'ampia varietà di teorie e pensatori in un unico quadro.[1] Viene rappresentato come una "teoria di tutto" ("Totalità vivente di materia, corpo, mente, anima e spirito"),[2] che cerca di "raggruppare un certo numero preesistente di paradigmi in una rete integrata di approcci che si arricchiscono a vicenda". Pur attraendo l'attenzione di determinate subculture, le idee di Wilber sono state generalmente ignorate in ambito accademico.[3][4]

Origini e background[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La "teoria integrale" di Ken Wilber risale agli anni settanta, con la pubblicazione di The Spectrum of Consciousness,[5] un tentativo di integrare le tradizioni religiose orientali con la teoria degli stadi strutturali, una modellizzazione in sede psicologica che descrive lo sviluppo umano come un processo che si dispiega attraverso determinati stadi.[6][7]

Le idee di Wilber sono diventate sempre più inclusive nel corso degli anni, incorporando ontologia, epistemologia e metodologia.[8] Rielaborando le teorie di Aurobindo, di Gebser, nonché riferendosi agli scritti di molti altri autori, Wilber ha creato un modello teorico da lui denominato AQAL, "Tutti i quadranti, tutti i livelli".

Background[modifica | modifica wikitesto]

Sri Aurobindo[modifica | modifica wikitesto]

L'aggettivo integrale è stato utilizzato in un contesto spirituale da Sri Aurobindo (1872-1950) a partire dal 1914 per descrivere i propri insegnamenti spirituali, ai quali si riferiva come Yoga Purna (Skt: "Yoga Pieno, Completo"). Il termine comparve in The Synthesis of Yoga [La sintesi dello yoga], un libro inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista Arya, e da allora aggiornato più volte.[9]

L'opera di Sri Aurobindo è stato descritta come Vedanta Integrale[10][11] e Psicologia Integrale[12][13] (termine coniato da Indra Sen), con l'inclusione di tutta la psicoterapia da esso derivata.[14] I suoi scritti influenzarono altri studiosi che usavano il termine "integrale" in contesti più filosofici o psicologici.

Negli insegnamenti di Sri Aurobindo, lo yoga integrale si riferisce al processo di unione di tutte le parti del Sé con il Divino e alla metamorfosi di tutti gli elementi discordanti in uno stato armonico di coscienza ed esistenza divina.

Come descritto da Sri Aurobindo e dal suo alter ego The Mother [La Madre] (1878-1973), questo insegnamento spirituale implica una trasformazione divina integrale di tutto l'essere, piuttosto che la liberazione di singole facoltà quali l'intelletto o le emozioni o il corpo. Secondo Sri Aurobindo,

Il Divino nella sua infinita essenza così come nella sua manifestazione è molteplicemente infinito. E se così è, non è possibile che la nostra perfezione integrale nell’essere e nella natura possa derivare da un solo tipo di realizzazione, deve essere la combinazione di molte componenti dell’esperienza divina. Non può essere raggiunta attraverso l’esclusiva ricerca di una singola sfera di identità portata al suo livello assoluto; deve armonizzarsi con molti aspetti dell’Infinito. Per la completa trasformazione della nostra natura è necessaria una esperienza multiforme e dinamica. — Sri Aurobindo, The Synthesis of Yoga [La Sintesi dello Yoga], p. 114.

Le idee di Aurobindo sono state ulteriormente approfondite negli anni quaranta e cinquanta da Indra Sen (1903–1994), psicologo e seguace di Sri Aurobindo e de La Madre. Fu egli il primo a coniare il termine "Psicologia integrale" per descrivere le osservazioni psicologiche che aveva trovato negli scritti di Sri Aurobindo (che egli contrapponeva a quelli della Psicologia Occidentale) e a sviluppare i temi della “Cultura Integrale” e dell'"Uomo Integrale".[15]

Tali Idee furono ulteriormente sviluppate da Haridas Chaudhuri (1913–1975), un filosofo e accademico bengalese che nel 1968 fondò il California Institute of Integral Studies [Istituto Californiano di Studi Integrali].[16]

Jean Gebser[modifica | modifica wikitesto]

Il termine integrale venne anche utilizzato in maniera autonoma nel 1939 da un fenomenologo e studioso multidisciplinare svizzero, Jean Gebser (1905–1973), per descrivere le sue intuizioni sugli stadi evolutivi della coscienza umana. Gebser fu l’autore del testo The Ever-Present Origin [L’origine onnipresente], che descrive la storia umana come una serie di mutazioni della coscienza. Gebser scoprì solo in seguito le similitudini tra le sue idee e quelle di Sri Aurobindo e di Teilhard de Chardin.[17] Nel suo libro 'L’origine onnipresente', Gebser fa una distinzione tra cinque livelli di coscienza: arcaica, magica, mitica, mentale e integrale. Scrisse in seguito che non era a conoscenza del fatto che Sri Aurobindo avesse utilizzato prima di lui il termine “integrale”, che in una certa misura coincide con la sua propria utilizzazione.

Georg Feuerstein[modifica | modifica wikitesto]

L’indologo tedesco Georg Feuerstein scrisse per la prima volta di Integralismo in Wholeness or Transcendence? Ancient Lessons for the Emerging Global Civilization [Interezza o trascendenza? Antiche lezioni per una nuova civiltà globale] (1992). Feuerstein usò questo termine riferendosi a un particolare atteggiamento verso la spiritualità che riteneva essere presente nelle tradizioni tantriche indiane. Feuerstein delineò tre principali tipologie di approcci alla vita nella spiritualità indiana: nivritti-marga (“via del ritorno” o "via della cessazione"), pravritti-marga (la “via dell’uscita” o "via dell’attività") e purna-marga (la via dell’integrità).[18] La via del ritorno è il percorso tradizionale della rinuncia e dell’ascetismo praticato dai sannyasin allo scopo di staccarsi dal mondo materiale, mentre la via dell’attività è la ricerca del benessere. Feuerstein collega il percorso integrale alla filosofia indiana del non-dualismo e alla tradizione tantrica. Secondo Feuerstein il percorso integrale

implica un cambiamento cognitivo totale tramite cui il mondo fenomenico viene reso limpido per mezzo di una saggezza di tipo superiore. Le cose non vengono più viste come nettamente separate le une dalle altre, come se fossero realtà chiuse e a sé stanti, ogni cosa viene vista, compresa e vissuta come un insieme. Tutte le differenze che possono esserci non sono altro che varianti o manifestazioni di (e all’interno di) uno stesso e unico Sé.[19]

Una visione del mondo integrale porta anche a una valutazione positiva del corpo, della sessualità, e all’antiascetismo. Perfino le esperienze negative del dolore e del disgusto sono viste come integrali per la nostra vita e il nostro mondo e non vengono pertanto respinte dall’approccio integrale, ma sapientemente utilizzate.

Collaborazione con Don Beck[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver scritto SES, Ken Wilber incominciò a collaborare con Don Beck, le cui “Dinamiche a spirale” mostrano forti correlazioni con il modello di Wilber.[20]

In “Dinamiche a spirale”, Don Beck e Chris Cowan usano il termine integrale per indicare uno stadio di sviluppo sequenzialmente successivo a quello pluralistico. La caratteristica essenziale di questo stadio è che continua a mantenere i tratti multicomprensivi della mentalità pluralistica ma li estende anche a ciò che trascende la mentalità pluralistica in sé e per sé. Così facendo accoglie le idee di sviluppo e di gerarchia che la mentalità pluralistica fatica ad accettare. Tra le teorie di Beck e Cowan vi sono quelle del "primo ordine" e "secondo ordine", relative alle principali fasi di sviluppo dell’esistenza umana.

Teoria integrale[modifica | modifica wikitesto]

Upper-Left (UL)

"Io"
Interiore Individuale
Intenzionale
p.es. Sigmund Freud

Upper-Right (UR)

"Esso"
Esteriore Individuale
Comportamentale
p.es. B.F. Skinner

Lower-Left (LL)

"Noi"
Interiore Collettivo
Culturale
p.es. Hans-Georg Gadamer

Lower-Right (LR)

"Loro"
Esteriore Collettivo
Sociale
p.es. Karl Marx

L’AQAL (All Quadrants All Levels-Tutti i quadranti, tutti i livelli) di Wilber (pronuncia "ah-qwul") è il framework di base della Teoria Integrale. Nello schema AQAL tutta la conoscenza e l’esperienza dell'uomo può essere sintetizzata in una griglia a quattro quadranti, lungo le assi di "interiore-esteriore" e "individuale-collettivo". Secondo Wilber, si tratta di uno degli approcci più esaustivi alla realtà, una metateoria che cerca di spiegare come le discipline accademiche e ogni forma di conoscenza ed esperienza possano integrarsi in maniera coerente.[21] L’AQAL si basa su quattro concetti fondamentali e su una categoria “Altro”: quattro quadranti, vari livelli e linee di sviluppo, vari stati di coscienza e “tipi”, nozioni che non rientrano nelle quattro categorizzazioni.[22] I "Livelli" sono gli stadi di sviluppo, dal prepersonale al personale fino al transpersonale. Le "Linee" sono le linee di sviluppo, vari domini evolutivi che possono procedere in maniera disomogenea lungo vari stadi.[23] Gli "Stati" sono gli stati di coscienza; secondo Wilber gli individui possono arrivare all’esperienza finale di uno stadio di sviluppo superiore.[24] I "Tipi" appartengono alla categoria “Altro”, relativa a quei fenomeni che non rientrano negli altri quattro concetti.[25] Per Wilber una sintesi completa del “Kosmos” non può prescindere da nessuna di queste cinque categorie e solo questo tipo di sintesi può a buon diritto essere definita “integrale”. Nel saggio "Excerpt C: The Ways We Are in This Together [Estratto C: i modi in cui stiamo insieme in (tutto) questo]”, Wilber descrive l’AQAL come "una proposta di architettura del Kosmos".[26]

All’apice di questo modello vi è la consapevolezza informe/passiva, "la semplice sensazione di esistere" che, in diverse tradizioni orientali, rientra nel novero dei “massimi” raggiungimenti possibili. Questa consapevolezza informe/passiva trascende il mondo fenomenico, che in definitiva è solo la manifestazione di una realtà trascendentale. Secondo Wilber le categorie AQAL — quadranti, linee, livelli, stati e tipi – descrivono la verità relativa della dottrina delle due verità del Buddismo. Secondo lo studioso, nessuna delle due è vera in senso assoluto: solo la consapevolezza senza forma/passiva "la semplice sensazione di esistere", esiste in senso assoluto.[27]

Livelli o stadi[modifica | modifica wikitesto]

Wilber distingue vari stadi strutturali di sviluppo, attingendo a diverse teorie di psicologia dello sviluppo a stadi strutturali.[7] Questi stadi possono essere suddivisi in prepersonali (motivazioni subconscie), personali (processi mentali consci) e transpersonali (strutture integrative e mistiche).[28]

Tutte queste dimensioni mentali sono considerate complementari e valide, più che reciprocamente uniche. Wilber mette sullo stesso piano lo sviluppo psicologico e culturale con la natura gerarchica della materia in sé.

Wilber Wilber[29] Aurobindo[30][31][32] Gebser Piaget Fowler Età
Livelli dell'Essere Sviluppo
Complessivo Essere Esterno Essere Interno Essere Psichico
- - Supermente Supermente Uomo Gnostico - - 6. Universalizzante 45+ anni?
Transpersonale Nonduale Sovra-mentalizzazione Integrale Formale-operativo 5. Congiuntivo 35+?
Causale Mente Sovramente Psichizzazione
and
Spiritualisation
Intuizione Sottile
Psichico Mente Illuminata
Personale Centauro (Visione-logica) Higher Mind
Formale-riflessivo Mente
Subconsciente
Mente
vera e propria
Mente
(interna)
subliminale
Evoluzione Razionale 4. Individuale-riflessivo 21+ anni?
3. Conventional-
sintetico
12+ anni
Regola/ruolo mente Mytico-razionale Concreto operativo 2. Mitico-

letterario

7–12 anni
Pre-personale Rappresentazione-
mentale
Mitico Pre-operativo 1. Intuitivo-
proiettivo
2–7 anni
Fantasmatico-emotivo Vitale Subconsc.
Vitale
Vitale Subl.
(inner)
Vitale
Magico Sensori-motorio 0. Fede
indifferenziata
0–2 anni
Sensorio-fisico Fisico Subconsc.
Fisico
Fisico Subl. (interno)
Fisico
Arcaico
Matrice indifferenziata o primaria Inconscio Inconscio

Linee, onde, o intelligenze[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Wilber, possiamo distinguere tra varie sfere o linee di sviluppo, o intelligenze.[33] Tra queste troviamo lo sviluppo cognitivo, etico, estetico, spirituale, cinestesico, spaziale, logico-matematico, karmico, ecc. Per esempio una persona potrebbe avere un alto grado di sviluppo cognitivo (cerebralmente intelligente) senza possedere un pari sviluppo a livello morale (come nel caso dei dottori nazisti).

Stati[modifica | modifica wikitesto]

Gli stati sono stati di coscienza provvisori, come il risveglio, il sogno, il sonno, le sensazioni corporee, e stati indotti da stupefacenti o dalla meditazione. Alcuni stati sono interpretati come indizi di stadi di sviluppo superiori.[34][35] La formulazione di Wilber è la seguente: "Gli stati sono liberi ma le strutture te le devi guadagnare." Ogni individuo deve costruire o guadagnarsi una certa struttura; non si arriva alle esperienze di vetta senza essersele guadagnate. Quelle che possiamo considerare esperienze di vetta, comunque, sono stati di libertà più alti all’interno dello stadio cui un individuo è abituato, per cui questi stati più profondi o più alti possono essere vissuti a tutti i livelli.[36]

Tipi[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di teorie e modelli che non rientrano nelle altre categorizzazioni di Wilber. Tra i numerosissimi tipi esistenti il maschile/femminile, le nove categorie dell’Enneagramma, gli archetipi e le tipologie di Jung, sono tutti tipi ritenuti validi nello schema di Wilber. Wilber inserisce i tipi nel suo modello per indicare che sono qualcosa di diverso dalle suddivisioni già citate: quadranti, linee, stadi e stati.[37]

Approcci diversi[modifica | modifica wikitesto]

Bonnitta Roy ha sviluppato un "Modello a processo" della teoria integrale, mettendo insieme la filosofia del processo occidentale, i principi dello Dzogchen e la teoria di Wilber. Fa un distinguo tra il concetto di prospettiva di Wilber e il concetto di visione dello Dzogchen, sostenendo che la visione di Wilber si colloca all’interno di una struttura o impalcatura strutturale che la limita, al contrario dell’intento dello Dzogchen di arrivare a una visione pienamente cosciente.[38]

Wendelin Küpers, uno studioso e fenomenologo tedesco, ha suggerito che una “pratica feno-integrale” basata su alcuni dei principi enunciati da Maurice Merleau-Ponty può fornire le basi di una “adeguata fenomenologia”, molto utile nella ricerca integrale. L’intendimento del tipo di approccio da lui proposto è di attuare una strategia più inclusiva e coerente di quella della fenomenologia classica, che preveda anche procedure e tecniche dette epochè [“sospensione del giudizio”], bracketing [“messa tra parentesi; riduzione fenomenologica"], riduzione e libera variazione.[39]

Sean Esbjörn-Hargens ha proposto un nuovo approccio ai cambiamenti climatici chiamato Pluralismo Integrale, che si basa sulle più recenti teorie di Wilber ma ponendo l’accento su elementi quali il Pluralismo Ontologico che sono poco considerati, quando non addirittura assenti, negli scritti di Wilber.[40]

Figure contemporanee[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni personaggi legati a Ken Wilber affermano che esista quello che viene genericamente definito un “movimento Integrale”.[41] Altri, invece, non sono d’accordo.[42] Che si tratti o no di un movimento, è innegabile che ci sono, sia negli USA sia nel resto del mondo, un buon numero di organizzazioni religiose, think tank, conferenze, seminari e pubblicazioni che utilizzano il termine integrale.

Secondo John Bothwell e David Geier, tra i pensatori leader del movimento integrale ci sono Stanislav Grof, Fred Kofman, George Leonard, Michael Murphy, Jenny Wade, Roger Walsh, Ken Wilber e Michael E. Zimmerman.[43] L’accademico australiano Alex Burns cita tra i teorici integrali Jean Gebser, Clare W. Graves, Jane Loevinger e Ken Wilber.[44] Nel 2007, Steve McIntosh ha indicato in Henri Bergson e Teilhard de Chardin due precursori del pensiero integrale di Wilber.[45] Mentre nello stesso anno gli editori di What Is Enlightenment? [Cos’è l’Illuminazione?] hanno elencato come integralisti contemporanei Don Beck, Allan Combs, Robert Godwin, Sally Goerner, George Leonard, Michael Murphy, William Irwin Thompson e Wilber.[46]

Gary Hampson ritiene che esistano sei scuole di pensiero interconnesse originate dall’idea di Integrale, derivanti da coloro che per primi hanno usato questo termine, e sono quelle che si rifanno a Aurobindo, Gebser, Wilber, Gangadean, László e Steiner.[47]

Applicazioni[modifica | modifica wikitesto]

Michael E. Zimmerman e Sean Esbjörn-Hargens hanno applicato la teoria integrale di Wilber ai loro studi e ricerche sull’ambiente definendoli "ecologia integrale".[48][49][50][51]

La "leadership Integrale" è definita come uno stile di leadership che cerca di coniugare tutti gli stili di leadership esistenti.[52] Don Beck, Lawrence Chickering, Jack Crittenden, David Sprecher, e Ken Wilber hanno applicato il modello AQAL a problematiche di filosofia politica e interpretazioni dei modi di governare chiamandoli “politiche integrali”.[53] Sen ha chiamato la psicologia Yoga di Sri Aurobindo “psicologia integrale”.[54] Per Wilber la psicologia integrale è la psicologia inclusiva od olistica (che considera e integra più interpretazioni e metodologie), piuttosto che quella esclusiva o riduttiva.[55][56] Marilyn Hamilton ha usato il termine “città integrale” per descrivere la città come un sistema umano vivente, utilizzando una visuale integrale.[57] La Integral Life Practice (ILP) (Pratica Integrale di Vita) applica il modello integrale di Ken Wilber attraverso nove moduli di esercizi quotidiani da seguire. Esempi di pratiche integrali non associate alle teorie di Wilber e derivanti da altre metodologie sono la Integral Transformative Practice (ITP) (Pratica Integrale di Trasformazione),[58] l’Integrazione Olistica,[59] e l’Integral Lifework (Il “lavoro di una vita” integrale).[60]

Accoglienza presso le istituzioni accademiche classiche/tradizionali[modifica | modifica wikitesto]

La Teoria Integrale è largamente ignorata dalle istituzioni accademiche mainstream ed è stata fortemente contrastata da molti critici.[61] Il ricercatore indipendente Frank Visser sostiene che ci sia una relazione problematica tra Wilber e il mondo accademico per diverse ragioni, tra cui quella del “dibattito autoreferenziale” perché Wilber tende ad autodefinire le sue come teorie di avanguardia nel mondo della scienza.[62] Visser ha stilato un elenco della critica alla Teoria Integrale di Wilber reperibile sul web[63] e ha elaborato un quadro di insieme delle obiezioni sollevate.[64] Un altro dei critici di Wilber, il ricercatore indipendente Andrew P. Smith, osserva che gran parte dell’opera di Wilber non è stata pubblicata da nessuna delle case editrici universitarie, fattore che induce alcuni accademici a non prendere seriamente le sue idee. Anche l’incapacità di Wilber di controbattere alle critiche alla Teoria Integrale si dice che abbia contribuito a creare un’accoglienza piuttosto fredda in certi ambienti.[65]

Forman e Esbjörn-Hargens hanno in parte replicato alle critiche riguardanti la valenza accademica degli studi integrali sostenendo che la distanza tra la Teoria Integrale e la posizione accademica è accentuata da quei critici che mancano a loro volta di riconoscimenti e prestigio accademico. Hanno anche detto che i partecipanti alla prima conferenza sulla Teoria Integrale del 2008 vantavano importanti riconoscimenti accademici e hanno portato ad esempio i programmi di alcune università alternative come la John F. Kennedy University o la Fielding Graduate University, come indicatori di un interesse al tema che sta emergendo.[3]

L'Integral Institute pubblica il Journal of Integral Theory and Practice,[66] e SUNY Press ha pubblicato nove libri nella "serie SUNY in Integral Theory".[67]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Il sistema AQAL è stato criticato per non aver preso in considerazione la mancanza di sostanziali trasformazioni nella struttura biologica del cervello umano dopo la comparsa della complex neocortex [neocorteccia complessa] nell'arco di tutta l'evoluzione culturale e storica marcata dagli artefatti prodotti dall’uomo. In altre parole, se l'impressionante accelerazione evolutiva dovuta a tali artefatti non causa mutazioni nella neocorteccia, è sufficiente una differente più intensa e complessa rete di connessioni cerebrali a sostenere una sostanziale e visibile evoluzione umana rivolta "all'esterno", che crea i propri artefatti, modificandoli, interagendo con essi e con essi intervenendo sulla natura. La questione pone problemi per tutta la costruzione concettuale olonica di Wilber, specialmente in merito al quadrante inferiore destro della mappa AQAL.[68]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Esbjörn-Hargens, S. (2010). Introduction. In Esbjörn-Hargens (ed.) Integral Theory in Action: Applied, Theoretical, and Constructive Perspectives on the AQAL Model. Albany, NY: State University of New York Press
  2. ^ Macdonald, Copthorne. "(Review of) A Theory of Everything: An Integral Vision for Business, Politics, Science, and Spirituality by Ken Wilber," Integralis: Journal of Integral Consciousness, Culture, and Science, Vol. 1. Retrieved via WisdomPage.com on Jan. 7, 2010.
  3. ^ a b Forman, Mark D. and Esbjörn-Hargens, Sean. "The Academic Emergence of Integral Theory," Integral World. Retrieved via IntegralWorld.net on Jan. 7, 2010.
  4. ^ Visser, Frank. "Assessing Integral Theory: Opportunities and Impediments," Integral World. Retrieved via IntegralWorld.net on Jan. 7, 2010
  5. ^ Grof, Stanislav. "A Brief History of Transpersonal Psychology" (PDF), su stanislavgrof.com. URL consultato il 19 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2018).
  6. ^ Zimmerman, Michael E. (2005). "Ken Wilber (1949 -)" Archiviato l'8 gennaio 2010 in Internet Archive., The Encyclopedia of Religion and Nature, p. 1743. London: Continuum
  7. ^ a b Teoria di Piaget sullo sviluppo cognitivo (v. Marian de Souza (ed.), International Handbook of Education for Spirituality, Care and Wellbeing, Springer 2009, p. 427. ), Stadi dello sviluppo morale di Kohlberg, Stadi dello sviluppo psicologico di Erikson, Stadi dello sviluppo dell’Ego di Jane Loevinger.
  8. ^ Esbjörn-Hargens, Sean (2006). "Editor’s Inaugural Welcome," AQAL: Journal of Integral Theory and Practice, p. v. Retrieved Jan. 7, 2010.
  9. ^ The Synthesis of Yoga, see Biographical Notes to the 3rd Pondicherry edition
  10. ^ https://americanvedantist.org/2012/articles/ramakrishnas-realization-and-integral-vedanta/
  11. ^ Copia archiviata (PDF), su sacar.in. URL consultato il 18 settembre 2019 (archiviato dall'url originale il 6 gennaio 2020).
  12. ^ Ram Shankar Misra, The integral Advaitism of Sri Aurobindo, Banaras: Banaras Hindu University, 1957
  13. ^ Haridas Chaudhuri, Frederic Spiegelberg, The integral philosophy of Sri Aurobindo: a commemorative symposium, Allen & Unwin, 1960
  14. ^ Brant Cortright, Integral Psychology: Yoga, Growth, and Opening the Heart, SUNY, 2007 ISBN 0-7914-7071-7, pp.5-6
  15. ^ Aster Patel, "The Presence of Dr Indra Senji", SABDA - Recent Publications, November 2003.
  16. ^ Haridas Chaudhuri, "Psychology: Humanistic and Transpersonal". Journal of Humanistic Psychology, and The Evolution of Integral Consciousness; Bahman Shirazi "Integral psychology, metaphors and processes of personal integration" in Cornelissen (ed.) Consciousness and Its Transformation online version.
  17. ^ Gebser, Ever-Present Origin, p.102 note 4.
  18. ^ Feuerstein, G., Tantra, path of ecstasy, pp. 46-47.
  19. ^ Feuerstein, G., Tantra, path of ecstasy, p. 44.
  20. ^ Christopher Cooke and Ben Levi, Spiral Dynamics Integral (PDF), su pdfs.semanticscholar.org.
  21. ^ Rentschler, Matt. "AQAL Glossary," Archiviato il 28 dicembre 2017 in Internet Archive. "AQAL: Journal of Integral Theory and Practice," Fall 2006, Vol. 1, No. 3. Retrieved on Dec. 28, 2017.
  22. ^ K. Fiandt, J. Forman e M. Erickson Megel, Integral nursing: an emerging framework for engaging the evolution of the profession, in Nursing Outlook, vol. 51, n. 3, 2003, pp. 130–137, DOI:10.1016/s0029-6554(03)00080-0.
  23. ^ Questa interpretazione si pone in contrasto con la struttura della teoria degli stadi, che prevede un ordine complessivo in cui gli stadi si susseguono, invece di varianti che spaziano in molteplici ambiti.
  24. ^ Anche questo è fortemente in contrasto con la struttura della teoria degli stadi, ma in linea con l’idealismo filosofico di Wilber, che vede il mondo fenomenico come la concretizzazione o il confluire di una realtà trascendentale di ordine “superiore”, che può trovare il suo “compimento” nell’esperienza religiosa.
  25. ^ "Integral Psychology" In: Weiner, Irving B. & Craighead, W. Edward (ed.), The Corsini encyclopedia of psychology, Vol. 2, 4. ed., Wiley 2010, pp. 830 ff. ISBN 978-0-470-17026-7
  26. ^ Excerpt C: The Ways We Are In This Together, in Ken Wilber Online. URL consultato il 26 dicembre 2005 (archiviato dall'url originale il 23 dicembre 2005).
  27. ^ La dottrina delle due verità del Madhyamaka distingue due verità epistemologiche, ossia la relativa e l’assoluta. La verità relativa è la verità dell’apparenza fenomenica e delle relazioni causali, di quello che possiamo definire il nostro vivere giornaliero. La verità assoluta è quella che riconosce che l’esistenza di una cosa implica l’esistenza della sua negazione, di una “non-cosa”; ogni cosa è “vuota”, di quel vuoto di “natura” immutabile che è il sunyata. Sostiene anche che non c’è una realtà trascendentale immutabile che sottende all’esistenza fenomenica. La "consapevolezza senza forma/passiva" fa parte di un’altra corrente del pensiero indiano, in particolare quella dell’Advaita e della natura del Buddha, approcci ontologici che presumono una tale realtà immutabile e trascendente, vale a dire la “consapevolezza” o “coscienza”. Wilber sembra mischiare o confondere liberamente questi due diversi tipi di approccio, nella sua aspirazione a integrare “il tutto” in uno schema concettuale unico.
  28. ^ Per esempio:
    • Le pulsioni freudiane, gli archetipi junghiani e il mito sono strutture prepersonali.
    • I processi razionali ed empirici sono al livello personale.
    • Entità transpersonali sono, ad esempio, la Sovramente di Aurobindo, la Superanima di Emerson, le forme di Platone, il Nous di Plotino e l’Atman hindu, o anima del mondo.
  29. ^ Integral world, Wilber's levels
  30. ^ Wilber 1992, p. 263.
  31. ^ Sharma, 1992.
  32. ^ Si noti che Wilber parla dei livelli dell’Essere di Aurobindo come stadi di sviluppo mentre Aurobindo descrive lo sviluppo superiore (della coscienza) come una Triplice Trasformazione che comprende:
    • la "psichicizzazione” (stadio psichico in Wilber), il guardarsi dentro e la scoperta dell’essere psichico;
    • la spiritualizzazione, trasformazione dell’essere inferiore attraverso la realizzazione dell’essere psichico, che riguarda la Mente Superiore;
    • la “supermentalizzazione”, la realizzazione della Supermente, che funge da intermediario tra lo Spirito o Satcitananda e la creazione. Uno schema corretto avrebbe dovuto comprendere la Triplice Trasformazione di Aurobindo e i Tre Esseri. Il link seguente offre una comparazione tra i modelli di Wilber e Aurobindo comprendente i livelli dell'essere di Aurobindo e gli stadi di evolutivi del medesimo.[1]
  33. ^ Wilber, Ken (2000). integral Psychology. Boston: Shambhala. pp. 197–217..
  34. ^ Wilber, Ken. (2006). Integral spirituality: A startling new role for religion in the modern and post-modern world. Boston, MA: Shambhala.
  35. ^ Edwards, Mark (2008). "An Alternative View on States: Part One and Two. (Consultato settembre 2019), su integralworld.net.
  36. ^ Nel suo libro Spiritualità Integrale Wilber identifica un certo numero di stati:
    • Gli stati dei tre cicli naturali giornalieri: risveglio, sogno e sonno
    • Gli stati fenomenici quali sensazioni corporee, emozioni, idée della mente, ricordi, o ispirazioni o derivanti da fonti esterni come gli stimoli motorico-sensoriali, vedere, udire, toccare, annusare, gustare.
    • Gli stati alterati, suddivisi in due gruppi:
    • Stati esogeni o indotti: stati psichedelici e altri stati indotti da stupefacenti; ipnosi e ipnosi terapia; tecniche di psicoterapia; terapia Gestalt; psicodramma; tecnica del “dialogo delle voci”; stati rilevati col biofeedback; modalità di immaginazione guidata;
    • Stati endogeni o stati prodotti dall’esercizio: tecniche di miglioramento della performance nella terapia dello Sport; esercizi di meditazione che lavorano su calma, rilassamento, e ricerca di equilibrio; immaginazione mentale e visualizzazione, come la meditazione Tong-Len.
    • Alcune tecniche, come la programmazione neurolinguistica, utilizzano sia modalità endogene che esogene.
    • Gli stati spontanei o di vetta: cambiamenti inintenzionali o improvvisi di consapevolezza, da grossolano a sottile o stati di coscienza fortuiti (v. Maslow, A. (1970). Religions, values, and peak experiences. New York: Penguin; McFetridge, Grant (2004). Peak states of consciousness: Theory and applications, vol. 1, Break-through techniques for exceptional quality of life. Hornsby Island, BC: Institute for the Study of Peak States Press; Bruce, R. (1999). Astral dynamics: A new approach to out-of-body experiences. Charlottesville, VA: Hampton Roads ).
  37. ^ Wilber, Ken (1996). A Brief History of Everything. Boston and London: Shambhala. pp. 209–218.
  38. ^ Roy, Bonnitta (2006). "A Process Model of Integral Theory," Integral Review, 3, 2006. (Consultato settembre 2019), su integral-review.org.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]